Antoniozzi: “Bene le parole della Meloni. A fare paura è l’antisemitismo di oggi. La Segre ne è la prova”
“Sulle leggi razziali Meloni mette il punto. L’antisemitismo di oggi preoccupa”. Il vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi, rilancia il valore delle parole che il premier ha pronunciato, intervenendo alla cerimonia nella sede dell’ordine dei giornalisti del Lazio. Per la lapide commemorativa dei giornalisti ebrei perseguitati a seguito dell’introduzione delle leggi razziali.
Antisemitismo, Antoniozzi: “Giorgia Meloni ha messo il punto”
“Il presidente Meloni ha ribadito l’infamia delle leggi razziali che restano una vergogna della nostra storia”, afferma Antoniozzi. Parole che lasciano un segno indelebile. “Le frasi del presidente del Consiglio sono chiare e limpide come sempre – continua Antoniozzi – e chiudono la bocca dì tanti mestatori. Ciò che preoccupa è l’antisemitismo di oggi, fomentato da centri sociali e settori di pseudosinistra, che costringe una donna di 95 anni, come la senatrice Segre, a girare con la scorta. E a denunciare odiatori seriali”.
Antoniozzi: “Preoccupa l’antisemitismo fomentato dai centri sociali”
“Le leggi razziali del ‘38 hanno segnato il punto più basso della storia italiana, una vergogna che ha segnato il nostro popolo per sempre. Lo ribadisco ancor oggi”. Erano state queste le parole di Giorgia Meloni. Che si era concentrata proprio su quell'”antisemitismo di oggi” a cui fa riferimento Antoniozzi. Ossia che “La sfida della lotta all’antisemitismo” è una “battaglia non vinta” perché “l’antisemitismo emerge con molte facce e strumenti diversi”. Parole a cui Elena Loewenthal sulla Stampa oggi in edicola dedica un plauso convinto:
Elena Loewenthal: “Difficile trovare parole più condivisibili”
“Difficile, se non impossibile, usare parole più chiare e condivisibili di quelle usate dal Premier Giorgia Meloni”. La scrittrice e studiosa ha aggiunto: “Con le parole di ieri e i frequenti richiami di attenzione a un antisemitismo ancora vivo e vegeto «presente fra noi», il premier usa parole fuor di ogni eufemismo e avvitamento conformistico. «La sfida alla lotta alla discriminazione e all’antisemitismo non è una sfida che abbiamo vinto», ed è proprio così. C’è ancora molto da fare, pur in presente che è così diverso dal quel tempo tremendo del fascismo e delle leggi razziali».