Bettini: “la sinistra permeata di affarismo, travolta dal mito della ricchezza e del lusso
Parla con amarezza di mito della ricchezza e del lusso che ha travolto una sinistra permeata di affarismo, Goffredo Bettini facendo autocritica, con una addolorata intervista a Repubblica, in vece di un imbarazzante e imbarazzato Pd paralizzato dalla vicenda del Qatargate e dai suoi risvolti immorali, vergognosi perché mischiati a questioni alte come il rispetto dei diritti umani e la lotta alla corruzione.
“Sono molto amareggiato. Le responsabilità penali sono sempre individuali e vanno giudicate nella loro specificità, non gettate in un calderone che travolge tutto”, dice Bettini a Repubblica cercando, con fatica e mentre le indagini sono ancora in corso con sviluppi imprevedibili, di parare il colpo del Qatargate.
“Alcuni indagati” del Qatargate “sono stati colti in fragrante, con un mucchio di contanti in casa. Altri, come Cozzolino, (sospeso dal partito, ndr) allo stato attuale non sono neppure indagati, eppure sono finiti nei titoli dei giornali come malfattori. Aspettiamo il lavoro degli inquirenti”.
“Sul perché anche la sinistra è più permeabile all’incursione dell’affarismo: se si affievolisce una critica rispetto ai valori dominanti, al mito della ricchezza, del lusso, del successo a tutti i costi, e ci si stacca da chi fatica a vivere, le difese si possono allentare”, ammette amareggiato Bettini toccando il nervo scoperto del Pd, ubriaco di potere, vacillante di fronte alla montagna di soldi che il Qatar ha fatto girare utilizzando il grimaldello delle Ong focalizzate, per finta, sulla difesa dei diritti umani, per esempio di quei 6.000 lavoratori morti in Qatar nei cantieri dei mondiali.
“Il Pd è ancora sano nel suo complesso – assicura Bettini che, tuttavia, appare sorpreso del ciclone Qatargate abbattutosi sul Nazareno – ma deve rimuovere ogni apologia dell’esistente, che premia il denaro che dà la forza e la forza che disprezza e schiaccia la debolezza. C’è un intreccio tra questione morale e questione democratica, come pensava Berlinguer”.
“Se la rappresentanza si fa incerta – ricostruisce, così, il dirigente dem, le cause all’origine dello scandalo Qatargate – il Parlamento decide e controlla sempre di meno, i poteri sono sbilanciati, le lobby economiche debordano, le decisioni si assumono in cerchie ristrette, opache, nascoste, i partiti sono delegittimati e ridotti a scheletri di potere, è del tutto chiaro che hanno buon gioco gli interessi economici. Finisce il comando della politica e inizia la ‘festa’ del puro profitto”.
“Durante il mio mandato a Bruxelles non ho subito alcuna pressione. Né ho avuto il sentore di un illecito condizionamento sui miei colleghi – assicura Bettini entrando poi nel merito dei personaggi simbolo del Pd e della sinistra. – D’Alema e Renzi? Sono casi diversi, anche se entrambi permessi dalla legge. D’Alema si è da tempo dimesso da ogni incarico pubblico e svolge ruoli di consulenza con contratti regolari che finanziano anche le sue attività editoriali e di studio. Renzi è un capo di partito e senatore”, rimarca Bettini.