Caro Gotor, non è Meloni che riscrive la storia del Msi ma chi la distorce in malafede
Più di una volta abbiamo invitato storici e giornalisti ad andarsi a leggere i libri sulla storia della Destra ma a “Repubblica”, “La Stampa” e “Il Manifesto” sembra proprio che non vogliano sentire. Infatti in questi giorni stiamo assistendo ad un paradossale tentativo di rovesciare la storia del Msi da parte delle testate citate che accusano Giorgia Meloni di aver detto il falso nel rispondere alla domanda sul Msi nella conferenza di fine anno del presidente del Consiglio. Tre sono i concetti che non sono andati giù a “Repubblica” e gli altri. Non usiamo il termine “compagni” perché giornalisti come Giuliano Ferrara e Piero Sansonetti che hanno militato nel Pci, avversari da sempre del Msi ma intellettualmente onesti e corretti, hanno bocciato coloro che hanno criticato la Meloni usando argomenti pretestuosi per demonizzare il Msi.
Per Gotor il Msi non fu democratico
Ha dato fastidio ricordare che il Msi ha rappresentato la destra democratica nell’Italia repubblicana, che ha traghettato nella democrazia milioni di italiani e che si è battuto contro la violenza e il terrorismo. Così paradossalmente ricorrendo a imprecisioni e qualche falsità i tre giornali citati hanno iniziato a tentare di riscrivere la storia del Msi. L’ultimo arrivato è lo storico Miguel Gotor, assessore al comune di Roma che su “Repubblica” di oggi si avventura nel tentativo di dimostrare “Perché il Msi non fu democrazia” come titola il suo articolo. A sproposito afferma che «chi è al governo non riesce a sottrarsi al vizio di riscrivere quel passato a proprio uso e consumo potendo approfittare di un Paese smarrito e senza memoria. Lo fa con lo stile di sempre, quell’impasto di vittimismo, reducismo e comunitarismo che contraddistingue la retorica e l’immaginario neofascista di ogni tempo».
Cosa ha detto la Meloni e cosa non ha digerito Repubblica
Alla fine però quello che vuole approfittarsi di un Paese smarrito e senza memoria è proprio Gotor. Lo storico vuole contestare che «il Movimento sociale italiano viene presentato come l’Arca di Noè che avrebbe “traghettato verso la democrazia milioni di italiani usciti sconfitti dalla guerra” e avrebbe avuto “un ruolo molto importante nel combattere la violenza politica e il terrorismo”». Gotor argomenta che il ruolo di traghettatore è stato svolto dalla Dc, dal Pci e dal Psi, così facendo dimostra di non aver capito per niente l’osservazione della Meloni che si riferisce non alla stragrande maggioranza degli italiani ma all’ala più dura, ai reduci della Rsi, ai non cooperatori dei campi di prigionia negli Usa, in India e nel Nord Africa, agli epurati, alle famiglie delle vittime dell’odio seguito al 25 aprile. E’ a quelli a cui ha pensato Romualdi con Michelini e gli altri nel dicembre 1946, proponendo la scelta legalitaria di fondare un nuovo partito, un partito post-fascista.
Nel 1972 il Msi ottiene quasi 3 milioni di voti
Alle elezioni del 1948 il Msi prese meno di 600mila voti che nel 1953 divengono un milione e mezzo per arrivare poi al massimo nel 1972 quando sono quasi 3 milioni i voti che ottiene il Msi. Eccoli i milioni di italiani traghettati nella democrazia. Forse Gotor capisce qualcosa di più se riportiamo l’incipit dell’articolo che Gianfranco Pasquino scrisse su “L’Unità” del 23 maggio 1988 per commentare la morte di Almirante: «Con Almirante scompare il dirigente fascista che riuscì a incanalare gran parte delle disciolte energie del partito fascista in un movimento di destra reazionaria».
Del resto il Msi nacque proprio con l’obiettivo di reinserire nella vita politica italiana quelli che fino al 1948 erano considerati gli esclusi e naturalmente non ebbe il consenso di tutti loro poiché non sono mancati gruppi e gruppuscoli che contestavano la politica dell’inserimento di Michelini e De Marsanich nonché scissioni che hanno accompagnato la storia del Msi (il primo a lasciare è stato dopo poche settimane dalla fondazione colui che era stato nominato primo segretario della Giunta Esecutiva, Giacinto Trevisonno che voleva limitare l’iscrizione al Msi ai reduci della Rsi e che fu poi sostituito da Giorgio Almirante. Riguardo alla violenza e al terrorismo Gotor si limita a citare alcuni episodi e personaggi che non comportano un coinvolgimento del partito che ha sempre tenuto un duro atteggiamento nei confronti del terrorismo (la famosa richiesta della doppia pena di morte per i terroristi di estrema destra: una perché assassini e una perché infangano la destra e la lotta politica del Msi) e riguardo alla violenza ha sempre invitato a evitare la vendetta nei momenti tragici delle uccisioni di giovani del Fronte della Gioventù per evitare di fare il gioco di chi alimentava la “teoria degli opposti estremismi”.
L’errore di Gotor su Cicuttini e Almirante
Scrive Gotor: «E’ noto che una serie di personalità, direttamente collegate alla terribile stagione della strategia della tensione e dell’esperienza storica del neofascismo, hanno militato nel Movimento sociale italiano». Gotor cita Carlo Maria Maggi, Massimo Abbatangelo, Massimiliano Fachini e Carlo Cicuttini a proposito del quale Gotor riporta anche la vicenda di Almirante. Scrive lo storico: «Lo stesso segretario del Msi Almirante venne rinviato a giudizio dai magistrati
veneziani per favoreggiamento aggravato, con l’accusa di avere finanziato la latitanza spagnola di Cicuttini, ma uscì dal processo nel 1987 usufruendo di una amnistia». Peccato che Gotor si sia fermato qui perché un vero storico avrebbe riportato anche la sentenza del 1989 sulla strage che ha fatto cadere completamente l’accusa nei confronti di Almirante.
La verità nel libro di Baldoni “Destra senza veli”
Se avesse letto il libro di Baldoni sulla storia del Msi (“Destra senza veli”, prima edizione nel 2017 e seconda nel 2018) avrebbe così scoperto che «l’accusa di favoreggiamento contro Almirante, allora segretario nazionale del Msi- Dn, e contro Eno Pascoli, allora segretario provinciale missino di Gorizia, si basava sul trasferimento in Spagna di 34 mila dollari da parte di Pascoli per consentire a Carlo Cicuttini, ritenuto il ‘telefonista’ della strage, di effettuare una operazione alle corde vocali. Gli accertamenti processuali del 1989 hanno dimostrato che il trasferimento di denaro in Spagna era connesso con la professione di avvocato di Pascoli; che Almirante non era al corrente di tale trasferimento perché esso non “era riferibile alle attività politiche dello stesso Pascoli”; che “a Cicuttini non è mai stata effettuata alcuna operazione alle corde vocali” e che “la lettera con la quale Cicuttini avrebbe chiesto ad Almirante un aiuto finanziario non è in realtà mai esistita”». Allora chi è che vuole riscrivere la storia del Msi: la Meloni o Gotor e “Repubblica” (vedi anche gli articoli di Stefano Cappellini e Francesco Bei, solo per citarne un paio)?
Se si scrive del Msi occorre conoscerne davvero la storia
La differenza tra i due è che la Meloni i libri sulla storia della Destra li ha letti, Gotor invece no per cui vorrebbe raccontarci una sua storia del Msi che non risponde a quella reale. Naturalmente siamo disponibili con Gotor e gli altri a qualsiasi pubblico confronto sulla storia del Msi. Infine per consentire di reperire con più facilità i libri sulla storia della Destra è disponibile il sito www.destralibri.it che è già attivo con i primi due titoli a spedizione immediata. Uno dei quali
naturalmente è “Destra senza veli” di Baldoni, se Gotor volesse studiarselo.