“Che titoli ha, un diplomino?”. Di Maio vola lontano dalla poltrona Ue, interrogazione della sinistra alla Ue

6 Dic 2022 11:56 - di Marta Lima
A Bruxelles fioccano le interrogazioni parlamentari sulla possibile nomina di Di Maio come rappresentante della Ue nel Golfo Persico

Ora la “rivolta” contro la possibile nomina di Luigi Di Maio come rappresentante della Ue per il gas nel Golfo Persico, si allarga a macchia d’olio anche a Bruxelles, dove fioccano le interrogazioni parlamentari. Stavola a sollevare la questione sulla “fragilità” della candidatura – a quanto pare sollecitata direttamente da Mario Draghi – sono stati gli ex amici e colleghi dell’ex ministro degli Esteri, ora trasferitisi nelle compagini della sinistra. Gli eurodeputati dei Verdi/Ale, gli ex appartenenti al Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini e Rosa D’Amato, stanno raccogliendo le firme per chiedere al Consiglio su «quali criteri» verrà basata la nomina di un inviato speciale dell’Ue per il Golfo Persico e quali “requisiti minimi” dovrà avere l’inviato, carica per la quale l’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio è stato preselezionato da un panel di esperti come il candidato migliore.

L’interrogazione contro di Di Maio alla Ue: “Che titoli ha?”

Beffardi i toni dell’interrogazione: “Un diploma universitario e dai tre ai sei anni di esperienza professionale rilevante, sono requisiti che il Servizio europeo di azione esterna richiede ai propri funzionari. Com’è possibile che non soddisfi gli stessi requisiti un rappresentante speciale Ue?”, si legge in una nota congiunta dei parlamentari, espulsi dal Movimento dopo essere entrati in rotta di collisione soprattutto con la linea seguita da Di Maio. Sotto quella interrogazione compaiono anche le firme di altri deputati degli stessi Verdi, ma anche di socialisti (di cui fa parte il Pd) e dei liberali.  “Perché – si legga ancora nella nota – una persona come Di Maio, che avrebbe a malapena i titoli per uno stage, dovrebbe rappresentarci in un’area strategica come quella del Golfo?”.

I dubbi degli ex amici dell’ex ministro degli Esteri

Secondo Pedicini, “non sono chiare le dinamiche che hanno portato a proporre un nome sprovvisto di credibilità, titolo di studio e competenze specifiche, ma è evidente che ci siano ragioni di bottega che risalgono all’esperienza Draghi. Un patto da Prima Repubblica, probabilmente il prezzo pagato per il tentativo, miseramente fallito, di affossare Conte e il M5s. Senza alcun requisito, l’ex capo grillino si potrebbe ritrovare a scalzare candidati che, a differenza sua, vantano lauree, titoli, competenze acquisite sul campo, conoscenza delle lingue straniere e anni di esperienze diplomatiche. Sarebbe l’esempio peggiore, l’ennesimo, che può dare il nostro Paese agli occhi del mondo intero, oltre che a quelli di tantissimi ragazzi che credono nella meritocrazia e, per questo, fanno sacrifici enormi per maturare una formazione adeguata con la speranza di avere successo nel mercato del lavoro”, conclude l’ex 5 stelle.

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