Ciriani: “Troppi veleni contro di noi. Basta soffiare sul fuoco”. E il riferimento a Conte è puramente voluto
Prima Guido Crosetto, poi il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E dopo le minacce di morte indirizzare a premier e ministro, anche il veleno dei resoconti sprezzanti – con tanto di definizioni “ambigue” vergate dai giornali del mainstream – sulla prima alla Scala. Ce ne è più che abbastanza per definire le intimidazioni “oscena” e il quadro del momento preoccupante. Come ha fatto il ministro per i rapporti col Parlamento, Luca Ciriani, che in un’intervista a Il Giornale è tornato a parlare del clima da anni di piombo…
«Veleni sulla destra»: l’analisi del ministro Ciriani
Sì, perché come spiega sulla base di fatti, dichiarazioni e parole usate ad hoc il ministro Ciriani nella conversazione col Giornale, la temperatura del confronto politico è diventata incandescente, trasformando in scontro violento quello che dovrebbe essere il dialogo tra le parti. «Dobbiamo tenere la guardia alta. Si sono seminati troppi veleni contro la destra nel corso dell’ultima campagna elettorale – sottolinea Ciriani nel suo excursus –, paventando pericoli che la stessa destra avrebbe rappresentato per la democrazia e per la libertà».
Minacce oscene e propaganda al vetriolo… il riferimento a Conte
Un pregresso vicino che ha portato ad oggi, quando, prosegue il ministro nell’intervista, è più inquietante che mai, «il rischio che qualche persona debole di intelletto si senta in diritto di passare dalle parole ai fatti. Soprattutto chi ha avuto in passato grandi responsabilità a carattere politico (ogni riferimento a Giuseppe Conte è puramente voluto) misuri le parole. Perché noi abbiamo ereditato una situazione molto difficile, dal punto di vista economico e sociale. Quindi ci vuole senso di responsabilità e serietà nel confronto politico. Per adesso si tratta di minacce di qualche scalmanato. L’importante è che la cosa si calmi qua e che si smetta di soffiare sul fuoco».
L’appello di Ciriani al senso di responsabilità
Già, perché allo stato dei fatti, l’aver utilizzato il Rdc come una clava da parte dei Cinquestelle, ha generato confusione e polemiche pretestuose, ora culminate in una tensione sociale che ha portato alle violente degenerazioni dei giorni scorsi. Tanto che, su ruoli, equivoci e responsabilità, il ministro nell’intervista chiarisce: «Intanto è bene dire che il Reddito di cittadinanza non è stato cancellato. È stato rimodulato e ridotto. E a fianco del Reddito sono state investite altrettante risorse per la decontribuzione per i nuovi assunti».
Il Rdc usato come una clava
Spiegando con fermezza metodologia e motivazioni di scelte e modus operandi. «Abbiamo completamente rovesciato l’approccio al problema – rileva il ministro Ciriani –dall’assistenzialismo di carattere elettorale a una politica di creazione di posti di lavoro. Chi soffia sul fuoco del Reddito di cittadinanza alimenta la protesta delle classi più povere». E qui l’intervistatore chiama in causa anche altri co-responsabili della tensione sociale alimentata ad hoc. Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, che boccia la manovra e promette di riempire le piazze, per esempio…
L’appello di Ciriani al senso di responsabilità rivolto anche a Landini
E anche in questo caso il commento di Ciriani è netto e trasparente: «Anche qui siamo completamente fuori strada. Ma come si fa, mi chiedo, a fare uno sciopero su una finanziaria che ha investito più di due terzi delle risorse per alleviare i disagi delle classi più povere? E per giunta contro un governo appena insediato?». E ancora: «In una situazione difficile come quella che stiamo vivendo francamente faccio fatica a capirlo. Sfido chiunque a dire che la nostra manovra, che investe gran parte delle risorse sul caro bollette, sul cuneo fiscale, sulla rivalutazione delle pensioni più basse non è una manovra sociale attenta alle esigenze dei più deboli.
«Chiaramente si tratta di critiche ideologiche. Ma attenti a non esagerare…»
Fino all’appello finale alla cautela che Ciriani rivolge alle parti politiche, sindacali e sociali in campo: «Qui siamo di fronte una finanziaria che aveva alcune poste di bilancio già scritte. Chiaramente si tratta di critiche ideologiche. Spero che tutti capiscano che è sempre possibile affrontarsi nelle sedi sindacali e parlamentari. Però stando attenti a non esagerare».