Culle vuote, il declino si può invertire? Il focus di Charta Minuta dedicato alla denatalità in Italia e in Europa

7 Dic 2022 17:43 - di Redazione
Charta Minuta

E’ dedicato alla denatalità l’ultimo numero di Charta Minuta, la rivista della Fondazione Fare Futuro diretta da Mauro Mazza. Uno dei temi centrali nella visione politica della destra di governo, che non a caso ha voluto creare il ministero della Famiglia e della natalità. Obiettivo della rivista è non solo riunire in una “palestra di dialogo” le migliori firme della cultura di destra ma anche offrire spunti di riflessione e di approfondimento.

La trappola delle culle vuote

Nel 2080 la popolazione italiana, secondo proiezioni degli istituti di ricerca, passerà da 59,6 a 52,8 milioni di abitanti. L’Europa scenderà da 447 a 419 milioni di persone. Parte da questi dati Gennaro Malgieri nell’affrontare il problema e cita la prospettiva “spengleriana” denunciata dagli studiosi Luca Cifoni e Diodato Pirone nel recente saggio La trappola delle culle vuote (Rubbettino Editore). I due autori osservano “che siamo finiti in quella che chiamano “la trappola demografica”, una spirale nichilista che comporta un’economia più debole, imprese poco innovative, pensioni insostenibili, assottigliamento delle scuole e la desertificazione di vasti territori. Insomma, il declino”.

I giovani guardano con sfiducia al futuro

Luciano Lanna fa notare nel suo contributo che ormai si è persa la capacità di scommettere sul futuro. “Oggi i giovani sono in minoranza, sono – anzi – “la minoranza” della popolazione ed è così in parte spiegabile la loro percezione da “cittadella assediata” dalla maggioranza dei vecchi boomers. Il fenomeno è oltretutto come un serpente che si morde la coda. Persone che avvertono il futuro come una minaccia – inutile ripetere le conseguenze della denatalità in termini di prospettive occupazionali, di welfare, di tutele, di certezze – vengono a loro volta private della capacità di affrontare con speranza e coraggio la sfida del futuro. Se in passato era naturale immaginarsi un domani prossimo sposati o comunque impegnati nella costruzione di una nuova famiglia, l’orizzonte odierno tende a ripiegare gli individui nella prospettiva di un vivere il presente come soddisfacimento dei bisogni e delle necessità immediate. Manca il più delle volte la spinta a scommettere sul futuro. Come ha spiegato papa Francesco, se nascono sempre meno bambini «questo significa impoverire il futuro di tutti, l’Italia, l’Europa e l’Occidente si stanno impoverendo di avvenire»”.

Alberoni: la vecchia famiglia da sola non ce la fa più

Un focus arricchito anche da un’intervista a Francesco Alberoni a cura di Angelo Belmonte. “Le cause della crisi delle nascite sono molteplici – spiega Alberoni –  vanno dall’incertezza politica ed economica, alla precarietà del lavoro, al senso di insicurezza generale conseguenza anche di pandemia e di guerra. Pochi figli non solo perché  si preferisce una vita più spensierata ma soprattutto perché si è condizionati o dal lavoro spesso precario e soprattutto dalla mancanza di assistenza alle famiglie.” Difficile trovare la ricetta per arginare la sciagura delle culle vuote.  “Aiuti economici e supporti alle mamme, ma non basta – continua il sociologo- Bisogna dare alle giovani coppie la sicurezza di asili nido, scuole materne ed elementari in grado di prendersi cura dei bambini in tutto l’arco della giornata lavorativa. Intervenire anche sulle scuole medie e superiori che sono aperte solo fino all’una o alle due del pomeriggio, e solo poche assicurano il doposcuola. Le vecchie strutture scolastiche furono progettate limitatamente per l’insegnamento in aula o al massimo con una palestra.  Oggi invece la scuola dovrebbe avere  strutture per accogliere i ragazzi anche nelle ore del  pomeriggio fino a sera con attività didattiche, culturali, sportive. La famiglia da sola non ce la fa più e la vecchia scuola perde credito ogni giorno. Occorre uno sforzo immenso per sorreggere i genitori, ridare loro fiducia ricostruendo il prestigio dell’educazione  e per dare nuovo slancio allo sviluppo culturale che è anche economico”.

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