Da oggi fino al 25 febbraio alla Gallerja Roma gli scatti di Fabio Bix: luce e immaginazione

5 Dic 2022 14:10 - di Stefania Campitelli

Dal 5 dicembre  fino al 25 febbraio arriva alla Gallerja Roma, in Via della Lupa 24 Fabio Bix. Artista poliedrico e geniale. Dopo aver iniziato lavorando sulla parola, con la pubblicazione di libri e testi teatrali, l’artista bresciano ha smesso nei primi anni duemila di raccontare storie con la voce. E ha iniziato a vedere storie per le strade e parole nelle cose, arrivando all’arte visuale. “Volti nelle scarpe, prospettive nelle carte da gioco, fino ad approdare alla ricerca che oggi continua ad approfondire e che ha presentato perla prima volta nel 2019 al Macro di Roma”, si legge nella nota stampa di invito all’inaugurazione che si tiene oggi nei locali della prestigiosa galleria in piazza della Fontanella Borghese.

Alla Gallerja Roma la mostra fotografica di Fabio Bix

L’allestimento romano di Gallerja, con una curatela tutta al femminile, è una selezione di fotografie che raccontano la sua ‘indagine’ più recente. È un progetto che parte molto prima dello scatto. La fotografia infatti è prima che opera in sé testimonianza di uno studio giocoso, provocatorio e poetico sul concetto di realtà-irrealtà. Cosa è vero? A cosa siamo disposti a credere solo in virtù di quello che pensiamo di vedere? Omnia Alia Sunt (tutto è qualcos’altro), dice Bix. Che trasforma, con la sola forza della credulità dell’osservatore, raffinate e delicate statuette di fazzoletti di carta in voluttuose forme marmoree. Che con grande choc dello spettatore sembrano ergersi prepotentemente davanti ai monumenti e ai posti più iconici delle Capitali di tutto il mondo e oltre.

La romanità e la storia culturale dei luoghi storici

Gli scatti originali in mostra celebrano la romanità e insieme la storia culturale che accomuna i grandi luoghi storici, religiosi, artistici e sociali dell’umanità, che non sono lo sfondo, bensì le voci di contrappunto delle statue/madonne/figure mistiche e velate. Che troneggiano in primo piano in dialogo con chi guarda. Ma il progetto non si ferma all’esposizione delle opere, l’idea di Fabio Bix supportato dalla Gallerja è quella di far nascere un nuovo progetto nel progetto. Raccontando, storie nella storia, i luoghi dell’Italia nascosta, dimore storiche e luoghi che hanno
voglia di mettersi in connessione.

Una scultura icastica e irriverente

Icastica e irriverente la scultura di Fabio Bix, bianca sui bianchi delle architetture romane, vive questa doppia ambiguità della luce che scava le forme effimere quanto quelle reali. “E nell’esser loro in continuo affastellarsi di luce, non banalizza l’antico né il contemporaneo, piuttosto rivela intemperante quel vago senso di spaesamento tra realtà e irrealtà insinuando il dubbio della finzione”. L’artista bresciano sa scegliere la luce, quella dell’eternità, per fissare luoghi di culto. Dalla foto di Gerusalemme e il Muro del Pianto a quella di San Pietro in Vaticano, paesaggi e monumenti.  E la trascina dalla bellezza assoluta fin nelle drammatiche pieghe della sua statua di carta, “indisponente figlia di un pensiero dadaista”.

L’arte per l’arte, al servizio dell’immaginazione

Quello che primeggia nelle scelte è un utilizzo della fotografia che allo stesso tempo quasi se ne prende gioco. E come in molti giochi al fondo si deposita quella voglia di mettere in discussione un ordine precostituito. L’arte per l’arte. La visione non al servizio della utilità scientifica, ma dell’immaginazione. Non mancano influssi e ispirazioni classiche. Ma anche l’eco delle inquietudine degli anni Trenta. Che preludevano a un conflitto mondiale che avrebbe frantumato ogni certezza e che arriva fino alle elegantissime composizioni di Luigi Ghirri. Modelli di drammaticità barocca mescolati con l’isolamento, la solitudine e tutto il silenzio che hanno trovato nella Metafisica e in De Chirico le loro voci più pure.

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