Da “Repubblica” ancora veleno su Giorgia Meloni: “Una modesta Cenerentola alla Scala”
Toni feroci, parole sprezzanti, ricostruzioni ridicole mirate solo a spargere veleno. Si potrebbe riassumere così, e non ci si sbaglierebbe, la ricostruzione artefatta e al vetriolo della stampa progressista all’opera (nel senso letterale del termine)… Perché è in questi termini che a pagina 3 de la Repubblica in edicola oggi (8 dicembre ndr) si descrive la partecipazione di Giorgia Meloni alla prima de La Scala. A partire dal titolo: “La prima di Meloni e dei nuovi potenti sul palco che incoronò il presidente-re”. Per proseguire poi, sin dall’incipit, con una narrazione che trasuda astio, volutamente delegittimante. E che, per fortuna, stando ai report non strumentalizzati dell’evento, catalizza ben pochi consensi.
Prima alla Scala, l’astiosa narrazione di “Repubblica” su Giorgia Meloni
Una narrazione che, a partire dal quel riferimento ambiguo menzionato nel titolo, allude ai «nuovi potenti» per delineare a un quadro a tinte fosche. Uno scenario che adombra sospetti di trame oscure e chissà quali sortilegi in vista, a cui non crede più nessuno. Ma su cui il quotidiano di Molinari torna a fare leva platealmente da quando, specie dalla campagna elettorale, e a maggior ragione dopo l’insediamento del nuovo governo di centrodestra, verdetti popolari e legittimazioni internazionali hanno accreditato indiscutibilmente Giorgia Meloni premier. E che la partecipazione di ieri del presidente del Consiglio ha confermato in grande stile (e non solo perché la Meloni era elegante e glamour in velluto blu notte, firmato Armani).
La descrizione tra il becero e il grottesco del debutto di Giorgia Meloni alla Scala
Ma perché su quel palco d’eccezione il presiedente del Consiglio è arrivato a sedersi forte di un impegno, di un autorevolezza, di una coerenza e di una capacità di arrivare al cuore dei problemi di chi ha avuto fiducia in lei. Consensi che, come dimostrano finanche gli ultimi sondaggi, continuano a crescere. Una stima tributata anche su altri palcoscenici istituzionali internazionali, di cui solo Repubblica finge di non accorgersi… Insistendo, ancora con il servizio odierno, a esperire il tentativo che il 22 settembre ha dimostrato essere fallito clamorosamente: demonizzare l’avversario.
Il plateale tentativo di descrivere la contrapposizione tra Re Sergio e una «modesta Cenerentola»
Solo che stavolta Molinari e compagni devono essersi resi conto che la caccia alle streghe rischia di impallinare chi la pratica. Meglio puntare su un nemico da delegittimare più che demonizzare devono essersi detti. E così, nel servizio sull’evento milanese, i toni entusiastici rivolti al “presidente-re”, ovvero Sergio Mattarella, accolto dalla consueta standing-ovation, diventano per Repubblica più che la chance di incoronare l’inquilino del Colle, l’occasione di detronizzare verbalmente il presidente del Consiglio.
Da “Repubblica” il solito veleno su Giorgia Meloni: toni grotteschi e rivisitazioni al vetriolo
E in poche righe, si passa da una Meloni «modesta come una Cenerentola», a una «principessa audace» «alla testa di un manipolo di Fratelli d’Italia (quattro, lei compresa)». «Lievemente frastornata come succede a tutti la prima volta, e in questo posto abbacinante, che è un mito della cultura». Toni che sfiorano platealmente e maliziosamente il grottesco. E che culminano in un passaggio successivo che recita “trionfalemente”: «Troppe stelle su quel palco reale, e il vero re, il presidente Mattarella, osannato come un eterno salvatore della Patria. O qualcosa del genere»…
Ma quando finirà questa campagna di odio e delegittimazione?
Un tentativo di contrapposizione miseramente fallito. Il debutto di Giorgia Meloni alla Scala e il successo della serata non offrono spunti reali, concreti, alla narrazione gotico-choc, allarmata e disarmante, che Repubblica insiste a propagandare. Ed è sotto gli occhi di tutti: solo il quotidiano diretto da Molinari vuole ostinatamente sostenere il contrario. Ma quando si rassegneranno?