È morto Asor Rosa: fu storico della letteratura italiana e deputato comunista
Lo storico della letteratura Alberto Asor Rosa è morto a Roma all’età di 89 anni. Da una decina di giorni era ricoverato nella clinica Villa Margherita. Negli ultimi due anni l’intellettuale ha sofferto di ripetuti problemi cardiaci e polmonari. Studioso e critico letterario militante d’ispirazione marxista, Asor Rosa ha studiato soprattutto i rapporti fra letteratura e ideologie politiche, giungendo a un’idea della critica letteraria sempre permeata di rispetto nei confronti dell’individualità dell’opera. Deputato del Pci nel 1979-80, è stato a lungo una figura di primo piano nella vita intellettuale della sinistra italiana dopo essere stato in gioventù vicino alle posizioni operaiste del filosofo Mario Tronti.
Asor Rosa aveva 89 anni
Sotto il profilo politico, Asor Rosa fu soprattutto un intellettuale schierato. Il 13 aprile 2011 destò non poche critiche un suo articolo, pubblicato su “il manifesto“, dal titolo “Non c’è più tempo“. Era il tempo dell’ultimo governo Berlusconi. E Asor Rosa teorizzò «una prova di forza che, con l’autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano» instaurasse «quello che io definirei un normale “stato d’emergenza“». Una prosa quanto mai ambigua e sconcertante che facevano somigliare la sua analisi, certamente militante e politicamente orientata, all’invocazione di un golpe contro il leader del centrodestra, che poco tempo dopo dovette lasciare l’incarico in favore di Mario Monti.
Il cognome palindromo
Era l’unico intellettuale a vantare un cognome palindromo. Durante il movimento cosiddetto creativo del ’77 sui muri della “Sapienza” una mano ignota scrisse: «Asor Rosa, sei palindromo». L’annotazione, invero, stravagante trovò un (maligno) interprete in Indro Montanelli. «Asor Rosa – chiosò il grande giornalista – è un palindromo. Lo si può leggere da sinistra o da destra, e vuol dire la stessa cosa, cioè niente».
La querela a Montanelli
Montanelli, questa volta nelle vesti di direttore de La Voce (quotidiano da lui fondato dopo aver lasciato il Giornale), fu poi querelato da Asor Rosa quasi 20 anni dopo. Nel marzo 1995, infatti, quel giornale aveva pubblicato in cui riferiva di presunte accuse dell’ex capo del Sisde Riccardo Malpica nei confronti dell’intellettuale, indicato come uno dei pensatori marxisti ispiratori dei comunicati delle Brigate Rosse. Nel 1998 la vicenda giudiziaria si concluse con il ritiro della querela da parte del professore, dopo che questi aveva ricevuto da Montanelli una lettera di scuse in cui riconosceva che quell’articolo era basato su «affermazioni risultate completamente infondate».