Festa di FdI, scintille tra Delmastro e Travaglio: “Basta fanatismi”. “Non esistono giudici politicizzati” (video)
Per un attimo al dibattito sulla giustizia, “La giustizia garanzia di libertà e sicurezza”, organizzato alla festa per i dieci anni di FdI, è sembrato che Marco Travaglio avesse aperto a posizioni garantiste, che si fosse convinto della necessità di un argine allo strapotere dei magistrati, che avesse smesso di credere nel sacro verbo dello «sputtanamento» – come l’ha definito Daniele Capezzone – di chiunque riceva un avviso di garanzia. Ma è stato un attimo, appunto. Un’illusione finita quando s’è capito che il ministro Carlo Nordio non sarebbe arrivato in tempo. A quel punto Travaglio, che aveva suscitato un certo stupore nella platea e forse anche negli altri relatori (oltre a Capezzone, il presidente della Commissione Giustizia alla Camera e coordinatore del dibattito, Ciro Maschio, e il sottosegretario Andrea Delmastro, oltre a Capezzone) è tornato a essere Travaglio.
Se Capezzone annuncia: «Sono d’accordo con gran parte di quello che ha detto Travaglio»
E meno male, perché all’inizio il dibattito sembrava di una noia mortale. Insomma, Travaglio che è a favore del sorteggio del Csm, che dice che si fanno troppi processi e, soprattutto, che riconosce che «l’imputato non è mica colpevole» può spiazzare, ma certo delude chi si aspettava le scintille. Lo certifica Capezzone, che all’inizio del suo intervento annuncia: «Vi sorprenderà, ma io sono d’accordo con buona parte del ragionamento di Travaglio». E poco cambia, nel clima generale, quando chiarisce di essere in disaccordo sull’abolizione di un grado di giudizio, il secondo, e quando affonda pesante sull’uso politico della giustizia e sullo «sputtanamento» degli indagati, che non possono trovare riscatto nemmeno nella eventuale assoluzione, perché a quel punto non importerà più a nessuno e la loro vita sarà comunque rovinata.
Un piccolo inciso: «Dicesi fascista partito non di sinistra che supera il 15%»
Piccolo inciso: Capezzone ha aperto il suo intervento sbertucciando la sinistra, politica e giornalistica, che ad Atreju di un anno fa blandiva FdI e Meloni e che poi solo qualche mese dopo, a settembre, li additava come pericolosi fascisti, «l’onda nera». «Ma che gli avete fatto a questi qua? Io un’idea me la sono fatta: dicesi fascista partito non di sinistra che supera il 15%. Così facendo vi hanno portato al 30%. Io sospetto che siano d’accordo con voi, mandategli un panettone. Una sinistra – ha ironizzato il giornalista – così neanche se ve la foste disegnata coi vostri pennarelli». Risate e grandi applausi dal pubblico.
Travaglio fa “coming out” alla Festa di FdI?
Tornando ai temi del dibattito, mentre Capezzone parla, Travaglio prende appunti e ha quella sua tipica aria contrita, ma tutto sommato resta impassibile. Quando è il suo turno, Delmastro si sofferma sul «finto scontro tra l’anima nera del giustizialismo italiano e l’anima nera del garantismo», vale a dire Travaglio e Capezzone. Questo, aggiunge il sottosegretario, «racconta ciò che noi diciamo da tempo: la guerra strisciante tra i due fanatismi ha prodotto il blocco delle riforme, invece quando si dialoga ci si rende conto che le posizioni sono molto meno distanti di quanto appaiano». Epperò sghignazza un po’ e qualcosa deve aver intuito, Delmastro, che scherza sul fatto che Travaglio «viene qua alla festa di FdI e fa coming out» sul garantismo.
Quello che succede quando si capisce che Nordio non arriverà
Si capisce che Delmastro lo aspetta al varco. E al varco Travaglio ci arriva al secondo giro di interventi, quando Ciro Maschio chiede approfondimenti su intercettazioni e custodia cautelare e, soprattutto, fa capire che Nordio non arriverà in tempo (il ministro, trattenuto da impegni istituzionali, ha poi partecipato al dibattito sulle riforme, ndr). È lì che Travaglio, che stavolta parla dopo Capezzone, torna a essere Travaglio, perché ormai le cartucce vanno sparate. E se Capezzone appare scatenato sul garantismo, denunciando anche la distorsione da parte della stampa di sinistra delle linee programmatiche rese da Nordio alle Camere, Travaglio veste di nuovo i panni cui ci ha abituato: le intercettazioni sono non solo necessarie, ma mai abusate; la custodia cautelare è non solo necessaria, ma mai abusata; l’uso politico della giustizia non esiste. «In base a cosa si decide che lo è?», chiede. Poi, già che c’è, parlando delle denunce che pendono su di lui, propone che chi intenta una causa per diffamazione debba lasciare una cauzione che perde se perde la causa.
Travaglio ci prova, Delmastro risponde punto su punto
A quel punto anche Delmastro torna a essere pienamente Delmastro: il sarcasmo si fa aperto, il tono si alza e il nodo della cravatta si allenta. «Mi hai convinto», dice il sottosegretario al direttore del Fatto. «Anzi, mi avresti convinto se io non avessi scritto con Nordio quelle linee programmatiche» e giù a rintuzzare punto per punto sulla lettura travagliesca del programma di Nordio: le intercettazioni, che non saranno affatto abolite, ma regolamentate per evitarne un uso strumentale (lo «sputtanamento» di capezzoniana citazione); le misure cautelari, che non saranno affatto eliminate, ma applicate solo quando davvero sussistono i criteri di rischio di reiterazione, inquinamento delle prove e fuga e non, per esempio, per estorcere «confessioni non genuine»; la legge Severino, che non viene cancellata con un colpo di spugna, ma per la quale si punta a ristabilire l’uguaglianza di tutti i cittadini, anche dei sindaci, che devono essere considerati innocenti fino a sentenza definitiva; nessun cedimento sullo spazzacorrotti, ma anche nessuna sovrapposizione con la mafia, che ne trarrebbe un vantaggio («Se tutto diventa mafia, niente più è mafia», avverte il sottosegretario, ricordando che sulla corruzione «Meloni ha dimostrato che non fa sconti a nessuno»).
E alla fine si ripristina l’ordine naturale delle cose
«Stai pur certo che finché governano Meloni e la destra con il centrodestra», ripete a ogni ripresa Delmastro, ciascuna di quelle misure resterà. Ma, come illustrato anche da Nordio, si lavorerà perché non se ne faccia più un «uso snaturato». Delmastro alza un po’ la voce, Travaglio si innervosisce, Delmastro finisce la sua arringa, Travaglio non ci vuole stare, i due continuano a discutere anche quando Ciro Maschio dichiara chiuso il dibattito e se ne vanno continuando a stuzzicarsi. E, alla fine, evviva il cielo, l’ordine naturale delle cose è ripristinato.