Foto sexy, Lady Soumahoro denuncia il fotografo, lui ricambia. “Falsità, mai violato la sua privacy”

10 Dic 2022 13:48 - di Marta Lima

“Continuo a leggere sui media che la Signora Soumahoro mi avrebbe denunciato per avere diffuso sue fotografie senza veli, da me scattate, senza il suo consenso. L’accusa che mi si muove è del tutto infondata, come potrò dimostrare, ed ho conferito mandato all’Avv. Fabrizio Galluzzo affinché mi difenda nelle opportune sedi e tuteli la mia onorabilità e professionalità, lese dalle non veritiere notizie trapelate”. E’ quanto afferma all’Adnkronos il fotografo Elio Leonardo Carchidi (nel riquadro in alto), commentando le notizie, apparse sui media, secondo le quali Liliane Murekatete, la cosiddetta Lady Soumahoro, moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, lo avrebbe denunciato per la “diffusione senza permesso” di alcuni scatti hard che la riguardano. Le immagini hard della donna, pubblicate online dal foto Elio Leonardo Carchidi, sono state individuate di recente e riprese poi da alcuni organi di informazione.

Foto sexy, la reazione di Lady Soumahoro

“Adesso basta, porto in tribunale chi mi ha diffamato”, aveva detto qualche giorno fa Lady Soumahoro, dopo l’indagine aperta dalla Procura di Latina sulle condizioni dei lavoratori nella cooperativa Karibu fondata da sua madre Marie Therese Mukamitsindo, parlando  all’Adnkronos. “Posso capire, senza giustificarli, gli attacchi politici, ma la narrazione della maggior parte dei giornalisti è stata improntata ad un teorema fondato sulla colpevolezza certa e manifesta, con buona pace della presunzione di innocenza: colpevole io, colpevole mia madre, colpevole il mio compagno”, afferma Liliane, che precisa di non ricoprire più alcun ruolo all’interno della Karibu: “Il sapiente, malizioso utilizzo di espressioni quali la ‘cooperativa della moglie di Soumahoro’ (mentre non faccio più parte della cooperativa né come membro del Cda, né come socia né tantomeno come dipendente) o ‘la cooperativa della famiglia di Soumahoro’ che ha connotato sin da subito la campagna mediatica è particolarmente odioso in quanto volto a sollecitare distinguo, prese di distanza, ripudi, magari accuse reciproche, tutti rigorosamente pubblici, nella peggiore tradizione dell’Autodafé”.

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