Idee confuse a Repubblica: allarme per i consigli editoriali di FdI. Ma la destra vuole solo una cultura libera
Eppure, bastava ascoltare le parole del ministro Sangiuliano: “Nessuno vuole sostituire alla vecchia egemonia gramsciana di sinistra una nuova egemonia: tutti noi qui presenti abbiamo subìto pregiudizi che non vogliamo dare agli altri. Credo che l’unica egemonia che si potrebbe tentare di affermare è l’egemonia italiana, quel pensiero italiano che per troppo tempo è stato accantonato in nome di un provincialismo esterofilo”. Sangiuliano lo ha detto intervenendo in collegamento (perché malato) alla festa per il decennale di FdI. E il suo progetto è chiaro: la cultura è libera, ma l’egemonia di sinistra l’ha soffocata. Occorre rompere quegli schemi. Semplice.
Ma Repubblica la fa più complicata. Filippo Ceccarelli, ormai ospite fisso di Propaganda live, tutto compreso del suo ruolo di portavoce della satira antifascista, si concentra sul bollettino editoriale dal titolo “Controegemonia culturale” nato (la scorsa estate) per dare notizia delle novità delle varie case editrici della galassia di destra. E trova “raffazzonata” questa elencazione di titoli, come lo è del resto qualunque catalogo che riporta titoli tra loro non omogenei.
Titoli che a Ceccarelli sembrano radicali e catacombali. Mentre preferiva le bibliografie della Nuova Destra. Dove comunque c’erano sia Mishima che Nietzsche. Cultura di nicchia che vuole restare nel ghetto, osserva ancora Repubblica. O si tratta solo di fastidio per la rivendicazione di un’identità ben precisa? C’è da chiedersi poi quanto regga il paragone con la fine degli anni Settanta e la Nuova Destra che aveva obiettivi diversi: far conoscere autori e scritti oscurati dal marxismo rivendicando la possibilità di un dialogo oltre le botte e gli spari degli anni di piombo.
Il contesto odierno è molto diverso ma non è differente il tentativo di demonizzare un’area che non risulta conforme ai canoni prestabiliti sicché risulta fastidioso porre l’accento sulle foibe o sui martiri missini degli anni Settanta. Ceccarelli deve poi riconoscere che a destra le iniziative culturali sono numerose e varie e restituiscono un segnale di vitalità. E ciò non certo per il successo dell’autobiografia di Giorgia Meloni ma perché è stato sempre così. Solo che non lo si voleva o poteva riconoscere in omaggio alla fesseria di chi divideva la cultura in “alta” e “bassa”.
Fa da contraltare ai tentativi minimizzanti di Ceccarelli la preoccupazione di Christian Raimo che segnala invece il bollettino editoriale di FdI su facebook gridando allo scontato pericolo di un nuovo Minculpop e non sia mai si organizzino festival orientati a destra con i soldi pubblici… (cioè quello che la sinistra ha fatto per oltre mezzo secolo). Alla fine, la morale è sempre la stessa: o si ridicolizza o si demonizza. Con il fine unico di imbavagliare, far tacere, silenziare. Partita difficile, che la sinistra ha già perso.