Iran, ancora un patibolo in piazza: si teme l’esecuzione del calciatore Amir Nasr-Azadani

23 Dic 2022 10:51 - di Natalia Delfino
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Un nuovo patibolo è già stato allestito in Iran, dove si teme in particolare per la vita di Amir Nasr-Azadani, 26enne star nazionale del calcio, accusato di rivolta contro le autorità e del coinvolgimento nell’uccisione di tre agenti della sicurezza. Si tratterebbe della terza esecuzione pubblica di un giovane manifestante, dopo quella dei 23enni Mohsen Shekari, avvenuta l’8 dicembre, e Majidreza Rahnavard, perpetrata il una settimana dopo. L’esecuzione potrebbe avvenire nelle prossime ore. 

Una pedana per le esecuzioni allestita a Isfahan, nel centro dell’Iran

L’allarme è scattato dopo che una pedana per le esecuzioni è stata allestita nella città di Isfahan, nel centro del Paese, in una piazza Shahid Alikhani già diventata meta di pellegrinaggio. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Irna, Amir Nasr-Azadani è accusato di aver partecipato all’uccisione di tre agenti della sicurezza iraniana, tra cui due membri delle milizie paramilitari Basij, durante le proteste che si sono tenute proprio a Isfahan lo scorso 16 novembre.

Le accuse nei confronti di Amir Nasr-Azadani

Secondo i media statali iraniani, il procuratore capo di Isfahan, Asadullah Jafari, ha spiegato che Nasr-Azadani è stato accusato di Baghi, ovvero di rivolta contro le autorità. Un’accusa che, secondo il codice penale iraniano, prevede la pena di morte. Il tribunale ha affermato di aver ottenuto «video e documentazione sufficiente a dimostrare che Nasr-Azadani fa parte di un gruppo armato» e ha detto che il calciatore aveva confessato i suoi crimini. Secondo testimonianze raccolte dalla Cnn, il 26enne potrebbe essere presto impiccato in piazza nonostante, nelle ultime settimane, si siano succedute informazioni circa una sua prossima liberazione. Lo schema, insomma, è identico a quello che ha preceduto l’esecuzione di Majidreza Rahnavard, anche lui accusato dell’uccisione di paramilitari e giustiziato pubblicamente nonostante le speranze di una liberazione, che avevano suscitato aspettative anche nella madre. 

In Iran ci sono 43 manifestanti nel braccio della morte

Dopo l’impiccagione di Rahnavard, di cui il regime aveva anche divulgato immagini atroci, in Iran sono state eseguite altre condanne a morte, tra le quali ieri quella di tre uomini condannati per stupro. Nessuna, però, era collegata alle proteste. Attualmente sono almeno 43 le persone nel braccio della morte in Iran per le manifestazioni esplose nel Paese a metà settembre dopo la morte di Mahsa Amini, deceduta a 22 anni dopo essere stata arrestata dalla cosiddetta polizia morale di Teheran con l’accusa di non aver indossato correttamente il velo islamico, l’hijab. Una triste contabilità cui vanno aggiunti casi come quello della 14enne stuprata e uccisa nei giorni scorsi per aver tolto il velo a scuola in segno di protesta.

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