Isernia, via la Natività dalla recita scolastica per non offendere gli alunni musulmani: monta la polemica
Ci risiamo… Arriva da Isernia un nuovo caso abiura e sconfessione dei simboli cristiani con un “Natale senza Natività” nella recita scolastica della scuola elementare Tonino Trapaglia in un piccolo borgo del Molisano, a Belmonte del Sannio. La vicenda, segnalata ieri sera in tv da un servizio di Zona Bianca, vede al centro della vicenda le polemiche tra il parroco e le insegnanti, seguite alla decisione delle maestre che – come riferisce il Tgcom24 oggi – hanno disposto, in accordo con la preside, la rimozione delle figure chiave della simbologia cristiana dalla rappresentazione teatrale di fine anno per «non offendere la sensibilità delle famiglie dei cinque alunni di fede musulmana».
In un borgo molisano la scuola depenna la Natività dalla recita scolastica
Immediata la replica – con tanto di stroncatura risentita – di don Francesco Martino, il parroco che ha espresso viva contrarietà sulla decisione del corpo docente e che in un post su Facebook ha definito la scelta proposta come «alquanto discutibile». Spiegando: «Tutti i simboli del Natale sono cristiani. Come io rispetto le tradizioni islamiche, così loro devono rispettare le mie», rivendica salomonicamente il sacerdote e riferisce il Tgcom24 sulla questione. Una recriminazione a cui la preside della scuola elementare molisana, Tonina Camperchioli, ha ribattuto postando in risposta: «Rispetto di tutti senza esclusione di niente».
Natale senza Natività nella recita scolastica: è polemica tra il parroco del posto, docenti e preside
Mentre una delle insegnanti ha sottolineato il suo punto di vista che, a giudicare dalla replica, poco ha a che fare sia con la religiosità dei richiami che con la laicità delle dissertazioni: «Lo spettacolo non parla della Natività ma insegna ai bambini che gli alberi non devono essere sradicati». Risultato: dopo un primo scontro sulla composizione del Presepe, la piccola comunità di Belmonte del Sannio si è divisa sulla Natività a scuola, tra chi sostiene le argomentazioni del parroco. E chi, al contrario, dichiara di condividere la scelta della scuola.
Quando Giorgia Meloni osservò: «Come fa a offenderti la mia cultura?»
Un caso controverso, sul quale basterebbe rievocare il concetto formalizzato in un più di un’occasione da Giorgia Meloni quando, in occasione di altre analoghe vicende, già negli anni scorsi, tra chiarimenti e appelli, ha ricordato: «Non capisco quando nelle scuole dicono che il presepe non si può fare perché altrimenti offende chi crede in un’altra cultura. E continuo a chiedermi – ha poi anche spiegato a riguardo – ma come fa un bambino che nasce in una mangiatoia a offenderti? Come fa a offenderti una famiglia che scappa per difendere quel bambino? Come fa a offenderti la mia cultura?».
Via la Natività dalla recita scolastica per non offendere gli studenti musulmani: non è solo questione religiosa
La questione non è solo religiosa: «Che si creda in Dio oppure no – ha chiarito già in passato la leader di FdI – in questo simbolo sono raccolti i valori che hanno fondato la nostra civiltà». E allora: rispetto, sacralità della vita, solidarietà, perfino laicità dello Stato, sono valori che si ritrovano nel presepe. E quindi perché censurarli? Perché ritenerli offensivi quando sono espressione di elementi fondanti di una società, condivisi e condivisibili? Dove risiederebbe la matrice offensiva? Al dibattito in corso, l’ardua sentenza.