La Tamaro sta con Valditara: “Sacrosanto il no ai cellulari in classe, basta con l’ideologia a scuola”

23 Dic 2022 9:04 - di Gabriele Alberti
Tamaro Valditara

Ha fatto la maestra Susanna Tamaro, si occupa da sempre di scuola e risponde secca alla domanda sul no ai cellulari in classe della circolare Valditara.  «Mi sembra sacrosanto. Apprendere richiede attenzione: se l’attenzione non c’è non si impara nulla. Io sono anche una insegnante di arti marziali, da tanti anni. La pratica mi ha insegnato che se non c’è la ripetizione non si apprende. L’attenzione e la fatica sono il fondamento dell’imparare». Prende posizione in maniera inequivocabile la scrittrice che scalò le vette delle classifiche con “Va’dove ti porta il cuore” e altri fortunati romanzi. Lo fa nel corso di una bella intervista rilasciata a  Francesco Borgonovo sulla Verità. Un lungo colloquio incentrato sul mondo scolastico, del quale sottolinea molti vizi. Anzitutto, non le piace minimamente la cosiddetta  «Scuola 4.0» – sostanzialmente  una iperdigitalizzazione – che verrà sostenuta tramite abbondanti finanziamenti del Pnrr. Susanna Tamaro lo aveva spiegato in una precedente intervista al Corriere della Sera, andando controcorrente. E parla da insegnante: «Io nasco come maestra elementare», dice la scrittrice che da tempo scrive  libri per bambini tra gli 8 e i 12 anni.

Susanna Tamara dà ragione a Valditara: il no ai cellulari in classe è sacrosanto

L’apprendimento prima di tutto. «Intanto il fatto che si è polverizzata la capacità di pensare dei bambini, a partire dai più piccoli. Noi, a scuola, scrivevamo i pensierini, e come maestra elementare – alle vecchie magistrali – io ho imparato a farli fare ai bambini. Poi al posto dei pensierini sono arrivate le crocette, e i puntini; e i questionari da compilare. In questo modo il pensiero complesso non si può formare, perché la vita non è fatta di crocette o di puntini da riempire. I danni, in ogni caso, cominciano proprio dalle basi». Inoltre, sottolinea nel corso dell’intervista, il “vulnus” risiede nella velleità di insegnare cose complesse senza iniziare dalle fondamenta. Soprattutto in due gradi dell’istruzione molto delicati. «La scuola elementare e le medie sono state in qualche modo “liceizzate”,- spiega- togliendo così la possibilità di imparare bene i fondamenti. Si insegnano cose molto complesse, ma si dovrebbe insegnare meglio le cose semplici: lavorare sui fondamenti, che si imparano con la ripetizione e l’esercizio».

Susanna Tamaro: “L’apprendimento è fatica”

Insomma, si parla di “Scuola 4.0” e si trascurano le basi, l’abc. Tra cui il percorso dell’apprendimento che “deve” contenere il suo bagaglio di fatica, spiega Tamaro:«Dobbiamo ricordarci che i bambini provano un grande piacere nell’imparare le cose, anche nella graduale difficoltà dell’apprendimento. E questo piacere così lo togliamo. Se non ci sono ostacoli con cui mettersi alla prova, la vita diventa disperazione, si genera smarrimento». Uno smarrimento che le linee di investimento previste dal Pnrr sembrano complicare ulteriormente:

“Scuola 4.0”? Farraginosità impressionante

«In quel piano c’è una terminologia impressionante per la complessità farraginosa che mostra. È pieno di inglesismi, di parole perfino ridicole. In ogni caso, mi lascia perplessa questa insistenza sulla digitalizzazione», insiste Tamaro. «All’asilo e alle primarie, come dicevo, bisogna avere l’educazione di base dell’essere umano. Quella poi renderà capaci di avere a che fare meglio, eventualmente, con la tecnologia. Ma se cominciamo a fare ai bambini questo lavaggio fin da piccolissimi, temo che cresceranno in maniera totalmente acritica, cosa molto grave per una civiltà».

“La scuola diventa una palestra ideologica”

Poi, quando  entra nella aule la  fluidità di genere o la rivoluzione green, la scuola diventa «una palestra ideologica e anche questa idea del 4.0 fa parte dell’ideologia. E l’ideologia è la fine della fantasia, della creatività, della vita. Il fatto che nella scuola sia entrata la melassa buonista è stato deleterio».

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