Le femministe si svegliano e denunciano Sala: “legittima” l’utero in affitto nonostante sia reato
Le femministe denunciano Sala: è favorevole all’utero in affitto. E dalle colonne de La Verità aggiungono anche: «Questa è una battaglia fortemente politica, e avremmo voluto condurla politicamente. Ma non c’è stato modo. Tutte le porte ci sono state chiuse in faccia, non c’è stato di modo di dialogare»… Perché per provare, ci hanno provato a più riprese, le attiviste milanesi, ma hanno trovato la porta del sindaco sempre chiusa. A denunciarlo ha provveduto Marina Terragni, spiegando come e perché le femministe hanno deciso di optare per la via giudiziaria.
Le femministe denunciano Sala: «È pro-utero in affitto»
A partire dall’annuncio che è arrivato tramite il sito Feministpost e che, tra le more, recita: «Il sindaco di Milano ha deciso unilateralmente di registrare gli atti di nascita dei figli “di coppie omogenitoriali”, compresi i nati da utero in affitto, pratica che in Italia è un reato e che anche l’Europa stigmatizza come sfruttamento», si legge nel comunicato ufficiale. «Di fronte al rifiuto di ogni confronto politico la Rete per l’inviolabilità del corpo femminile si rivolge alla magistratura perché valuti un’eventuale violazione della legge: l’anagrafe, infatti, è di stretta competenza dello Stato centrale».
L’esposto in Procura dopo il via libera del sindaco alla registrazione dei figli di coppie omogenitoriali
Dunque, il dado è tratto: femministe, militanti di Arcilesbica, intellettuali e attiviste hanno presentato un esposto per chiedere se costituisca reato la registrazione all’anagrafe di bambini nati da utero in affitto. Ma, come specifica il servizio in oggetto, in realtà il caso non investe solo le cosiddette “coppie arcobaleno”, ma anche quelle eterosessuali ricorrono alla maternità surrogata all’estero. Una pratica che tutti i tribunali italiani – e non solo quelli – giudicano umiliante e penalizzante. Di più: inaccettabile sotto ogni profilo…
Il sindaco non può ignorare che la maternità surrogata è un reato
Insomma, il punto è: in Italia e nella gran parte dell’area occidentale, la pratica dell’utero in affitto è un reato. Un illecito che qualcuno continua comunque a far passare avvolto dal pannicello caldo dei “diritti”. Delle pretese arbitrarie vantate in nome di un investitura politica, di un ruolo amministrativo, del sostegno garantito dal sodali di turno. E allora, scrive La Verità nel servizio a firma di Francesco Borgonovo, «così ha fatto lo scorso 2 luglio il primo cittadino progressista milanese. Salendo sul palco del Gay pride dichiarò orgoglioso: “Da ieri riattivato il riconoscimento dei figli nati in Italia da coppie omogenitoriali. È con grande gioia che ho firmato ieri io personalmente nel mio ufficio. Milano vuole essere la capitale dei diritti e dei doveri!”». Tutto per strappare sorrisi arcobaleno e consensi radical chic…
Il rispetto della vita e il diritto alla dignità
Un annuncio, quello di Sala, che tra squilli di tromba e rullo di tamburi, ha lasciato interdette le femministe. Le quali, spiega la Terragni al quotidiano diretto da Belpietro, avevano «già sollevato il problema nel 2019, quando vari Comuni – tra cui quello di Milano – hanno iniziato a registrare i bambini nati da utero in affitto». «Allora abbiamo chiesto che non venissero registrati due genitori, ma soltanto il padre biologico. Mentre l’altro componente della coppia avrebbe potuto ricorrere alla adozione speciale. Il Comune di Milano accettò di sospendere le registrazioni in attesa di una sentenza della Cassazione che poi arrivò subito dopo e confermò nei fatti la nostra posizione. In questo modo, con lo statuto dell’adozione speciale, non si toglie alcun diritto al minore. Compreso quello di sapere quali siano le sue origini».
Femministe contro Sala e contro la giungla delle registrazioni a macchia di leopardo
Stando però alle ultime denunce sul caso, sembra proprio che Sala, dopo un paio d’anni, abbia innescato la retromarcia e fatto dietrofront. Anche a costo di offendere la dignità delle donne. Nasce a questo punto l’iniziativa giuridica delle femministe milanesi che, denuncia sempre La Verità, «in mancanza di una legislazione nazionale ad hoc nonché di precise direttive da parte del ministero dell’Interno», scrivono le attiviste, «gli atti di nascita vengono talora registrati per iniziativa autonoma delle amministrazioni locali creando una situazione a macchia di leopardo». tale per cui, stante una serie di norme e riferimenti, «non è noto allo stato attuale quanti atti di nascita di figli di “coppie omogenitoriali” siano stati registrati dall’anagrafe milanese. Né quanti di questi atti di nascita riguardino nate e nati da utero in affitto».
Lo scontro femministe-Sala e la necessità di un atto politico
A questo punto, dopo la denuncia, il Tribunale ordinario di Milano è chiamato a valutare «la eventuale sussistenza di una o più fattispecie di reato. E nel caso ritenga di perseguire penalmente i soggetti responsabili, tra i quali anzitutto il sindaco Sala». Ed è proprio in questo contesto che riacquistano forza politica e valore ufficiale le proposte di legge per rendere l’utero in affitto reato universale. Esattamente come quella che ha presentato Giorgia Meloni nella precedente legislatura. Perché la vita umana non è, non può essere, e non deve diventare, merce di scambio di un mercato macabro in cui, tra uteri in affitto e registrazioni di comodo, finiscono all’asta il rispetto della vita umana e il diritto alla dignità.