Lingua italiana, scende in campo l’Accademia della Crusca: “Va inserita in Costituzione”
La lingua ufficiale della Repubblica è l’italiano. Parole scontate. Ma che non compaiono nella nostra Costituzione. Per questo da quasi 20 anni l’Accademia della Crusca considera necessario che la Carta aggiunga queste sette parole tra i suoi primi articoli. Lo dicono le leggi e le sentenze della Corte Costituzionale. Ma non lo dice la nostra Carta fondamentale.
Accademia della Crusca: mettere la lingua italiana in Costituzione
“Eppure darebbe più forza a una realtà di per sé assolutamente evidente”. La pensa così Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca. “Già nel 2006 una nostra delegazione composta da Sabatini, Maraschi e Coletti si presentò in un’audizione parlamentare. Per spiegare l’importanza dell’inserimento in Costituzione”, racconta intervistato dal Messaggero. E nel 2018 una relazione parlamentare citava proprio la posizione della Crusca. Che definiva opportuno e auspicabile il riferimento in Costituzione.
Tutti i Paesi di lingua neo-latina lo fanno
Tutti i Paesi europei di lingua neo-latina fanno menzione della lingua nazionale in Costituzione. “Il senatore Roberto Menia – aggiunge Marazzini – ha da poco presentato un disegno di legge. Che somma il modello francese a quello spagnolo. Dice che l’italiano è la lingua ufficiale della Repubblica (come in Francia). E che tutti i cittadini hanno il dovere di conoscerla. E il diritto di usarla (come in Spagna)”. Entrambi i modelli – spiega però – sono nati in funzione difensiva. “La Francia l’ha introdotto nel 92 per tutelarsi rispetto all’Europa che si apriva. E all’invadenza dell’inglese come lingua europea. La Spagna lo ha fatto per garantire il ruolo del castigliano di fronte alla forte presenza di minoranze linguistiche. Io credo che il nostro approccio non debba essere difensivo. Intimorito dall’aggressione dell’inglese o dai particolarismi. Ma propositivo”. Tra i principali fautori della difesa della lingua italiana in Costituzione c’è anche Fabio Rampelli. Che ha presentato una proposta di legge costituzionale per introdurre l’italiano come lingua della Repubblica italiana.
Il modello portoghese è il più propositivo
Per il numero uno dell’Accademia della Crusca il modello portoghese è il più interessante. “Il riferimento alla lingua è inserito nei compiti fondamentali dello Stato. Un compito attivo, di promozione. Che compare fra quelli di garantire l’indipendenza nazionale e i diritti di libertà”. Sugli anglicismi sempre più massicci nel parlato Mazzarini invita a riscoprire la fiducia nella nostra lingua. “Tradurre è anche un modo per riflettere. Diceva Umberto Eco: la lingua dell’Europa è la traduzione”. Che cosa si può fare per pretendere che almeno le leggi vengano scritte in un buon italiano? “Farle rivedere dall’Accademia della Crusca. Ma in parte veniamo già consultati. Per esempio dal comitato delle pari opportunità della Corte Cassazione per il linguaggio di genere. E la chiarezza nella comunicazione sociale”.