Lotta alle droghe e alla dipendenze: addio metodo Dadone, ora il centrodestra fa sul serio

5 Dic 2022 12:28 - di Mario Campanella
lotta droga

Ci voleva un governo di centrodestra o di destra-centro come tenta disperatamente di dire il centrosinistra, per riportare finalmente al centro del dibattito dopo oltre un decennio dì oblio il tema della difesa della vita e della lotta incisiva alle droghe e alle dipendenze.

Con un quadro complessivo che ricorda gli anni Ottanta, tra morti conclamate per eroina e decessi mascherati per coca, sostanze sintetiche, acidi e una varietà infinita di veleni, per la sinistra il problema principale è rimasta la legalizzazione. Come se flotte di quindicenni non avessero già le narici intossicate e nei parchi, grazie a un ricambio continuo della manovalanza migrante, non corressero fiumi di polvere. Un totem, quello della legalizzazione, con il paravento alzato della sottrazione dì un ricco mercato alle mafie, dimenticando il piccolo particolare che la”merce” in gioco è ancora la persona. Entità che Maria Teresa Bellucci, viceministro agli affari sociali, psicoterapeuta, conosce bene e che ha posto come avanguardia del suo programma. Intanto, la Bellucci ha messo in archivio il piano presentato in extremis dall’ex ministro Dadone, annunciando dì voler modificare il testo unico delle sostanze stupefacenti risalente al 1990. Non una differenza sottile ma sostanziale tra oggi e ieri.

La riduzione del danno è un concetto superato

La riduzione del danno, che la Dadone presentava come forma surrettizia dì rassegnazione alla dipendenza è un concetto superato. Per Bellucci invece, è accettabile solo come passaggio intermedio verso la liberazione. Lavora bene la Bellucci e partecipa attivamente, con le comunità dì recupero, a una rivisitazione di approccio delle comunità che comprenda anche le dipendenze non chimiche. Su questo fronte è attivo da sempre Maurizio Gasparri, oggi vicepresidente del Senato, ideatore dì Scelgolavita e sono impegnati diversi parlamentari di FdI e del centrodestra, da Luca Sbardella al sottosegretario agli interni Wanda Ferro. Che vi sia uno storico filo che accomuna la destra alla lotta alle tossicodipendenze è un dato confermato non solo da responsabilità apicali nelle comunità ( ad esempio l’ex dirigente nazionale del Fdg , Renato Caforio, Presidente de Il Delfino (la più importante comunità calabrese) ma dalla genesi stessa del fenomeno.

Arrivata negli anni Settanta, l’eroina trovava una sorta di pseudo accettazione negli ambienti di sinistra, spalleggiati indirettamente dalla microcriminalità nelle strade contro una destra che non accettava compromessi sul tema. Seppure grandi autori come Luigi Cancrini , marxista e studioso ante litteram della teoria del vuoto, abbiano fornito contributi scientifici rilevanti che andavano in una direzione specifica, per diversi lustri il dibattito è rimasto ingabbiato sulla questione della possibile liberalizzazione. Pazienza se proprio dal nord Europa, paladina storica della distribuzione farmaceutica degli stupefacenti, siano arrivati risultati deludenti sul presunto calo del consumo.

Oggi il tema delle dipendenze riguarda anche la ludopatia

Oggi il tema delle dipendenze assorbe anche la ludopatia, tragedia sociale divenuta emergenziale. Bellucci vuole cambiare i Serd, rendendoli funzionali e moderni, oltre che culturalmente adeguati a nuove tipologie di consumatori. Comunità non più stanziali o passive ma in grado di aprirsi alla logica del dialogo, con la scuola e i centri di aggregazione. Un orientamento sistemico che promette di destinare più risorse e meglio ai centri di recupero e dì parlare con uno spirito nuovo a generazioni diverse. Nicola Gratteri ha dimostrato , a proposito delle ludopatie, la pervasività della ndrangheta nella gestione delle sale da gioco. Certo, tabacchi e ricevitorie, tra biglietti, gratta e vinci, estrazioni varie del lotto, inducono comunque al gioco d’azzardo che sì nutre di offerte web incredibilmente disponibili anche per i minorenni. La Bellucci, però, è assai determinata. La cosa più importante è che ha capito, perfettamente, che lo slogan marcusiano della fantasia al potere è più incisivo del piagnisteo continuo dì chi sì lamenta sempre per mancanza di fondi. Ha un piano e un progetto valido, partecipato e figlio del confronto continuo con gli operatori. Finalmente, una politica dei fatti partorita dall’umanesimo delle azioni politiche. In questo senso, ancora, veramente dì destra.

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