Manovra, “mancette” addio: il governo Meloni dimezza quelle di Draghi e dei precedenti governi
Tagli sostanziale alle cosiddette “mancette” in manovra: quest’anno costituiscono il 27,5% in meno rispetto ai precedenti esecutivi. Il governo Meloni ha frenato una tendenza che finiva per pesare sulle casse dello Stato senza essere risolutiva da un punto di vista strutturale. Ammontano a poco più di 290 milioni di euro gli aiuti specifici che la legge di bilancio solitamente assegna al di fuori delle esigenze del Paese. L’anno scorso – l’anno dei Migliori – superavano i 400 milioni.
Manovra attenta, “Italia Oggi”: il governo riduce le “mancette” del 27,5%
Un aspetto molto rilevante nella visione complessiva del nuovo esecutivo, che ha sottolineato solo Italia Oggi. Del resto, la prima manovra del governo Meloni si rivela molto attenta e rigorosa. Mentre i giornaloni, critici su tutto, si limitano a una visione riduttiva e banale. Come fa il Corriere, che pure è tra i più equilibrati tra i quotidiano che danno addosso al premier: la manovra va bene fin dove contiene gli ultimi dettami di Mario Draghi; per il resto è sub iuduce. E comunque – è il senso degli editoriali- non si sa quanto durerà questo esecutivo. E’ il mantra un po’ cerchiobottista. Nessun economista “principe” ha notato, invece questo aspetto della drastica riduzione al metodo delle “mancette”. Ogni governo in passato inseriva delle “bandierine” per acconentare qualcuno. Il fatto che Meloni abbia invertito “l’usanza” per Nicola Porro invece, vale tutta la filosofia che informa questa finanziaria: “è il tono che dà il senso a tutto lo spartito” della manovra. Gongola l’editorialista e conduttre. Manovra che, beninteso, non poteva elevarsi a voli pindarici, visto che per due terzi ha dovuto intervenire sull’energia. Come tutti chiedevano al nuovo governo, del resto.
“Mancette”, il governo Draghi le aveva portate a 400 milioni
Tornando alla riduzione delle cosiddette “mance”, le risorse per enti o settori specifici rappresentano meno dell’1% (0,8%) dei 35 mld di euro allocati con la legge di bilancio 2023. Gli aiuti tradizionalmente spalmati un po’ qui e un po’ lì a fine anno risultano tagliati rispetto all’anno scorso. La manovra 2022 stanziava 30 miliardi, di cui le cosiddette mance rappresentavano più dell’1% (1,3%), superando i 400 milioni. “Ma quest’anno qualcosa è cambiato, perché i finanziamenti puntuali e in certa misura lontani dalle esigenze del paese scendono a quota 290 milioni, segnando una riduzione rispetto alla spesa del 2022 del 27,5%”, leggiamo su Italia Oggi.
Le riduzioni
Non mancano anche quest’anno le somme per iniziative di vario tipo, come i cammini religiosi, ma il finanziamento è poco più di una mancetta, ammontando a 500 mila euro, contro i 3 milioni bloccati l’anno scorso. Si riducono ma restano consistenti i fondi per la ceramica e il vetro artistico di Murano, cui vanno 1,5 milioni contro gli addirittura 10 milioni stanziati nel 2022. E ancora, al recupero della fauna selvatica solo 1 milione, rispetto ai 4,5 mln dello scorso anno. Qualcosa infine, va agli enti specifici come la fondazione biblioteca Benedetto Croce, con 300 mila euro; o la Confederazione Misericordie d’Italia, con 500 mila. Per altri finanziamenti così puntuali si è preferito non spendere e provvedere tramite riduzioni di bilancio. È il caso del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), cui sì andranno ben 15 milioni, ma tramite una riduzione equivalente della spesa legata ai fondi speciali per la ricerca. Un buon viatico. Anche un settimanale come l’Espresso lo scorso anno sottolineava: “Il governo Draghi fa come gli altri: mancette per tutti invece di fondi ai servizi”. Strano che quest’anno nessuno abbia annotato questo cambio di rotta.