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Nuovo record minimo di nascite, cala la popolazione italiana: i numeri del Censimento Istat

Politica - di Redazione - 15 Dicembre 2022 - AGGIORNATO 15 Dicembre 2022 alle 15:24

La popolazione censita in Italia al 31 dicembre 2021 ammonta a 59.030.133 residenti, in calo dello 0,3% rispetto al 2020 (-206.080 individui). Il decremento di popolazione interessa soprattutto il Centro Italia (-0,5%) e l’Italia settentrionale (-0,4% sia per il Nord ovest che per il Nord est); è più contenuto nell’Italia meridionale (-0,2%) e risulta minimo
nelle Isole (appena 3mila unità in meno).

Le donne superano gli uomini

Le donne rappresentano il 51,2% della popolazione residente, superando gli uomini di 1.392.221 unità. Sono alcuni dati che emergono dalla terza edizione del Censimento permanente della Popolazione e delle Abitazioni, svolta nell’autunno 2021. Il rapporto di mascolinità è pari a 95,4 uomini ogni 100 donne; il più alto si registra in Trentino-Alto Adige (97,7), quello più basso in Liguria (92,6). Che è anche la regione con il più alto indice di vecchiaia (267,2). Non è un quadro allegro.

Saldo naturale negativo

I numeri che emergono dalla terza edizione del Censimento Istat rilevano che il nostro è un Paese sempre più vecchio. L’età media si è innalzata di tre anni rispetto al 2011 (da 43 a 46 anni). La Campania continua a essere la regione più giovane (età media di 43,6 anni) mentre la Liguria si conferma quella più anziana (49,4, anni). L’invecchiamento della popolazione italiana è ancora più evidente nel confronto con i censimenti passati. Nel 2021 per ogni bambino si contano 5,4 anziani; contro meno di un anziano per ogni bambino del 1951 (3,8 nel 2011). L’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e quella con meno di 15 anni) è notevolmente aumentato e continua a crescere, da 33,5% del 1951 a 187,6% del 2021 (148,7% nel 2001).

Nuovo record minimo delle nascite

Il nuovo record minimo delle nascite (400mila) e l’elevato numero di decessi (701mila) aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese nell’ultimo decennio. Un dato molto preoccupante.Il saldo naturale, pari a -301mila unità nel 2021; sommato alle -335mila già rilevate nel 2020 determina in due anni di pandemia un deficit di “sostituzione naturale” di 637mila persone. I nati sono stati appena 400.249 nel 2021, in diminuzione dell’1,1% rispetto al 2020 e quasi del 31% nel confronto con il 2008, anno di massimo relativo più recente delle nascite. La geografia delle nascite mostra «un calo generalizzato in quasi tutte le ripartizioni, con i valori più alti al Sud (-2,7%) e un’unica eccezione nel Nord-est dove si registra un lieve incremento (+0,1% sul 2020)».

Roma è il comune più grande con 2.749.031 residenti, Morterone (in provincia di Lecco) quello più piccolo (con appena 31 abitanti). Cogliendo tra i molti spunti, rileviamo che la quota più significativa di popolazione, pari al 36,3%, è in possesso del diploma (oltre 5 punti percentuali in più rispetto al 2011).

Analfabeti dimezzati in dieci anni. Nel Lazio più laureati

Tra il 2011 e il 2021 si dimezzano gli analfabeti (dall’1,1% allo 0,5%); diminuiscono le persone che non hanno proseguito gli studi dopo il primo ciclo della scuola primaria; e aumentano laureati (dall’11,2% al 15,0%) e dottori di ricerca (dallo 0,3% allo 0,5%). A livello territoriale i laureati sono il 17,2% al Centro, il 15,3% al Nord-ovest, il 14,9% al Nord-est, il 13,8% nel Meridione e il 13% nelle Isole. Le quote più elevate di titoli di studio bassi si rilevano invece al Sud. Con il 19,1% il Lazio è la regione con l’incidenza più elevata di laureati e di dottori di ricerca (0,8%) a cui si contrappone la Puglia (12,9% e 0,3%), al pari di Valle D’Aosta/Vallée d’Aoste, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia.

Il Nord Italia è l’area più attrattiva per gli stranieri

I grandi comuni, con più di 250mila residenti, continuano a essere un polo di attrazione per i più istruiti: la quota di laureati registra un picco (29,1%) a Milano e Bologna, che dal 2011 guadagnano 6 punti percentuali. Più contenute, ma sempre sopra la media nazionale del 15%, le incidenze di laureati a Palermo, Napoli e Catania, che in dieci anni crescono tra i 2,5 e i 3,2 punti percentuali. Nel Nord Italia si concentra il 59% della popolazione straniera censita (2 milioni 973mila); in particolare è il Nord ovest, con oltre un terzo dei cittadini non italiani rilevati, l’area più attrattiva. Il Centro Italia accoglie il 25% di stranieri rilevati (1 milione 241mila) e il Sud e le Isole, rispettivamente, l’11,6% e il 4,6%.Nel confronto con il 2020, le regioni che hanno registrato il calo maggiore sono Lombardia (-35mila), Toscana (-19mila circa), Lazio (-17mila) e Veneto (-16mila). Al contrario, Calabria, Puglia e Basilicata, sebbene inmisura molto ridotta, sono le uniche a registrare un incremento di stranieri.

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