Pd, gli ex-Ppi minacciano la scissione. Letta: «Noi dem sotto attacco delle altre opposizioni»
Tempi duri per Enrico Letta: non c’è solo un partito da rifondare, un congresso da celebrare o correnti da addomesticare. No, ora a dare filo da torcere al segretario del Pd c’è anche il malpancismo degli ex-Popolari, la componente – per intenderci – da cui proviene il presidente Mattarella. Gente che qualcosa conta, insomma. E che oggi si è riunita per discutere di un tema certamente non casuale: “I cattolici democratici nella politica di oggi: ancora utili all’Italia?“. Letta era lì quando, con parole, sorprendentemente molto dure, è intervenuto Pierluigi Castagnetti, l’ultimo segretario del Ppi. «Il 25 settembre – ha esordito – è successo qualcosa, si tratta di capire perché questo è avvenuto. Se pensiamo di cavarcela con un processo di sedicenti costituenti, no».
Botta e risposta tra Castagnetti e Letta
Il riferimento è alla nuova Carta dei valori cui sta lavorando un pletorico comitato di 87 persone (intellettuali, società civile, ex-parlamentari ecc.). Il timore è che la rivisitazione del manifesto redatto nel 2007 possa snaturare il Pd. «In quel caso – ha avvertito Castagnetti – gli ex-Ppi ne trarrebbero le conseguenze». In pratica, una minaccia di scissione. E ancora: «Vorrei sapere quali sono questi nuovi valori. Quelli che sono nella Carta del 2007 sono stati scritti da Reichlin e da Scoppola, che vi avevano riflettuto bene». In ogni caso, ha concluso, «qualunque documento produca questo gruppo di persone, non può che essere consegnata alla dirigenza che uscirà dal prossimo congresso, come un contributo al dibattito».
«Questa la sconfitta peggiore»
Un liscebusso in piena regola. «Vi invito a non avere paura di questo dibattito», ha replicato Letta, insistendo sulla necessità di aggiornare la visione del partito. Ma i tempi sono difficili e non lo nasconde. «Ho vissuto diversi tempi di sconfitte, il 2001 e il 2008 – ha ricordato -. Ci sono voluti anni per ritirare la testa su. Questa volta oltre ad avere il vento contro c’è una seconda considerazione che rende tutto ancora più complicato, non siamo soli. Oggi – ha concluso il segretario dem – c’è una concorrenza, un attacco e un tentativo di sostituirci da parte delle altre opposizioni che, dopo aver fatto di tutto per farci perdere le elezioni, ora fanno di tutti per sostituirci come opposizione».