Pino Rauti responsabile del terrorismo nero? Quindi accolliamo a Berlinguer i delitti delle Br…

28 Dic 2022 19:38 - di Federico Gennaccari
Rauti

Prima la Fiamma, ora la nascita del Msi e la figura di Pino Rauti. Ancora una volta politici, giornalisti e intellettuali di sinistra si scagliano contro la storia della Destra dimostrando di non conoscerla affatto (come peraltro non conoscono neppure la storia del Pci) per cui sembrano fare la gara a chi la spara più grossa. Rauti in prima pagina su “Repubblica” come fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo viene accusato di portare «la responsabilità politica di tutti gli atti del gruppo” compresi quelli compiuti dal Movimento Politico Ordine Nuovo negli Anni Settanta. Un clamoroso falso.

Cosa c’entra Concutelli con Pino Rauti?

Usando la stessa logica applicata a Rauti da Eugenio Occorsio (figlio di Vittorio, il magistrato ucciso da Pierluigi Concutelli, “capo militare” del MpOn il 10 luglio 1976), si dovrebbe affermare che Enrico Berlinguer era responsabile politico degli atti compiuti da Alberto Franceschini e gli altri comunisti reggiani quando poi sono entrati a far parte delle Brigate Rosse. Chiaramente non si può affermare ciò di Berlinguer, esattamente come non si può addossare a Rauti le responsabilità per quanto compiuto da coloro che nel 1969 non vollero rientrare nel Msi e fondarono, proprio in contrapposizione con Rauti, il Movimento Politico Ordine Nuovo. E poi Evola “ideologo del fascismo e del nazionalsocialismo”.

Ferrara ricorda il milazzismo e i voti missini per Segni e Leone

Abbiamo voluto fare questo esempio per far capire la pretestuosità degli argomenti usati da “Repubblica”,  da politici del Pd e di Azione contro le dichiarazioni di Isabella Rauti e Ignazio La Russa che hanno ricordato l’anniversario del Msi, fondato il 26 dicembre 1946. Vogliono criticare il Msi lo facessero, ma studiassero, leggessero, si documentassero. Non a caso nei giudizi sul Msi si distingue uno come Giuliano Ferrara che da militante e dirigente del Pci è stato un avversario politico, ma non è uno sprovveduto e quindi su “Il Foglio” afferma «che è legittimo, che non crea imbarazzo alcuno, ricordare il Msi» (poi naturalmente da ex comunista ne dice peste e corna). Ferrara, ad esempio, ricorda talune vicende storiche come il governo Milazzo in Sicilia che alla fine degli anni Cinquanta era appoggiato assieme dal Pci di Togliatti e dal Msi di Michelini, nonché il voto missino determinante per l’elezione di Segni e di Leone alla presidenza della Repubblica nel 1962 e nel 1971.

La storia della destra va studiata e conosciuta

Eh sì perché la storia della Destra e del Msi è poco conosciuta ma I libri sulla storia della Destra ci sono, bisogna leggerli. Ne ricordiamo due di Adalberto Baldoni “La Destra in Italia 1945-1969” dove approfondisce e ricostruisce le vicende della fondazione del Movimento Sociale Italiano fino alla morte del segretario Arturo Michelini, e “Destra senza veli 1946-2018. Storia e retroscena dalla nascita del Msi a Fratelli d’Italia”. Leggendoli si potrebbero fare scoperte interessanti da trasformare in quiz. Pino Rauti “il più impresentabile, tra gli impresentabili” e “anima eversiva del neofascismo italiano” come lo definisce Simonetta Fiori su “Repubblica” è stato invitato al congresso di fondazione dei Democratici di Sinistra nel 1997? La risposta è sì, D’Alema volle invitare anche lui, allora segretario del Movimento Sociale Fiamma Tricolore.

I contatti tra Rauti e i giovani del Pci

Rauti e i giovani missini sono stati mai corteggiati dai giovani del Pci guidati da Enrico Berlinguer? Anche qui la risposta è sì. Rauti scrisse anche un articolo per il giornale comunista “Pattuglia” e ci furono incontri e scambi politici nel nome dell’antiamericanismo dovuto precisamente all’opposizione al Patto Atlantico.

Già nel 1952 erano missini i sindaci di Benevento e Foggia

Altre scoperte che si possono fare riguardano la storia del Msi. Quando sono stati eletti i primi sindaci missini di capoluoghi di provincia e i primi assessori? Nel 1993? No sbagliato, quasi quarant’anni prima, nel lontano 1952 erano missini i sindaci a Benevento e a Foggia, mentre assessori vennero nominato anche a Napoli con la prima Giunta Lauro e in altre città dove la coalizione fra missini e monarchici vinse le elezioni.

Potrebbero scoprire che il Msi non è nato come partito neofascista, ma voluto da Romualdi come partito postfascista, e poi è sempre stato più un partito conservatore che altro sin dal 1950 quando i moderati assunsero la guida del partito con Augusto De Marsanich e poi con Arturo Michelini che per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta perseguì la politica dell’inserimento, eleggendo Gronchi alla presidenza della Repubblica nel 1955 e astenendosi su qualche governo fino a sfruttare la possibilità del governo Tambroni (retto alla Camera dal voto determinante missino) nel 1960 ma sbagliando clamorosamente con la scelta di tenere il congresso del Msi a Genova.

Si scatenò la reazione della piazza social-comunista e il Msi dovette rinunciare al congresso e poi al governo per entrare nell’isolamento da cui uscirà più di trent’anni dopo, nel 1993-1994. Un Msi conservatore che infatti è sempre stato contestato da quanti si collocavano nell’estrema destra (e dalla minoranza interna) o si definivano “fascisti” o “neofascisti” e non è mai stato sciolto per ricostituzione del partito fascista, accusa mossa da più procure ma sempre respinta.

Borghi (Pd): il Msi era votato da milioni di persone

Un partito che in quarantasette anni di storia ha tenuto 17 congressi (alcuni dei quali molto animati, forse anche troppo) partecipando alla vita politica italiana, anche se chi ea di destra veniva ritenuto un “cittadino di serie B”. Del resto c’è un esponente del Pd, il senatore Enrico Borghi che pur criticando il Msi riconosce che «sia detto per sgombrare il campo da infantili letture, era certamente legittimato in un sistema democratico ad esistere. Il Msi è stato un partito votato da milioni di italiani, è entrato in Parlamento, e mai nessuno si è sognato (tantomeno Togliatti!) di metterlo fuori legge».

La svolta di Fiuggi non è incompatibile con il Msi

Ricordare il Msi e quel cammino iniziato il 26 dicembre 1946 non vuol dire rinnegare la svolta di Fiuggi, perché la traversata della Destra è cominciata quel giorno con Romualdi, Almirante, De Marsanich e Michelini, poi si è evoluta in Alleanza Nazionale per finire poi con Fratelli d’Italia che ha raccolto il testimone della Destra italiana fino ad arrivare al governo Meloni.

E’ questo che dà fastidio per cui, comprendiamo i tentativi di “Repubblica” e dei vari esponenti del Pd di voler accreditare una Destra “neofascista” e “nostalgica” per mettere in difficoltà la Meloni, ma si rassegnino e soprattutto studino la storia dei partiti, non solo del Msi ma anche del Pci.

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