Più liberi più libri, si parla di fascismo e parte l’attacco a Meloni: il governo vuole riscrivere la storia…

10 Dic 2022 20:08 - di Vincenzo Fratta

Alla fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi, in corso a Roma dal 7 al 11 dicembre, Emilio Gentile, attualmente il più autorevole studioso italiano del Ventennio, ha tenuto l’8 dicembre una lectio magistralis per il lancio della sua Storia del Fascismo edita da Laterza. Nello stesso giorno il politologo Gianfranco Pasquino aveva in programma la presentazione di una raccolta di saggi da lui curata dal titolo Fascismo. quel che è stato, quel che rimane, edito per i libri dell’Enciclopedia Treccani.

La lectio magistralis di Emilio Gentile

La lectio di Emilio Gentile è stata molto interessante, il taglio scelto decisamente brillante, con un intervento pronunciato in parte a braccio e in parte seguendo gli appunti con la proiezione sullo schermo di alcune immagini fotografiche.

Il professore ha passato in rassegna le varie interpretazioni storiografiche del Fascismo, sia in relazione alle varie fasi del Ventennio − nascita del movimento, conquista del potere, anni del consenso, disastro della guerra e crollo del regime −, sia sul rapporto di questo con gli altri «poteri» presenti in Italia − Monarchia, Chiesa Cattolica, compagine industriale −, soffermandosi infine sul significato del termine «totalitario».

Il curatore «dimentica» il suo libro

Anche il secondo appuntamento prometteva bene. Fascismo. Quel che è stato, quel che rimane   è un’interessante raccolta di 19 saggi di autori di diversi orientamenti  che hanno approfondito ognuno un distinto aspetto di quello che nel libro viene definito «il più importante fenomeno politico della storia d’Italia e uno dei più rilevanti del XX secolo». Tuttavia all’evento dedicato al libro del libro purtroppo non si è parlato.

Gli attacchi al governo Meloni

Il politologo Gianfranco Pasquino ha dovuto cedere il passo alla presentatrice, la giornalista Simonetta Fiori, e al direttore di Repubblica Maurizio Molinari. La Fiori ha impostato tutto l’evento inserendo in ogni domanda un attacco al governo Meloni, fatto di accuse e accostamenti fuori luogo e in alcuni casi decisamente risibili.

Come nell’esordio nel quale ha chiesto agli interlocutori: «Il governo si appresta a riscrivere la storia [sic]. Come pensate si possa reagire?». Molinari ci è andato subito a nozze esordendo con l’affermazione che ora in Italia «non si può parlare del fascismo» [sic]. Con la discussione così indirizzata Pasquino ha buttato là qualche generica considerazione, dimenticandosi del tutto di parlare del libro.

Molinari e l’equazione Putin uguale fascismo

Il cuore dell’intervento del direttore di Repubblica era basato sull’equazione fascismo=Putin. È incredibile che si pensi di spacciare l’autocrate russo per «fascista» quando la sua Federazione Russa è la diretta continuatrice dell’Unione Sovietica: nel linguaggio, nell’uso della violenza e dell’assassinio politico compiuto da sicari all’estero, nell’universo concentrazionario, nella pratica delle deportazioni e della pulizia etnica, nella disinformazione.

C’è una catena che parte da Lenin e Stalin, da Kaganovič (che cito per le sue responsabilità dirette in Ucraina) e dagli altri dirigenti sovietici per scorrere fino a Vladimir Putin, che in quanto ex funzionario del Kgb rappresenta anche plasticamente l’anello di congiunzione tra Urss e Federazione Russa.

Putin come Stalin

Occorre ricordare che il sistema criminale che possiamo definire in vari modi (marxista-leninista, bolscevico, sovietico, socialismo reale), ha cominciato ad «esprimersi» fin dalla sua origine con i massacri compiuti durante e dopo la guerra civile 1919-20 seguita alla presa del potere dei bolscevichi, ovvero quando il fascismo non era nato o stava muovendo i suoi primi passi.

Che l’Holodomor, il genocidio per motivi di classe ordinato da Stalin, precede di 10 anni la Shoah, il genocidio per motivi razziali. Che i metodi usati da Putin nei territori ucraini occupati, sono i medesimi usati dai bolscevichi in Crimea e in Ucraina, da Stalin contro il suo popolo e nei territori dell’Europa Orientale caduti sotto il giogo di Mosca durante e dopo la Seconda guerra mondiale.

Alla fine a riscrivere la storia è Molinari…

Siamo anche convinti che tutto ciò il direttore di Repubblica lo sappia bene e che sia pertanto lui e non il governo Meloni che prova a «riscrivere la storia».

Se tuttavia volessimo concedere a Maurizio Molinari il beneficio del dubbio, gli consiglieremo due libri agili ma preziosi: Tutto scorre di Vasilij Grossman e Il viaggio più lungo di Oksana Zabužko. Nel primo testo, il giornalista e scrittore russo Vasilij Grossman traccia in forma di racconto l’agghiacciante quadro del sistema criminale leninista sovietico. Nel secondo, pubblicato quest’estate in lingua originale e appena tradotto da Einaudi, la scrittrice ucraina Oksana Zabužko mette in evidenza il processo di ri-sovietizzazione cominciato subito dopo l’implosione dell’Urss nel 1991 e cresciuto negli anni di pari passo con il consolidamento del potere di Putin e della sua stretta cerchia legata al Kgb.

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