Prosciolta dopo 10 anni di gogna mediatica: l’incredibile calvario della dem Lorenzetti

6 Dic 2022 12:02 - di Francesca De Ambra
Lorenzetti

Restare inchiodata dieci anni alla croce di un’inchiesta giudiziaria e uscirne senza neppure un processo. Quali altre meraviglie ci dovrà ancora mostrare la giustizia italiana prima che si metta mano alla sua radicale riforma? Uno crede di averle viste tutte e invece vai a scoprire che il caso dell’ex-presidente (dal 2000 al 2010) della giunta dell’Umbria Maria Rita Lorenzetti è davvero speciale. Prosciolta dopo dieci anni trascorsi tra richieste di archiviazioni, imputazioni coatte e proscioglimenti senza mai accedere al tribunale. Tutto finito davanti al Gup: «Il fatto non sussiste». Tra morte e resurrezione dell’imputata ci sono anche 15 giorni passati agli arresti domiciliari.

Maria Rita Lorenzetti è stata presidente dell’Umbria

Parliamo di reati come associazione a delinquere, corruzione, abuso d’ufficio e persino traffico illecito di rifiuti. Nessuno commesso durante il mandato di governatrice. Già, tutte le condotte incriminate risalgono al tempo in cui la Lorenzetti, donna forte del Pds-Ds-Pd in Umbria passò a presiedere Italferr, società di ingegneria controllata da Ferrovie dello Stato. Siamo nel 2012 e l’attenzione della Procura di Firenze (poi il fascicolo passerà per competenza a Roma, purgato del reato associativo e di una delle accuse di corruzione) punta il passante ferroviario fiorentino dell’alta velocità. L’epilogo nei giorni scorsi con la richiesta di proscioglimento anche per l’ultima accusa di corruzione rimasta in piedi.

Il proscioglimento chiesto dagli spessi pm

A richiederlo, gli stessi pm capitolini, resisi finalmente conto che l’impianto accusatorio non avrebbe retto in un processo. Tutto è bene quel che finisce bene. Tranne che il danno reputazionale subito dalla Lorenzetti, ormai irrimediabile. E sì, perché in questi casi il copione prevede che ad ogni accusa corrisponda un titolo di giornale con annesse polemiche e cori di tifosi, in cui a prevalere è sempre chi grida “a morte, a morte“. Per non parlare delle due settimane ai  domiciliari. Ne uscì solo dimettendosi da Italferr. Nel comminarle la misura cautelare, il Gip parlò di «articolato sistema corruttivo». Ora sappiamo che non è così. Ma il processo mediatico, si sa, non conosce assoluzioni. E per chi è pubblicamente esposto, spesso è l’unico che conta.

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