Qatargate, caccia agli investimenti in case e terreni. Per Giorgi si parla di una villa a Cortina
Le autorità investigative belghe che stanno ricostruendo l’immenso flusso di denaro, frutto di corruzione da parte di Qatar e Marocco, riciclato in investimenti immobiliari lussuosi dagli indagati, pretende la consegna di Maria Dolores Colleoni, moglie 68enne dell’ex-eurodeputato del gruppo S&D, Pier Antonio Panzeri, ora ai domiciliari a Calusco d’Adda così come la figlia dell’europarlamentare, Silvia Panzeri, accusate di corruzione, riciclaggio e associazione per delinquere.
Saranno i giudici della Corte d’Appello di Brescia a decidere se la signora Panzeri, che è formalmente arrestata, dovrà essere consegnata alle autorità belghe, Paese al centro del gigantesco scandalo Qatargate.
“Non appaiono sussistere cause ostative alla consegna” al Belgio, ha scritto il giudice della Corte d’appello di Brescia Anna Dalla Libera, nel provvedimento di convalida dell’arresto, in esecuzione di un mandato di arresto europeo, di Maria Dolores Colleoni e Silvia Panzeri.
“Ascolteremo la richiesta di consegna al Belgio per la nostra assistita che oggi sarà presente in aula – afferma l’avvocato Angelo De Riso, difensore insieme al collega Nicola Colli, di Maria Colleoni, moglie dell’ex-eurodeputato. – Vedremo come andrà e se ci sarà necessità di acquisire ulteriori elementi, noi comunque ci opporremo alla consegna”.
La moglie di Panzeri “sembra essere pienamente consapevole delle attività” del marito e sembra “persino partecipare nel trasporto dei ‘regali’ dati al Marocco da A.A., ambasciatore del Marocco in Polonia” come si legge nel mandato firmato dal giudice Michel Claise.
Arrestata lo scorso 9 dicembre su mandato di arresto europeo, già nell’udienza di convalida il giudice aveva sostenuto che “nulla osta” al suo trasferimento in Belgio.
Oggi nell’udienza in camera di consiglio – presidente è il togato Francesco Nappo – i giudici potranno decidere con motivazione contestuale oppure rinviare la decisione, massimo entro i primi di gennaio.
Nel caso la richiesta di consegna formulata dal pg Giovanni Benelli venisse accolta, la difesa della famiglia Panzeri potrà fare ricorso in Cassazione entro 5 giorni. L’istanza finirebbe per bloccare la consegna immediata al Belgio.
La questione è centrale perché, anche grazie all’enorme documentazione probatoria accumulata dagli investigatori belgi con migliaia di ore di intercettazioni, soprattutto con cimici piazzate a casa dell’ex-eurodeputato si è capito che il marito della Colleoni rappresentava una sorta di hub: riceveva tangenti e, poi, le ridistribuiva.
Un esempio è il video in mano agli investigatori in cui si vede Panzeri consegnare al sindacalista Luca Visentini, biglietti con l’effige di Babbo Natale e, all’interno, le banconote frutto della corruzione.
È stato lo stesso Visentini – all’epoca a capo del sindacato europeo e candidato per essere eletto leader del sindacato mondiale – a confermare la questione che è gravissima perché quelle tangenti servivano proprio a distorcere l’organizzazione sindacale rispetto ai diritti umani in Qatar.
“Sembriamo quelli di Ocean’s Eleven”, scherzava Panzeri mentre consegnava le buste piene di contanti.
Nella caccia alla montagna di soldi arrivata dal Qatar e dal Marocco all’organizzazione criminale gli investigatori stanno cercando di avere informazioni dettagliate dalle autorità dei relativi Paesi non solo sui conti bancari degli indagati ma anche sugli investimenti fatti.
Per Francesco Giorgi si parla di una villa a Cortina e, insieme alla compagna, di un terreno di 3 ettari e mezzo nell’isola greca di Paros.
Nelle istituzioni Ue c’è grandissimo imbarazzo perché l’inchiesta sta velocemente salendo di livello.
L’attenzione si è appuntata ora sull’ex-commissario europeo agli Affari Interni, il greco Dimitris Avramopoulos che “è membro del consiglio dei membri onorari” di Fight Impunity, la Asbl fondata da Pierantonio Panzeri nel 2019 finita nel mirino della magistratura belga.
Per questo Avramopoulos ha ricevuto una autorizzazione il 3 febbraio 2021, dopo un’opinione del comitato etico del 10 dicembre 2020.
“Non possiamo confermare le cifre, non sta a noi dire quale possa essere stata la sua remunerazione: raccomanderei fortemente di chiedere a lui”, dice il portavoce capo della Commissione Eric Mamer, durante il briefing con la stampa a Bruxelles.
“Stiamo conducendo verifiche interne, è chiaro – continua – siamo di fronte a una decisione presa dalla Commissione, nel rispetto delle regole. Stiamo verificando se le condizioni previste dalla decisione sono state rispettate, al momento non abbiamo indicazioni in contrario”.
Avramopoulos “ha specificato anche che avrebbe condotto attività per conto loro, per le quali sarebbe stato remunerato”, con un contratto “per un anno, ma non posso confermare la cifra”, che sarebbe intorno ai 60mila euro.
Durante il briefing con la stampa a Bruxelles sono stati sollecitati chiarimenti anche sull’Alto Rappresentante dell’Ue per gli Affari Esteri Federica Mogherini divenuta membro onorario dell’Asbl, Fight Impunity fondata da Pierantonio Panzeri “dopo la fine del suo cooling-off period – specifica il portavoce capo della Commissione Europea, Eric Mamer. – Ha iniziato a lavorare dopo il periodo di cooling-off”.
Alla domanda se questo implichi una retribuzione da parte della Onlus di Panzeri, Mamer replica: “Come possiamo saperlo? Dopo la fine del periodo di cooling off la Commissione “non riceve più informazioni sulle attività dei suoi ex membri”. E, quindi, solo la Mogherini, esponente Pd, può dire se è quanto ha incassato da parte di Panzeri.
Ma non è solo questo aspetto relativo ad Avramopoulos e a Mogherini che fa pensare al coinvolgimento degli alti livelli Ue.
Ecco cosa dicono i legali di Eva Kaili al riguardo: “Vi racconto le parole della signora Kaili: stava portando avanti un piano iniziato nel 2019, l’alto rappresentante Josep Borrell e Ylva Johansson avevano deciso a livello di Commissione di cooperare con Qatar, Kuwait e Oman”. Come dire: sono tutti coinvolti.