Qatargate di sinistra, vacanze di Natale alle Maldive per gli europarlamentati che temono l’arresto…
Il Qatargate rischia di rovinare le vacanze di Natale agli europarlamentari, soprattutto per quelli a rischio… Scegliere la meta giusta per le ferie di Natale potrebbe rivelarsi complicato quest’anno per un eventuale e ipotetico eurodeputato o assistente parlamentare che avesse qualcosa da temere dagli sviluppi dell’inchiesta sul Qatargate della sinistra, condotta dal pm belga Michel Claise. Il problema è che il Belgio vanta trattati di estradizione con ben 41 Paesi extra Ue, ma non con le Maldive. Consigliatissime, nel caso, anche se è meglio affrettarsi a prenotare: con l’aria che tira, potrebbe esserci il rischio serio che finiscano in overbooking. Dopo la fine della plenaria di dicembre, la settimana scorsa, e i triloghi chiusi nel fine settimana, gli eurodeputati vanno in vacanza, fino al 9 gennaio, quando ripartiranno a Bruxelles le attività delle commissioni e dei gruppi parlamentari. Fino ad allora, nella capitale belga sarà difficile incrociare eurodeputati (a parte i bruxellesi) poiché nella ‘Bulle’ sono moltissimi gli europendolari. Per le feste, tutti o quasi tornano a casa o vanno in vacanza. I possibili complici di Eva Kaili e di Antonio Panzeri,
Qatargate, una “bomba” sugli europarlamentari che rischiano l’arresto
Gli europarlamentari sono protetti dall’immunità, che però decade in caso di flagranza di reato e può essere revocata dall’Aula: a meno che le cose non cambino radicalmente, allo stato appare difficile immaginare che, sotto la pressione dell’opinione pubblica, l’Aula possa pensare di ‘salvare’ un eventuale sospettato di corruzione dalla giustizia belga. La vicepresidente Eva Kaili, colta in flagrante per ‘colpa’ di suo padre che aveva un trolley con centinaia di migliaia di euro, a quanto ha riportato la stampa belga, è stata immediatamente scaricata: espulsa dal suo partito, il Pasok, e poi destituita dalla carica dall’Aula, con un voto quasi all’unanimità. Solo un eurodeputato ha votato contro e solo due si sono astenuti, tra cui l’olandese Dorien Rookmaker, la quale ha ricordato a tutti, in splendida solitudine, che Kaili non era a Strasburgo, quindi non poteva difendersi, e che dopotutto in Europa, malgrado il clima che si sta creando, il principio della presunzione di innocenza resta importante.
Se, per ipotesi, ci fosse un eurodeputato, o a maggior ragione un assistente parlamentare, che volesse sfuggire al pm giallista che sta facendo tremare i palazzi del potere Ue, potrebbe cogliere l’occasione delle vacanze di Natale per mettersi al riparo, in un Paese che non ha un trattato di estradizione con il Belgio. Del resto, fonti di stampa hanno riferito che la decisione degli inquirenti belgi di arrestare l’ex segretario della Camera del Lavoro Pierantonio Panzeri e gli altri sospettati è stata determinata proprio dal fatto che, con le vacanze di Natale, sarebbero tutti andati fuori dal Belgio, e arrestarli sarebbe stato più complicato.
Il problema del mandato di arresto internazionale e l’estradizione per quasi tutti
Anzitutto, l’eventuale eurodeputato/assistente parlamentare dovrebbe andare in un Paese extra Ue: con l’ordine di arresto europeo una persona può essere catturata ovunque nell’Unione, anche se non è automatico che poi la domanda di estradizione venga accettata (lo stesso Belgio ha rifiutato di consegnare a Madrid l’eurodeputato indipendentista catalano Carles Puigdemont, per esempio).
La scelta delle mete è piuttosto ampia, ma non amplissima. Il Regno infatti ha accordi di estradizione con ben 41 Paesi extra Ue, secondo un elenco stilato dal Consiglio d’Europa. Non è una buona idea, per l’eventuale sospettato previdente, andare in Patagonia, a consolarsi con lo spettacolo del Perito Moreno: il Belgio ha un accordo d’estradizione con l’Argentina fin dal 1886. Neanche la Patagonia cilena è consigliata: Bruxelles ha un patto con Santiago per farsi consegnare i ricercati fin dal 1958. Non è raccomandabile neppure andare a cuocersi al sole di Koh Samui o dimenticare le fatiche bruxellesi ballando fino all’alba ai Full Moon Party di Koh Phangan: il Belgio ha un accordo di estradizione con la Thailandia fin dal 1937, quando era ancora il Regno del Siam.
Anche l’Australia è una zona franca per chi vuole darsela a gamba…
Off limits anche l’outback australiano, dove far perdere le proprie tracce è sempre possibile: Bruxelles e Canberra si scambiano sospetti autori di reati dal 1986. Neppure le due grandi isole appena a est sono sicure: c’è un trattato fin dal 1901, quando la Nuova Zelanda apparteneva ancora all’Impero Britannico. Niente bianche spiagge delle Bahamas: vige un accordo siglato con il Regno Unito, ex potenza coloniale, che risale alla fine degli anni Settanta. Meglio non optare per un avventuroso viaggio sulle Ande: Belgio e Bolivia hanno un’intesa dal lontano 1909 e il primo trattato di estradizione tra il Perù e il Regno è addirittura del 1888. Idem dicasi per il Paraguay (l’intesa è del 1929).
E’ consigliabile, poi, resistere alla tentazione di avventurarsi nel delta dell’Okavango per un ecosafari di lusso: Belgio e Botswana estradano reciprocamente fin dal 1901, quando il Paese dell’Africa australe era ancora un protettorato britannico, il Bechuanaland. La grande fauna dei parchi naturali dell’Africa Orientale è fuori portata: sia Kenya che Tanzania hanno accordi di estradizione con Bruxelles fin dagli anni Sessanta.
E’ prudente astenersi dal tuffarsi nelle acque di Copacabana, salire al Pao de Acucar e godersi le bellezze di Rio: il Regno e il Brasile hanno un trattato di estradizione dalla metà degli anni Cinquanta. Niente trekking nei parchi naturali del Costarica, né spiagge e mojito a a Cuba: i rispettivi trattati di estradizione risalgono al 1903 per San José e al 1905 per L’Avana, confermato durante la Revoluciòn con uno scambio di lettere del 1958. Stesso discorso per Colombia, Venezuela, Ecuador, Guatemala, Suriname, Honduras e persino per il Nicaragua, rifugio sicuro per i latitanti italiani (il trattato di estradizione tra Bruxelles e Managua è stato ratificato nel lontano 1907).
Il Nordamerica ha accordi con l’Europa
Il Nordamerica è tutto ‘zona rossa’: Usa e Canada hanno accordi in materia con il Belgio i primi dal 1987, ratificato nel 2010, il secondo fin dal 1901 (nell’ambito degli accordi con l’Impero Britannico). Anche a sud del Rio Grande si può essere raggiunti dalla longa manus della giustizia belga: il Messico estrada in Belgio dal 1938. Pure la Cina è vicina: un contestato trattato di estradizione è stato firmato con nel 2016 (non è ancora stato ratificato)
E’ consigliabile, poi, resistere alla tentazione di avventurarsi nel delta dell’Okavango per un ecosafari di lusso: Belgio e Botswana estradano reciprocamente fin dal 1901, quando il Paese dell’Africa australe era ancora un protettorato britannico, il Bechuanaland. La grande fauna dei parchi naturali dell’Africa Orientale è fuori portata: sia Kenya che Tanzania hanno accordi di estradizione con Bruxelles fin dagli anni Sessanta.
Non è una buona idea neppure andare a ritrovare se stessi in India: New Delhi estrada in Belgio dal 1955. Anche il vicino Pakistan ha un trattato in materia con Bruxelles. Idem dicasi per non pochi paradisi dei Caraibi, dell’Oceano Indiano o del Pacifico: Antille Olandesi, Fiji, Isole Salomone e Seychelles hanno tutte accordi con il Regno di Filip Leopold Lodwijk Maria van Belgie, il re del Belgio.
E il Nordafrica? Ha accordi con il Belgio, meglio il Centroamerica per la latitanza
Anche diversi Paesi del Maghreb e del Medio Oriente potrebbero consegnare alla giustizia belga un eventuale sospettato: Algeria, Tunisia, Marocco, Giordania e Libano hanno accordi con il Belgio. Idem dicasi per Liberia, Malaysia e Kosovo. A conti fatti all’eventuale e accorto eurodeputato/assistente parlamentare restano una serie di mete attraenti per una vacanza sicura: l’Uruguay, Panama, una manciata di Stati caraibici, non pochi Paesi asiatici, tra cui le Maldive ma anche il Nepal, molti arcipelaghi del Pacifico e gran parte dell’Africa.
La Namibia, per esempio, il Mozambico o il Madagascar. Per un soggiorno più lungo in un contesto simil-europeo c’è sempre il Sudafrica. Attenzione però a non sconfinare nel vicino eSwatini, l’ex Swaziland, tra la Repubblica e il Mozambico. Michel Claise può arrivare anche lì: l’accordo con l’Impero britannico del 1901 è stato riconfermato, e infine poi ratificato da Mbabane nel febbraio del 1971.