Qatargate, Eva Kaili confessa: sapeva di Panzeri e incaricò il padre di nascondere i soldi
Alla fine Eva Kaili, detenuta nel carcere di Haren nella periferia nord-orientale di Bruxelles, ha confessato. Di fronte al super magistrato Michel Claise, l’uomo che ha scoperchiato il vaso di Pandora del Qatargate, dopo giorni di “non so nulla” e “non saprei”, ha ammesso davanti agli inquirenti di essere a conoscenza «dell’attività portata avanti dal compagno Francesco Giorgi con l’ex eurodeputato Antonio Panzeri, entrambi in carcere». E di aver incaricato il padre di nascondere le mazzette di denaro. Dunque, stando a quanto ricostruisce nelle ultime ore il quotidiano belga Le Soir, in base a documenti visionati insieme a Knack e La Repubblica – e rilanciato dal Tgcom24 – l’ex vicepresidente del Parlamento europeo ha cominciato a parlare. E le tessere del mosaico vanno a comporre uno scandalo sempre più imbarazzante…
Qatargate, Eva Kaili confessa
E non è la sola, Eva Kaili, a parlare e puntare il dito. Prima di lei, è stato il compagno Francesco Giorgi a cominciare a collaborare con la giustizia e a fare nomi. Coinvolgendo uomini e Ong (da Panzeri a Cozzolino). E rivelando il cono d’ombra che ha risucchiato eurosinistra e sinistra italiana in forza al Pd e ad Articolo 1, in una spirale di corruzione e accuse incrociate che animano un intrigo scandalosamente internazionale. Un giro di affari sottobanco che sta travolgendo esponenti e istituzioni, al centro di una questione morale sempre più disarmante. Certo si sa, prima di trarre conclusioni bisogna aspettare le sentenze. Ma la storia dei politici progressisti di Bruxelles merita comunque un chiarimento da parte dei leader vecchi e futuri del Pd e di Articolo 1 (che ormai è nel Partito democratico).
E Panzeri punta il dito su Tarabella
Anche perché, nell’ambito dell’inchiesta sul Qatargate, oltre a Eva Kaili, anche Panzeri ha riconosciuto in parte il suo coinvolgimento, puntando poi il dito sull’ex collega socialista Marc Tarabella come beneficiario dei “regali” del Qatar. Insomma, un quadro inquietante quanto allarmante, quello che sta emergendo dalle carte dell’inchiesta belga. Che delineano, tra interrogatori e intercettazioni. Ricostruzioni e prove, uno scenario popolato da indagati di primo piano e da personaggi, come il padre della ex vicepresidente greca, che scappano con il bottino. Di mogli e figli che rinnegano milionarie vacanze extralusso. E di valigie che traboccano di mazzette in eleganti appartamenti. Con lussuose stanze d’albergo e uffici di rappresentanza a fare da sfondo a incontri e affari dietro le quinte.
Accuse incrociate in uno scenario sempre più torbido
E allora, riferisce il Tgcom24 negli aggiornamenti dell’ultim’ora, «secondo la ricostruzione del quotidiano francofono, il giorno del blitz che ha portato agli arresti, la Kaili sarebbe entrata nel panico quando la polizia ha fermato il compagno Francesco Giorgi. Il quale aveva appena lasciato il loro appartamento in Rue Wiertz, a poca distanza dal Parlamento europeo». E ancora. «Oltre ad avvertire il padre, fermato poco dopo al Sofitel, un hotel di alta fascia nel cuore del quartiere europeo, mentre tentava di darsi alla fuga con una valigia piena di contanti, l’ex vicepresidente del Pe ha tentato anche di mettersi in contatto con Panzeri. E con altri due eurodeputati citati nell’inchiesta, dei quali non viene tuttavia indicato il nome».
Eva Kaili, attesa per giovedì la decisione per la conferma della detenzione o per il rilascio
Il resto, che va a comporre un “esaustivo” quadro d’indagine, lo hanno fatto la flagranza di reato – in casa di Kaili e Giorgi sono state trovate altre banconote –. E l’aver provato a inquinare le prove. Momenti dirimenti dell’indagine, che hanno convinto la giustizia belga ad arrestarla. Ora la politica ellenica comparirà giovedì 22 dicembre davanti alla Camera di consiglio, che dovrà decidere se prolungare la sua detenzione o rilasciarla con o senza condizioni. E l’inchiesta, già estesa al Marocco. E che ha suscitato la rabbiosa reazione del Qatar. Si aggiorna alle prossime mosse, alle nuove acquisizioni degli inquirienti.