Qatargate, Giorgi accusa Cozzolino: l’eurodeputato Pd sarebbe “il terzo uomo”
Nell’intricato file Qatargate spunta il nome dell’eurodeputato del Partito democratico Andrea Cozzolino, finito nel “mirino” della Procura di Bruxelles perché – è questa la tesi degli inquirenti al lavoro sul caso – fa parte del gruppo insieme ad Antonio Panzeri. Un gruppo di cui fa parte Francesco Giorgi e che, sospettano i magistrati belgi, avrebbe agito con una «motivazione prioritaria: il lavoro con il Marocco e il Qatar in cambio di denaro. Il gruppo riceveva pagamenti per le sue attività. E nel 2019 aveva concluso un accordo per effettuare ingerenze a favore del Marocco in cambio di denaro». Pertanto, da quello che mettono nero su bianco i magistrati belgi nel decreto che ha portato al fermo di Panzeri e Giorgi, la seconda puntata dell’inchiesta – che si allarga sempre di più – sulla corruzione dal Qatar.
Qatargate, Giorgi coinvolge Cozzolino: sarebbe lui “il terzo uomo”
Al momento Cozzolino non risulta indagato perché gli inquirenti sono a caccia di indizi e documenti. E, soprattutto, perché gode dell’immunità da parlamentare. Nel mentre, dunque, l’eurodeputato dem si dice «profondamente indignato per le vicende giudiziarie che apprendo dalla stampa». E dichiara di essere «a completa disposizione dell’autorità giudiziaria per qualsiasi chiarimento con gli inquirenti belgi» che, in cerca di dazioni di danaro a lui collegabili, secondo quanto riporta Open tra gli altri, «vogliono chiedere l’autorizzazione a procedere, ma solo quando avranno abbastanza prove per farlo». Cosa che ha fatto dire all’eurodeputato del Pd: «Mi sento nel frullatore. E ci sono finito soltanto perché Francesco Giorgi ha detto di avere un sospetto su di me».
La Procura belga a caccia di prove setaccia computer, telefoni e chat (anche quelle cancellate)
Sospetti che ora però, guarda caso, hanno anche i magistrati belgi. Che, di fatto, parlano di un gruppo composto da tre persone: Antonio Panzeri, Francesco Giorgi e Andrea Cozzolino, “il terzo uomo” spuntato nell’inchiesta. Ed è su questo che si concentrano al momento le indagini dopo le oltre dodici ore del primo interrogatorio in cui, al cospetto del giudice Michel Claise, Giorgi ha parlato. E, come riferisce la Repubblica in un servizio informato sul caso, «a domanda specifica su Cozzolino: cioè se Panzeri avesse mai pagato l’europarlamentare italiano, ha detto di “supporre” che uno scambio ci possa essere stato».
Cozzolino nega: i magistrati belgi verso la richiesta di revoca dell’immunità
E allora giù, ventre in terra, i magistrati sono passati a scandagliare il sommerso che può emergere da computer. Telefoni. Dalle chat sequestrate – comprese quelle cancellate che i potenti mezzi della polizia sono in grado di recuperare – cercando di trovare conferme ai sospetti sorti dalle accuse a carico di Cozzolino. Pronti poi, come detto poco sopra, a chiedere al Parlamento di procedere nei suoi confronti. Per fare luce sul gruppo, sul suo operato e sul ruolo specifico di ciascuno dei componenti al suo interno. Un gruppo che sembra allungare le mani su affari sempre più estesi e ampliare la sua cerchia ad ogni nuova acquisizione d’indagine. Ma dal Pd, tutto tace…