Qatargate, la sinistra cade dal pero. Ma da Mafia Capitale a Soumahoro ha ignorato tutti gli allarmi
C’è chi parla del danno alle istituzioni; chi invoca un lavoro inflessibile della magistratura; chi regolamenti più rigorosi per regolare i rapporti con le lobby; chi scopre improvvisamente che la questione morale non ha colore politico. Tutti, però, a sinistra, pur nelle diverse sfumature adottate di fronte al Qatargate sembrano cadere dal pero. Eppure il caso di corruzione che emerge dalle paludatissime stanze europee non è affatto un inedito, nemmeno a guardar bene per il fatto che incrocia un ambito, quello dei diritti, che vede gli esponenti della sinistra nostrana e planetaria indossare sempre le vesti dei paladini.
Letta annuncia che il Pd si costituirà parte civile
Ieri, con una certa calma, Enrico Letta ha fatto sapere che il Pd si costituirà parte civile, parlando di vicenda «inaccettabile e scandalosa» e sottolineando con forza il «danno gravissimo all’Europa e al cuore della sua democrazia». Una nota delle segreteria del Pd ha poi ribadito che il partito «in questa vicenda è parte lesa» ed è «sconcertato per le notizie che arrivano da Bruxelles», che «ci spingono e tenere una linea dura e ad esigere la massima inflessibilità». Il partito, quindi, si è appellato alla magistratura. Per Andrea Orlando «non dobbiamo semplicemente limitarci alla condanna, ma capire come si stronca questo fenomeno, come si superano alcune modalità di interlocuzione tra interessi privati e istituzioni e anche tra Paesi esteri e istituzioni, questo è un punto su cui riflettere».
Solo Bonaccini e Schlein evocano la questione morale
I più rigorosi si sono dimostrati i candidati alla segreteria, che per lo meno hanno ammesso l’esistenza di un problema, estendendolo però alla politica tout court. Stefano Bonaccini ha manifestato la sua indignazione per il fatto che «addirittura si utilizza il tema dei diritti civili, dell’aiuto a chi soffre, delle Ong, per essere corrotti o corrompere e utilizzare in maniera impropria risorse ad uso personale», invocando per i partiti un «sistema di prevenzione» e avvertendo che «la questione morale deve essere priorità». Oggi su La Stampa Elly Schlein, con un intervento a sua firma, da un lato ha scritto che «la questione morale continua ad essere estremamente attuale e chiama in causa tutte le forze politiche, a sinistra come a destra», poi però si è concentrata soprattutto che la magistratura deve fare chiarezza e «anche le istituzioni devono reagire con fermezza assoluta», invocando una più rigorosa regolamentazione dei rapporti con le lobby. Un po’ tutti, poi, hanno lasciato margini al dubbio: formule come «se il fatto fosse confermato» sono ricorrenti in queste dichiarazioni.
Sul Qatargate a sinistra cadono dal pero
Ne emerge l’impressione complessiva che la sinistra, e il Pd in particolare, stenti ad ammettere che esiste una specifica questione interna, con il supporto di diversi maitre a penser. Che manchi una profonda autocritica, la presa di coscienza sul fatto che – con buona pace di Bonaccini che pure complessivamente è stato molto fermo e di Schlein che vi ha fatto un riferimento frettoloso – esista eccome una questione morale che non può essere elusa. Eppure, si diceva, il Qatargate non è un fulmine un ciel sereno e, anzi, da tempo esistono segnali non solo su comportamenti illeciti a sinistra, ma anche sul fatto che da quelle parti diritti e condotte quanto meno opache vanno spesso a braccetto.
Da Mafia Capitale a Soumahoro: quei segnali ignorati e spesso insabbiati prima del Qatargate
Si tratta però di segnali che sono stati opportunamente negati, minimizzati, spesso insabbiati. Nella memoria collettiva, infatti, cosa resta del fatto che tra i maggiori protagonisti della cosiddetta “Mafia Capitale”, quella del «con gli immigrati si fanno più soldi che con la droga», c’erano esponenti del Pd? Abbiamo già dimenticato Mimmo Lucano e il suo modello Riace? Si può considerare fatto a sé la questione, che ancora campeggia sulle cronache, degli stivali sporchi di fango di Soumahoro? E questo senza andare a ripescare i piccoli e grandi casi di corruzione che le cronache politiche restituiscono di quando in quando dalle amministrazioni rosse italiane. La sinistra non ha mai voluto fare i conti con queste circostanze. E anche oggi, che si scopre indignata e preoccupata per il Qatargate, nei commenti tardivi, nei “se fosse confermato”, nelle attestazioni di fiducia nella magistratura, nello spalmare il tema su tutti i partiti dimostra lo stesso atteggiamento. Mentre sarebbe ora che si guardasse in faccia e ammettesse senza reticenze che forse la riflessione dovrebbe avviarla al proprio interno, senza guardare fuori alla ricerca di appigli che la facciano apparire meno macroscopica.