Renzi lancia la federazione con Calenda e ne approfitta per dirne quattro a Giuseppe “condono” Conte e Pd
Matteo Renzi lancia il patto federativo con Azione e Carlo Calenda, ma avverte contestualmente che «non lascerà il campo». Anzi, precisa: «Vi chiederò di fare un accordo di federazione con Azione e con Calenda. Non subito un partito, ma una federazione». Assicurando che il suo impegno nel partito che ha fondato «continua». L’annuncio arriva all’assemblea nazionale di Italia Viva: un palco da cui l’ex premier toscano ha colto l’occasione per togliersi qualche sassolino che ancora disturba il suo passo parlamentare. Ossia, ne approfitta per dirne quattro quattro a “Giuseppe Condono Conte” e al Pd… Ma andiamo con ordine.
Renzi lancia l’accordo di federazione con “Azione” e Calenda
Del resto, fin dall’incipit il suo discorso punta sull’ironia caustica: «Parlerò a lungo, un paio d’ore – scherza Renzi cominciando il suo intervento – ma vi spoilero subito il finale», ha detto lanciando la federazione con Azione, che la platea di Italia Viva accoglie con un applauso. «Da qui al 2024 – ha spiegato il fondatore di IV – dobbiamo continuare il percorso di federazione con Azione. E chiederò a Teresa Bellanova e a Ettore Rosato di essere nel comitato della federazione per evitare di fare cose strampalate che, sono sicuro, non si faranno».
E coglie l’occasione per dirne altre quattro a Conte e Pd…
Per Renzi, cioè, che parte lancia in resta sull’ironico, ma si mantiene subito cauto, fare subito un partito unico «ha degli aspetti positivi, ma anche degli aspetti negativi. Perché non raccogli subito le potenzialità di questo progetto. Se facciamo un percorso di federazione – osserva – vuol dire che la federazione avrà il compito di rappresentare il nostro disegno europeista, con i gruppi parlamentari in Italia e in Europa. E come Italia viva possiamo creare occasioni di crescita». Non solo. Sempre in tema di cautela, mettendo le mani avanti Renzi in un successivo passaggio del suo intervento, precisa: «In alcune parti del territorio so che ci sono alcuni, fra noi e Azione, che pensano di fare una gara di tesseramento. Ma non è questa la gara».
«La federazione non è una gara di tesseramento»
Perché «se tu ti metti nella logica di prendere una tessera in più, non hai capito niente», prosegue Renzi. Che poi aggiunge: «In realtà, “va trovato un criterio diverso, cioè legare il tesseramento a un grande progetto politico e culturale basato sui contenuti». E allora, incalza dal palco il leader di IV, «mi auguro che nel 2024 il partito unico sia la casa definitiva dei nostri progetti politici, europei ed italiani. Lo faremo con Italia viva e con l’obiettivo della “scelta” (acronimo di Salute, Cultura, Europa, Territorio e Avvenire, ndr). Soprattutto lo faremo sapendo che sì, di tempo ne abbiamo un po’ meno. Di entusiasmo così così. Ma chi è stato oggetto di tutte le aggressioni di cui siamo stati oggetto noi dà del tu alla libertà e ha tanta voglia di futuro».
L’attacco di Renzi a «Giuseppe condono Conte»
Spoilerati gli epiloghi di novità federative in discussione già da un po’, e rassicurata la platea su tempi e fini del progetto, Renzi passa quindi al clou del suo discorso. Ossia, al suo argomento preferito degli ulti tempi: sbugiardare il leader grillino che con tanta soddisfazione ha disarcionato dalla poltrona di Palazzo Chigi, “Giuseppe condono Conte“. Che, afferma il leader di IV, «nega l’evidenza. Quando dici tutto e il contrario di tutto non sei solo inaffidabile, sei il nulla che avanza. Per noi lui non è un’ossessione. Ma lui crede di diventare il leader della sinistra ascoltando Bettini – “uno dei pochi che ancora l’ascolta”, aggiunge in sordina –. E cerca di irretire il Pd che era con noi a combattere il condono. Ma che ora insegue “Giuseppe condono Conte” che quel condono l’ha fatto».
«È l’esatto simbolo di tutto quel che noi non vogliamo essere»
E ancora. «È l’esatto simbolo di tutto quel che noi non vogliamo essere. Noi dobbiamo essere l’esatto opposto di Conte: credere nei nostri valori e ideali, non cambiarli un giorno sì e l’altro pure», sono state le parole di Renzi durante l’assemblea riportate dall’Adnkronos. Parole taglienti che Renzi indirizza anche al Pd. A cui fa notare – non proprio tra le righe e non immune dalla tentazione dell’auto-promozione – che «c’è stato un tempo. Una stagione, in cui il Pd vinceva le elezioni. Prendeva il 40,8%. Governava in seimila Comuni su ottomila e in 17 Regioni. Quella stagione è finita perché avete fatto la guerra a chi vi portava a vincere. Per chiamare indietro chi vi portava a perdere».
L’affondo finale sul Pd
Infine, al termine di altri, diversi affondi, sempre indirizzati al Pd, Renzi replica alle recriminazioni avanzate dalla sinistra sul ruolo del Terzo Polo rispetto all’esecutivo in carica. E chiarendo la differenza tra appoggio costruttivo e polemica pretestuosa, Renzi conclude: «Noi abbiamo l’umile consapevolezza di essere il motore, il volante e l’acceleratore. Siete voi – ha chiosato rivolgendosi ancora una volta al Pd – che viaggiate con il freno a mano tirato da mesi». Può bastare, e la parola passa al prossimo oratore.