Sansonetti e Ferrara difendono il Msi: fu un partito che diede ricchezza alla democrazia
Ricordare la fondazione del Msi è legittimo, nessuno scandalo. Gli indignati a comando dovrebbero solo tacere anziché correre a twittare le loro ridicole condanne. Lo sostiene Piero Sansonetti oggi sul Riformista e gli fa Eco, sul Foglio, Giuliano Ferrara. Non a caso si tratta di due giornalisti di lungo corso, colti, conoscitori della storia politica italiana e non improvvisati esperti che sfornano un inutile libro all’anno e ripetono in modo pappagallesco i luoghi comuni che trovano su wikipedia.
Sansonetti: il Msi fu un partito democratico di massa
Detto ciò, vediamo cosa hanno scritto i due. Sansonetti sul Riformista annota: “Il senatore La Russa ha celebrato con un tweet l’anniversario della fondazione dell’Msi. Il senatore La Russa è il presidente di una delle due Camere del Parlamento. Il Pd ha chiesto le dimissioni del senatore La Russa. Perché? Perché non rappresenta tutto il Paese. Vero: non lo rappresenta”.
“Secondo voi – continua Sansonetti – Ingrao rappresentava tutto il paese? O la deputata Nancy Pelosi rappresenta l’America? La fondazione del Msi, nel 1946, che raccolse molti vecchi militanti fascisti, per il Pd fu una ferita alla democrazia. Io non credo che sia così. Il Msi fu un partito vero, di massa, democratico, che diede rappresentanza all’estrema destra e al popolo nostalgico del fascismo. Diede ricchezza alla democrazia. La rese più piena”.
Ferrara: il Msi non fu un movimentaccio populista
Più duro Giuliano Ferrara, che giudica il Msi un “partito orrendo” ma spiega che è legittimo ricordarlo: “Una visione non moralistica e non retorica delle cose deve riconoscere che è legittimo, che non crea imbarazzo alcuno, ricordare il Msi, un partito forse orrendo ma non un movimentaccio populista; un partito perfino, come si dice, inquietante in molte fasi della sua storia lunga e non sempre eroica, tutt’altro, ma un partito che era nato dai morti, dell’una e dell’altra parte, ma non era nato morto“.
Il Msi contribuì ad eleggere i presidenti Segni e Leone
Ferrara ricorda inoltre l’esprimento del governo Milazzo in Sicilia, che riuniva insieme Msi e Pci: “Con il governo Milazzo in Sicilia, anni Cinquanta, i comunisti, per fottere i democristiani sorretti dai poteri collusi e mostrare tutto il loro machiavellismo, con l’assenso di Togliatti e sotto la guida di Macaluso e Bufalini, entrarono in un governo regionale assieme ai missini ancora molto lontani dallo sdoganamento”. E sottolinea che i voti missini servirono per eleggere due presidenti della Repubblica. “Segni Sr. fu eletto anche con i loro voti. Leone fu eletto capo dello stato con i loro voti determinanti. Tra botte, drammi, tragedie, farse e ruffianerie incrociate il Movimento sociale fu un organismo vivo” contro il quale non sono lecite operazioni da “cancel culture“.