Saviano senza vergogna: “Direi ancora bastarda alla Meloni vedendo un bambino morto in mare”
Il giudice monocratico di Roma ha respinto la richiesta di Matteo Salvini di costituirsi parte civile nel processo che vede imputato Roberto Saviano, accusato di diffamazione nei confronti dell’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Per il giudice ‘’non si può ritenere Salvini danneggiato dalla condotta che vede Meloni parte offesa e quindi non è ammissibile la costituzione di parte civile in questo procedimento’’. Accolta dunque la richiesta della difesa di Saviano, rappresentata dall’avvocato Antonio Nobile, secondo cui ‘’la richiesta di costituzione di parte civile del ministro Salvini non va ammessa, non avendo presentato querela è un soggetto estraneo rispetto all’imputazione così come formulata” ha detto in aula il difensore.
Saviano e le offese alla Meloni per averle dato della bastarda
Saviano durante una puntata di ‘Piazzapulita’ su La7 a dicembre 2020 sul tema dei migranti si era riferito alla leader di Fratelli d’Italia chiamandola ‘bastarda’. L’indagine era stata avviata dopo una querela presentata da Meloni e nel novembre dello scorso anno il gup di Roma aveva disposto il rinvio a giudizio per lo scrittore. ‘’Questo non è un processetto, è un processo importante – ha affermato la difesa di Saviano – Se non chiariamo quale sono state le politiche sovraniste sui migranti non possiamo capire la natura del diritto di critica del mio assistito’’ ha aggiunto ribadendo la richiesta di ascoltare nel dibattimento tutti i testi citati, tra cui, lo stesso Salvini, l’attuale ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il senatore Maurizio Gasparri, Oscar Camps il fondatore e presidente dell’Ong Open Arms e l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti. Sulla lista testi della difesa il tribunale si è riservato di decidere se ascoltarli in aula e ha fissato per la prossima udienza, il 27 giugno, la testimonianza di Corrado Formigli e Riccardo Noury, presidente di Amnesty International Italia.
Lo scrittore fa la vittima: “Con me la giustizia procede lentamente”
“Oggi terza udienza del processo Meloni. La prima udienza c’è stata un mese fa, la seconda ieri… pare che questo processo (che mi vede imputato) sia una vera e propria eccezione, perché di norma i processi in Italia procedono lenti… lentissimi”, ha scritto oggi Saviano sui social. «Pensate che dal 2008 sono coinvolto, come vittima, nel processo per minacce mafiose che ho subito dal clan dei casalesi; in quindici anni non si è ancora celebrato il secondo grado. Ironia della sorte: quando sono vittima i processi procedono lenti, quando sono imputato mettono il turbo».
“Direi ancora bastarda alla Meloni”
“Assolutamente sì. Utilizzerei ancora quel termine dinanzi a quelle immagini con la morte di un bambino in mare“, ha poi detto Roberto Saviano rispondendo a una domanda dei cronisti al termine dell’udienza. “Il clima di odio che si è creato e tuttora si crea contro chi sta salvando vite in mezzo al mare lo tutelerò sempre. Tutelerò quelle persone che salvano vite in mare e sempre cercherò di smontare questo tiro al bersaglio contro le Ong e contro chi salva delle vite”, ha aggiunto lo scrittore.