Ucraina, dagli Usa spiragli di dialogo. Tajani: «È tempo di lavorare ad una pace giusta»
Le novità sono grosse arrivano entrambe dal vertice franco-americano di ieri: Biden si dice disposto ad incontrare Putin se «mostra segnali di voler cessare la guerra»; Macron organizza per il prossimo 13 dicembre una conferenza sull’Ucraina, che potrebbe diventare la sede per passare dalle parole ai fatti. Uno scenario che riscuote particolare attenzione nel nostro Paese. «L’Italia è molto interessata e sosterrà ogni iniziativa politica e diplomatica che possa portare a una pace giusta per l’Ucraina», dice infatti il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista a Repubblica.
Così Tajani a Repubblica
La palla è ora nella metà campo di Putin. Dipenderà da lui accettare o far cadere la disponibilità dell’America e dell’intero Occidente a riprendere il bandolo della matassa. Per Tajani è questo il momento per «iniziare a lavorare per una pace giusta in Ucraina». Significa che la fine delle ostilità non può che passare «per l’indipendenza di Kiev, non attraverso la sua resa». Un messaggio neanche tanto cifrato a quanti, anche in Italia, sono convinti che la pace possa passare per l’abbandono del popolo ucraino da parte della e Nato e dell’Europa . Sarebbe questa la resa. E non solo di Zelensky. Uno scenario inaccettabile.
«Pronti ad ospitare altri rifugiati»
Tanto più ora, sottolinea Tajani, che «la Russia continua ad attaccare civili e infrastrutture» con l’obiettivo di «usare l’inverno contro la popolazione rendendo impossibile qualsiasi tipo di dialogo». Il titolare della Farnesina ha parlato anche dei nuovi aiuti a Kiev decisi dal governo italiano. «In questo momento – precisa – non stiamo inviando altre armi, c’è un percorso gestito dalla Difesa per nuovi armamenti in base alle richieste ucraine. Forniamo però materiale – spiega ancora Tajani – per ripristinare le infrastrutture elettriche e abbiamo messo a disposizione la nostra protezione civile per l’emergenza freddo». In parallelo, conclude il ministro degli Esteri, «siamo pronti ad aiutare anche ospitando nuovi rifugiati».