Ucraina, Meloni conferma gli aiuti: “Noi non scappiamo, voglio un’Italia credibile”. Conte umiliato

14 Dic 2022 13:41 - di Ginevra Sorrentino
Meloni

La chiarezza e la convinzione di sempre, la fermezza di oggi più che mai, ora che in veste di presidente del Consiglio ha l’onore e l’onere di difendere il diritto alla difesa dei confini e della autorevolezza nelle scelte. Ed è su questi binari che Giorgia Meloni, parlando in Aula al Senato alla vigilia del Consiglio Europeo affronta la questione Ucraina e quella migratoria ribadendo il principio del diritto alla difesa dell’Ucraina e il sostegno dell’Italia a Kiev. E, sul fronte dei flussi migratori, rilanciando nel metodo e nel merito, la necessità che la Ue difenda i propri confini. Proponendo che l’Italia sia «capofila di un piano Mattei per l’Africa». Proprio come, in un altro passaggio del suo discorso, parlando della guerra in Ucraina, il premier – pungendo Giuseppe Conte e pentastellati – asserisce che il punto oggi è «se noi vogliamo difendere il diritto internazionale, i nostri valori, il ruolo dell’Europa e dell’Occidente, oppure no. Oppure se, per fare un po’ di propaganda, o magari per raggranellare un po’ di consenso, siamo disposti a mettere a repentaglio il futuro della nostra nazione. Il futuro della nostra civiltà. I valori che abbiamo costruito in questi anni, e la sicurezza dei nostri cittadini».

Il discorso di Giorgia Meloni in Senato alla vigilia del Consiglio Ue

Così nel suo intervento di replica al Senato il premier Giorgia Meloni parla di valori e di strategie da mettere in atto per difenderli. Parla di metodo e di ruoli, di criticità e di sfide mirate a superarle. Dichiarando all’Aula, a proposito degli aiuti a Kiev, che «su questo, io e voi non siamo d’accordo: io penso che la vicenda ucraina non riguardi solamente l’Ucraina. Io difendo il principio della legittima difesa, quando un ladro entra dentro casa di qualcuno, si figuri se non quando i carri armati entrano in una nazione straniera. Perché la vicenda Ucraina – sottolinea il presidente del Consiglio – è una questione, che ci piaccia o no, che ci coinvolge tutti e coinvolge l’Italia».

Ucraina, Meloni: «Con lo stop alle armi l’Italia sarebbe considerata inaffidabile. E io non lo voglio»

E aggiungendo poi a stretto giro, replicando per le rime al comizietto di ieri di Giuseppe Conte: «L’ho detto in altri tempi, lo ribadisco, ma voi pensate davvero che se l’Italia domani decidesse di estraniarsi dai suoi alleati dalla comunità internazionale, se decidesse di non partecipare più, di non inviare niente di non sostenere l’Ucraina cambierebbe la sorte del conflitto? No, non cambierebbe molto – assicura la Meloni – . Il resto della comunità internazionale continuerebbe a fare quello che fa. Quello che cambierebbe sarebbe l’approccio verso di noi. E saremo ancora una volta come purtroppo delle volte è accaduto, considerati una nazione inaffidabile che quando arrivano le difficoltà scappa. Una nazione così non sarà mai rappresentata da un governo guidato dalla sottoscritta. Io voglio un’Italia credibile, voglio un’Italia affidabile».

E su Kiev Meloni punge il M5S: «I russi ritireranno le truppe se gli offriamo il Rdc?»

Infine, il premier si toglie un altro sassolino dalla scarpa. E sempre rispondendo all’intervento di Conte alla Camera ricorda emblematicamente: «L’invio di armi finora è stato deciso dal precedente governo che aveva dentro il M5S, quindi li ringrazio. Contano i fatti, non le parole: tutti lavoriamo per la pace». E ancora. «Ma voi del M5S sembrate avere soluzioni che non ho. Quindi – insiste ironicamente – aiutatemi a capire cosa intendete quando dite che volete i negoziati per la pace. Spiegatemi questi contenuti per la pace. L’Ucraina deve arrendersi per ottenere la pace?» s’interroga retoricamente il premier… «Oppure chiedete l’immediato ritiro dei russi? Azzarda subito dopo.

«Io difendo il diritto di una nazione sovrana di difendere la sua libertà»

«Allora diteci come possiamo convincere i russi a ritirarsi. Possiamo proporre loro un reddito di cittadinanza? Oppure dobbiamo concedergli i territori che si sono annessi?», incalza Giorgia Meloni. Con un fuoco di fila di interrogativi retorici che poi culminano in un’affermazione netta: «Per me l’unica possibilità per un tavolo di negoziazione è che ci sia equilibrio tra le forze in campo nel conflitto e sostegno a Kiev. Io –ha quindi concluso inequivocabilmente sul tema il presidente del Consiglio – difendo il diritto di una nazione sovrana di difendere la sua libertà».

Il punto sui migranti: dalla redistribuzione alla difesa comune dei confini Ue

Strategie, metodo, risoluzioni: sull’Ucraina violata nel suo diritto di nazione sovrana di difendere la sua libertà. Come sulla questione migratoria, rispetto alla quale il premier ha ribadito che il dibattito attuale deve andare dalla redistribuzione alla difesa comune dei confini Ue. Sottolineando, come ieri alla Camera, anche oggi in Senato: «Il tema non è la redistribuzione: sapete quante persone abbiamo redistribuito? 38 in Francia e 57 in Germania… Quello che pongo, allora – prosegue la Meloni – è un tema di pari dignità tra i paesi Ue». Anche domandosi, come fa nel discorso a Palazzo Madama, «perché l’Italia dovrebbe accettare qualcosa che gli altri non vogliono fare in Europa? La soluzione è fermare le partenze e difendere i confini esterni della Ue. Anche gli altri non vogliono movimenti secondari, le redistribuzioni, le Ong».

Meloni, dalla situazione energetica ai migranti, l’Italia può e deve avere un ruolo strategico

Pertanto, incalza la Meloni, «il protagonismo deve dipendere dai risultati. Noi siamo molto concentrati a raggiungere risultati apprezzabili per il ruolo che immaginiamo per l’Italia. Io non immagino che l’Italia debba mettere in campo da sola un piano Mattei per l’Africa. Ma credo che l’Ue abbia fatto l’errore di indietreggiare sul Mediterraneo e andare in ordine sparso». Non solo. Perché, sempre sul piano strategico, ma stavolta sul fronte della situazione energetica – che la Meloni definisce «molto complessa» – il premier rilancia: «Negli anni passati l’Ue non ha tenuto in debita considerazione le questioni strategiche, quando l’Europa nasce per mettere in sinergia gli Stati che la compongono sull’approvvigionamento energetico. Qualcosa non ha funzionato. Serve una nuova strategia, e io credo che l’Italia possa svolgere un ruolo strategico».

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