Ucraina, passa la linea del governo. Alla Camera il “comizietto” di Conte contro la Meloni

13 Dic 2022 16:07 - di Michele Pezza
Conte

Via libera della Camera alla risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista del prossimo Consiglio europeo. I voti a favore sono stati 199, 57 i contrari (Avs e M5S) e 86 gli astenuti (Pd e Terzo Polo). La modalità delle astensioni incrociate da parte della maggioranza ha fatto passare, previa l’accettazione di modifiche richieste dal governo, anche le risoluzioni del Pd e dl Terzo Polo. Bocciate invece le risoluzioni del M5S di Giuseppe Conte e di Alleanza Verdi-Sinistra. Su questi ultimi testi era rimasto il parere contrario del governo. Sotto il profilo politico, il voto odierno suona come un chiaro rafforzamento della linea della Meloni.

Approvata la risoluzione della maggioranza

Il premier, infatti, da un lato incassa la non ostilità di parte dell’opposizione sugli indirizzi di politica internazionale mentre dall’altro fa emergere il regolamento di conti a sinistra tra 5Stelle e  al Pd. Ne fa fede proprio l’intervento tenuto oggi da Conte, decisamente sopra le righe e intriso di demagogia a basso costo. Un «comizietto», l’ha definito il leghista Stefano Candiani. Per comprenderne appieno il senso bisogna correlare il dibattito alla Camera a quello, concomitante, del Senato, sulle mozioni per l’invio di armi all’Ucraina. Nel suo pot-pourri Conte ha mescolato un po’ tutto: le critiche alla manovra, la corruzione all’Europarlamento e «la totale acquiescenza alle indicazioni di Washington», puntualmente preceduta dalla solidarietà di rito all’Ucraina invasa.

Conte attacca il premier, ma il bersaglio è il Pd

I toni duri erano rivolti contro il governo, ma il destinatario di tanto livore era il Pd, cui l’ex-Avvocato del popolo ha deciso di tagliare l’erba sotto i piedi. Diversamente, sull’Ucraina avrebbe usato parole più accorte. Invece Conte non ha badato a spese. Ha chiesto la «tutela delle minoranze russofone», ha inveito contro «l’acquiescenza dell’Italia alla Nato» mentre la mozione pentastellata al Senato prevedeva «l’interruzione immediata della fornitura di materiali di armamento alle autorità governative ucraine». Putin non avrebbe potuto fare di meglio. Ma tant’è: il M5S ha deciso di intestarsi la guida del fronte anti-Nato. Una scelta che per l’elettorato di un Pd in mezzo al guado può trasformarsi in un’irresistibile sirena.

 

 

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