Ue, sinistra e Qatargate: se Adenauer e De Gasperi potessero vedere lo schifo delle mazzette…
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Quello che siamo. Siamo “schifati”, passatemi il termine, lo saremo ancor di più perché siamo solo all’inizio di una vicenda che porterà alla luce, questa almeno è a speranza, tutto il torbido che galleggia sul dorato mondo della politica europea. Siamo però anche ciechi e sordi, evidentemente, addirittura oserei dire “collusi” se non fosse per le attenuanti generiche che si devono concedere a chi evidentemente spesso, troppo spesso, non è capace di intendere e di volere. Quel che emerge dal “Qatargate” all’Europarlamento ci vede comunque corresponsabili, come società civile che non reagisce, che non si interessa, che non partecipa.
Insomma, facciamola una riflessione su chi mandiamo a Bruxelles. Facciamola seriamente però, partendo da qualche anno fa dove, chi mastica un po di politichese, sa bene che alle elezioni europee venivano candidati, da tutti i partiti, qui in Italia, quei trombati ingombranti che non si potevano più candidare alla Camera o al Senato. Oppure, spesso, capibastone portavoti, poco presentabili alle istituzioni nostrane. Chi nega questa verità è quantomeno complice di ciò che è diventato nel tempo un normale “atteggiamento da furbi” . Dunque il problema è a monte e spesso risiede in un male che noi italiano conosciamo benissimo: il conflitto d’interessi. Tuttavia al Parlamento europeo sul tema, badate bene, non esistono o quasi impedimenti. Secondo le regole vigenti infatti, un conflitto di interesse, potenziale o effettivo, non è vietato, ma deve solo essere dichiarato dal deputato in maniera rapida e trasparente. Su questo poi, incredibile ma vero, esiste la discrezionalità lasciata al Presidente del Parlamento europeo, che tuttavia, fino ad oggi non è mai intervenuto. E’ questo il punto nodale della questione. Insomma la Commissione parlamentare Antimafia in Italia, individuato i candidati cosiddetti ‘impresentabili’ per il voto Europeo ma questo non ha nessun valore a Bruxelles. E’ il caso ad esempio delle elezioni del maggio 2019. Impresentabili all’epoca furono dichiarati; Silvio Berlusconi, Giovanni Paolo Bernini, Salvatore Cicu, Emanuela Florino, candidature non conformi al codice di autoregolamentazione perché rinviati a giudizio e con dibattimento in corso. Vi era poi Pietro Tatarella, coinvolto nell’inchiesta di Milano sulle tangenti all’epoca. Questo è solo un banale esempio.
Il tema vero è però che per anni noi italiani, elettori e cittadini, non abbiamo dato peso e sostanza alle elezioni europee. Non le abbiamo prese seriamente, forse perché non avevamo compreso ancora l’importanza dell’Europa. Quindi per troppo tempo abbiamo lasciato che ci propinassero, da destra e da sinistra, candidati improponibili, incompetenti, inesperti. Insomma Bruxelles troppo spesso è stato solo il parcheggio di troppe facce nostrane che non potevano più essere spese nella politica nazionale. Dunque ora ci meravigliamo del “Qatargate” degli oltre 1,5 milioni euro in banconote trovati dalla polizia belga nel corso delle perquisizioni alle abitazioni di Antonio Panzeri e dell’ex vicepresidente dell’Eurocamera Eva Kaili, entrambi agli arresti. Nel domicilio di Kaili viveva anche Francesco Giorgi, anche lui agli arresti. Ma l’indagine è solo all’inizio. Intanto gli uffici dell’assistente dell’eurodeputato Pietro Bartolo all’Eurocamera di Strasburgo sono stati posti sotto sigillo.
L’Europarlamentare campano Andrea Cozzolino del Pd si autosospende perché il suo assistente Francesco Giorgi compagno di Kaili è finito agli arresti. L’europarlamentare italiano, non indagato, è nel mirino per una mail in difesa del Qatar. Sotto i riflettori anche il vicepresidente della Commissione Ue, il greco Margaritis Schinas, che ha partecipato alla cerimonia inaugurale della Coppa del mondo in rappresentanza dell’esecutivo, ha parlato dei «progressi considerevoli e tangibili sulle riforme del lavoro» in Qatar e il 18 novembre ha twittato una foto con Kaili e il viceministro greco per lo Sviluppo Tsakiris: «Imprevedibile e piacevole incontro ad Abu Dhabi».
Nei guai anche Luca Visentini, dal 2015 al novembre di quest’anno segretario del sindacato europeo Etuc e da alcune settimane di quello mondiale, Ituc. Il lobbismo è sul banco degli imputati, ma in realtà le ingerenze straniere nei processi democratici del Parla mento Europeo non erano cosa sconosciuta, altrimenti non trova giustificazione la Risoluzione del Parlamento europeo del 9 marzo 2022 sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione. Parlamento che vista la relazione della commissione speciale sulle ingerenze straniere, ritiene necessario agire in fretta, “considerando che gli investimenti diretti esteri (IED), ossia investimenti provenienti da paesi terzi e società straniere, nei settori strategici dell’UE, ma anche in aree vicine, come i Balcani occidentali (…) sono stati motivo di crescente preoccupazione negli ultimi anni”.
Ma il punto che sconcerta della Risoluzione del Parlamento europeo del 9 marzo 2022 è quello indicato alla lettera BE. “considerando che solidi elementi di prova dimostrano che soggetti stranieri hanno interferito attivamente con il funzionamento democratico dell’UE e degli Stati membri, in particolare durante i periodi elettorali e referendari, attraverso operazioni di finanziamento occulto. Ecco cosa c’è nella Risoluzione, insieme a molto altro. Dunque, nulla di nuovo o quasi, se non ora l’intervento della magistratura. Chissà se a distanza di più mezzo secolo, quei leader visionari (Adenauer, Alcide De Gasperi… foto in alto cerchiate) che ispirarono la creazione dell’Unione europea in cui viviamo oggi, sarebbero soddisfatti di ciò che siamo.