A chi Dante? A noi… Si scatena la polemica dopo le parole di Sangiuliano sul pensiero dell’Alighieri
Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano era consapevole di fare un’affermazione “forte”. E infatti le sue parole su Dante, padre a suo avviso del pensiero di destra, cioè del pensiero nazional-conservatore, hanno scatenato una polemica che non pare destinata ad esaurirsi nelle 24 ore.
Intanto c’è stata la levata di scudi della sinistra. Non particolarmente affezionata a Dante ma attaccatissima al suo aedo Roberto Benigni. E in ogni caso anche loro hanno cercato di mettere le mani sul Sommo Poeta. Engels lo considerava il primo poeta moderno e in occasione del settimo centenario della morte non sono mancati marxisti che hanno elogiato i versi anticapitalisti della Commedia. A voler sottintendere, perciò, che Dante era sotto sotto un po’ comunista…
Si è indignato Massimo Cacciari, promosso ormai da filosofo a tuttologo e dunque anche esperto di Dante. Intervistato da Repubblica afferma che Dante era un “eretico” e in quanto tale è ridicolo arruolarlo nella destra.
Ma le categorie di destra e sinistra nel Trecento nemmeno esistevano, liquida la faccenda Gianfranco Fini. A cui Lucia Annunziata, nel salotto televisivo di Raitre, pone la domanda di rito su Dante. I vigilanti antifascisti alla Raimo sono già in allerta e ricordano i manuali del Ventennio in cui Dante veniva collegato al Risorgimento e al nazionalismo e dunque messo in camicia nera. Il fascismo – annota Aldo Cazzullo – ovviamente rivendicò Dante per sé, fin da quando nel 1921, a seicento anni dalla morte, Italo Balbo guidò una «marcia su Ravenna» conclusa davanti alla fatidica tomba. E nell’inno Giovinezza non si cita forse la “vision dell’Alighieri”?
Fabio Rampelli prova a fare sintesi: “Non so se si possa definire di destra Dante. La definizione ‘destra’ è legata a un partito quindi spaventa. Preferisco la definizione di “conservatore” così da poterlo unire a tanti altri pensatori e scrittori. E sicuramente Dante è stato un conservatore, un patriota, oltre che fondatore della lingua italiana”.
Luciano Lanna ricorda un sondaggio del Corriere della Sera, nel gennaio del 1999, sugli italiani più rappresentativi degli ultimi dieci secoli. Se ci si sofferma su chi ha scelto Dante emerge la conferma che nessuno, nemmeno uno, tra gli “illustri contemporanei” con la fama dichiarata di progressista, ha espresso il proprio favore per l’Alighieri. Da Dario Fo, che ha preferito Vico, a Giorgio Bocca che ha votato Cavour, a Erri De Luca che sceglie Caravaggio, a Luciano Canfora che vota Beccaria. Significativo, invece, che i rappresentanti della destra intellettuale interpellati non abbiano avuto alcun dubbio a dichiarare compatti, tutti la loro preferenza per Dante. Tra questi Giano Accame, Giorgio Albertazzi e Giuliano Ferrara… All’allergia dei progressisti per Dante Mario La Ferla ha dedicato un libro, Il Poeta e il Cavaliere (Stampa Alternativa).
Dante è amato dagli esoteristi, poco inclini a dibattere dell’argomento, ma esperti degli scritti di Luigi Valli. Il quale dava di Dante una lettura misticheggiante e ne faceva un membro della compagnia dei Fedeli d’Amore. Sul rapporto tra un pensatore tradizionalista come Julius Evola e il poeta della Commedia ha scritto un bel saggio Sandro Consolato, (Evola e Dante, ghibellinismo ed esoterismo, Arya, euro 18).
Evola vede Dante non come un poeta né come un “ghibellin fuggiasco”, bensì come un iniziato che può compiere la discesa negli Inferi grazie alla forza sovrannaturale simboleggiata da Beatrice, il principio che consente la trasformazione interiore, la “vita nova”.
Certo il dibattito non si esaurisce qui. Sangiuliano lo ha solo riportato sotto i riflettori, con una provocazione che induce a riflettere. Del resto il destino dei grandi del pensiero è quello di essere “strattonati” dai posteri. E Dante non sfugge a questa regola. Le parole del ministro della Cultura aprono una discussione destinata a durare a lungo. E che può essere estesa ad altri nomi, ad altri autori, ad altri pensatori. Ci prova la deputata leghista Simona Loizzo che avverte: mica c’è solo Dante. Croce, Foscolo e Leopardi dove li mettiamo se non a destra? Per non dire – conclude Loizzo – di Giovanni Gentile, filosofo che “è stato praticamente oscurato per la sua adesione al fascismo, pur essendo studiato in tutto il mondo tranne che, appunto, in Italia”.