Bolsonaro indagato: per il giudice della Corte Suprema “ha incitato alla violenza contro le istituzioni”
Quella che arriva dal Brasile è la cronaca di una sorte giudiziaria annunciata: il magistrato della Corte Suprema, Alexandre de Moraes, ha autorizzato la procura nazionale a mettere sotto inchiesta l’ex presidente Bolsonaro come l’ispiratore dell’assalto contro le istituzioni brasiliane da parte dei suoi sostenitori. Era stato il procuratore generale del Brasile, Augusto Aras, ad avanzare la richiesta. Ipotizzando i reati di «istigazione e paternità intellettuale» dei saccheggi all’interno delle sedi governative nella capitale.
Brasile, la corte suprema indaga Bolsonaro per l’assalto alle istituzioni
«Le dichiarazioni di Jair Bolsonaro – sostiene il giudice che ha messo sotto inchiesta l’ex leader di Brasilia – sono state un’ulteriore occasione in cui l’ex presidente si è messo in una posizione teoricamente criminale ed offensiva nei riguardi delle istituzioni. In particolare la Corte Suprema». Bolsonaro, secondo il procuratore che indaga, deve essere tra le persone al centro di questa inchiesta. Un’indagine che, sostiene Aras, «cerca di chiarire l’istigazione e la responsabilità morale di atti antidemocratici. Culminati in episodi di vandalismo e di violenze a Brasilia».
L’ex presidente sospettato di essere uno degli “istigatori e autori morali” dei disordini
Una rivolta definita un tentativo di golpe, per cui l’ex presidente – sconfitto per pochi voti dal candidato di sinistra Luiz Inacio Lula da Silva alle ultime elezioni presidenziali – avrebbe «pubblicamente incitato all’esecuzione di un reato», postando sui social un video – rilancia la Procura – «che contestava la regolarità delle elezioni presidenziali del 2022». In particolare, gli inquirenti puntano il dito contro il video che l’ex presidente ha pubblicato su Facebook l’11 gennaio scorso. Ossia tre giorni dopo l’assalto alle sedi della presidenza. Del Congresso. E della Corte Suprema, da parte di migliaia di suoi sostenitori.
L’attenzione degli inquirenti su un video pubblicato da Bolsonaro 3 giorni dopo la rivolta
Video in cui Bolsonaro suggerisce che la vittoria elettorale del presidente Luiz Inácio Lula da Silva sia stato il frutto di manipolazioni della Corte Suprema e del Tribunale superiore elettorale. E video poi cancellato nel giro di breve. «È importante segnalare che Bolsonaro è incorso in modo reiterato negli stessi comportamenti per i quali ora è sotto inchiesta», ha aggiunto quindi il giudice. Che ha così dato risposta positiva alla richiesta della procura di coinvolgere Bolsonaro nelle indagini per la rivolta di domenica scorsa. Indagini che, ha pre-annunciato il ministro della Giustizia, Flavio Dino, prevedono nei prossimi giorni altri arresti per la partecipazione all’assalto di domenica scorsa.
Nel mirino degli inquirenti l’ex governatore del distretto federale e l’ex capo della polizia militare
E indagini che partono dall’attenzione che si è finora concentrata su Anderson Torres, l’ex ministro della Giustizia di Bolsonaro. L’uomo che è diventato il capo della sicurezza del distretto federale il 2 gennaio. E che si trovava negli Stati Uniti il giorno della rivolta. Il giudice de Moraes ha ordinato il suo arresto. E, come riporta oggi, tra gli altri, il sito di Rainews, «ha aperto un’indagine sulle sue azioni, che ha definito di “negligenza e collusione”. Nella sua decisione, resa pubblica venerdì, de Moraes ha affermato che Torres ha licenziato dei subordinati e ha lasciato il Paese prima della rivolta, indicando che stava deliberatamente gettando le basi per i disordini». Disordini per cui anche l’ex governatore del distretto federale e l’ex capo della polizia militare – destituiti dopo la rivolta – sono finiti nell’inchiesta della Corte Suprema.