Bonaccini: sono stato comunista, ma sapevo che il comunismo era una tragedia
Ha iniziato a fare politica nel Pci. Glielo ricorda Aldo Cazzullo in una intervista sul Corriere e Stefano Bonaccini, aspirante segretario dem, non si tira indietro. «Non posso e non voglio dire di non essere mai stato comunista. Sono stato un comunista emiliano. E non ho nulla di cui vergognarmi; anzi, ne sono orgoglioso». Sì, ma il comunismo è stata una tragedia, lo incalza Cazzullo. E lui candido: «La nostra parte ne era consapevole da decenni. Quando Occhetto disse che dovevamo cambiare nome e simbolo, pensai: finalmente. E convinsi i miei genitori: anche loro consapevoli della necessità di cambiare, ma con qualche magone in più».
Lo dice senza troppa preoccupazione, tanto sa che nessuno imbastirà processi mediatici come avviene per altri leader, quelli della “parte sbagliata”. Per Bonaccini il comunismo era una tragedia sì, ma solo in Urss.
Mentre “il comunismo sovietico ha distrutto la libertà. Lasciatemi però ricordare che i comunisti italiani hanno contribuito a liberare il Paese. E a fare dell’Emilia una Regione tra le più ricche d’Europa, mentre nel ’46 era tra le più povere d’Italia”. Un ritratto caramelloso del comunismo emiliano che stride con quanto affermato, sempre in una intervista a Cazzullo, da Iva Zanicchi (che è di Ligonchio): là – affermò la cantante – certi contadini hanno ancora il ritratto di Stalin…
Quindi Bonaccini non nasconde una certa ammirazione per Giorgia Meloni. «Una che ha fatto la gavetta. Per lei è stata particolarmente dura, perché è una donna, e la politica italiana è molto maschilista». E torna a ribadire che se vincerà le primarie le chiederà un incontro “per dirle che la considererò sempre un’avversaria, mai una nemica. E se ci sarà da votare un provvedimento del governo che condividiamo, nell’interesse nazionale lo faremo». Incontro non finalizzato a un futuro, ipotizzabile governo istituzionale, che Bonaccini esclude. «No. In questa legislatura staremo dove ci hanno collocati gli elettori: all’opposizione. Al governo andremo solo se vinceremo le prossime elezioni».