Calcio violento, scontri tra tifosi di Napoli e Roma sull’autogrill dove morì Gabriele Sandri (video)

8 Gen 2023 15:53 - di Lucio Meo

Una domenica bestiale, quella di oggi, sul fronte del tifo violento, con i sostenitori del Napoli protagonisti di un agguato ai danni di quelli della Roma nei pressi dell’autogrill di Arezzo, già tristemente noto per la morte dell’ultrà della Lazio Gabriele Sandri, ucciso da un colpo di pistola di un poliziotto. L’A1 è rimasta bloccata a ora di pranzo tra Monte San Savino e Arezzo per scontri avvenuti tra circa trecento tifosi di Roma e Napoli all’altezza dell’area di servizio di Badia Al Pino. Nei violenti scontri (video) un tifoso giallorosso è rimasto ferito. L’uomo è stato soccorso e portato all’ospedale di Arezzo: è ricoverato in codice giallo. Non è chiaro se la ferita da taglio sia stata provocata da un coltello o da una bottiglia rotta. Il tratto dell’autostrada è stato poi riaperto poco prima delle 14 e per alcune ore si sono registrati 15 km di coda in direzione Firenze.

Il video degli scontri tra tifosi del Napoli e della Roma

I tifosi napoletani diretti a Genova erano all’interno dell’area di servizio Badia al Pino chiusa, insieme a quella di Arno e Montepulciano, proprio per scongiurare possibili scontri. I tifosi romanisti in viaggio, sui minivan diretti a Milano per la partita di questa sera contro i giallorossi. Erano da poco passate le 13 quando i supporter campani hanno intravisto all’altezza del chilometro 364 i giallorossi un tempo ormai lontano loro gemellati: hanno iniziato a lanciare sassi e bottiglie contro i pulmini, che non hanno proseguito il viaggio ma si sono fermati sull’autostrada A1 nel tratto aretino. A piedi sono arrivati proprio a ridosso dell’area di servizio dove venne ucciso Gabriele Sandri,  tifoso della Lazio, ucciso l’11 novembre 2007 dall’agente Luigi Spaccarotella che sparò un colpo di pistola a seguito di alcuni tafferugli tra tifoserie.

Botte e fumogeni, fino all’intervento dei carabinieri

Lo scontro tra le due parti, 150 ragazzi per parte, è stato talmente violento che gli agenti della Polstrada già impegnati a presidiare l’intero tratto autostradale, sono stati costretti a chiudere tra Monte San Savino e Arezzo. Al vaglio dei poliziotti e dei carabinieri sul posto insieme agli agenti della Polstrada e del Reparto Mobile di Firenze le immagini delle telecamere di videosorveglianza grazie alle quali si spera di poter identificare i protagonisti. Il tratto dell’autostrada A1 Milano–Napoli, ra Monte San Savino e Arezzo in direzione Firenze, temporaneamente chiuso per motivi di ordine pubblico all’altezza del km 361, è stato riaperto intorno alle 14.

Le indagini della polizia: tifosi romanisti avvisati…

La polizia lavora per identificare i tifosi coinvolti negli scontri avvenuti oggi in A1, che hanno causato la chiusura dell’autostrada e lunghe code di auto incolonnate nell’aretino. I tifosi della Roma in transito, molto probabilmente avvisati della presenza dei napoletani, hanno rallentato la marcia fino a fermarsi all’altezza dell’area di sosta mentre una parte della tifoseria del Napoli posizionatasi lungo la recinzione, ha iniziato un fitto lancio di oggetti contundenti verso le autovetture sulla carreggiata.

Entrambi i gruppi in brevi attimi si sono spostati all’altezza dell’uscita dell’autogrill e sono entrate in contatto per pochi minuti. I tifosi romanisti dopo circa 15 minuti sono ripartiti, mentre quelli napoletani sono rimasti nell’area di servizio e successivamente scortati fino a Genova da personale delle forze di polizia.

La testimonianza di una donna in autostrada

“I tifosi sono scesi dalle macchine – racconta a Repubblica una testimone, Valeria Bellucci, che si è trovata a passare durante gli scontri – erano in mezzo all’autostrada, tutti incappucciati e vestiti di scuro. Avevano bastoni e lanciavano petardi e fumogeni verso l’area di servizio. E da lì gli altri tifosi rispondevano tirando altri fumogeni. Siamo riusciti a superarli e siamo scappati. Io e mio marito stavamo tornando dalla settimana bianca, in macchina ci sono anche i nostri due bambini. Avevamo paura che ci arrivasse qualcosa addosso e siamo andati via il più velocemente possibile”.

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