Carburanti, dieci mesi fa l’esposto di Rampelli all’Antitrust sui rincari fu ignorato
Era il 16 marzo scorso quando il parlamentare di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli, presentò un esposto all’Agcm, l’Autority in materia di concorrenza del Mercato, per chiedere di verificare la legittimità dell’aumento esponenziale dei carburanti che si stava inspiegabilmente concretizzando in quel periodo. E che faceva ipotizzare una speculazione selvaggia senza un ragionevole riscontro con quelli che erano stati i prezzi di acquisto della materia prima. Qualcuno, evidentemente, stava approfittando della guerra appena iniziata per gonfiarsi le tasche alle spalle degli italiani.
“Ormai da alcuni giorni è in atto un importante ed improvviso incremento dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa in ordine alla cui abnormità ed assenza di apparenti giustificazioni si è espresso lo stesso ministro Cingolani – scriveva Rampelli già 10 mesi fa all’Antitrust. – I listini dei carburanti venduti presso i distributori sono, infatti, pressochè univoci nell’ indicare come prezzo della benzina 2,3 euro al litro, con un incremento medio del 39,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre il gasolio indica prezzi con incrementi superiori, addirittura, del 51,3%”
“In una sola settimana, dal 28 febbraio al 7 marzo , i dati ufficiali del Mite (il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ndr) elaborati dall’Unc evidenziano che la benzina è rincarata del 4,5%, vale a dire 8,43 centesimi al litro pari a 4,21 euro per un pieno di cinquanta litri, equivalenti a 101 euro su base annua, mentre il gasolio ha fatto un balzo ancora maggiore, +5,1, cioè 8,89 cent. al litro, che corrispondono a 4 euro e 44 cent a rifornimento, e 107 euro su base annua”.
“La situazione è ancora più grave nelle zone, territorialmente, più difficili da raggiungere come le isole, in cui gli aumenti – segnalava Rampelli – sono ancora più significativi rispetto al resto d’Italia: Ischia ha la benzina a 2.629 al litro, La Maddalena a 2,589 al litro e Ventotene 2,579 al litro“.
“Le Compagnie petrolifere, proprio al fine di provvedere alla prevenzione ed al contenimento dei possibili effetti di crisi negli approvvigionamenti sono giuridicamente tenute – svelava Rampelli – a detenere scorte pari almeno al dieci per cento della capacità di stoccaggio dei loro depositi“.
E dunque, alla luce di quanto sta accadendo oggi, è ancora più inspiegabile il silenzio dell’Antitrust di fronte a quella dettagliata denuncia del parlamentare di FdI. “Quell’aumento risultava, a nostro giudizio, ingiustificato già all’epoca, visto che le scorte in vendita – spiega oggi Rampelli – erano state acquistate mesi prima a prezzi ordinari e la guerra russo-ucraina non poteva aver alterato il mercato in maniera così pesante”.
“Analoghi esposti furono presentati da alcune associazioni di consumatori”, ricorda il vicepresidente della Camera. Che puntualizza: “Anch’essi furono ignorati”.
“Apprendo oggi che l’autorità sta chiedendo i documenti alla Guardia di Finanza. Meglio tardi che mai, anche se corre l’obbligo – avverte Rampelli – di ricordare il dovere istituzionale delle Autorità di garantire e difendere i cittadini dalle distorsioni e dalle attività speculative cui è sottoposto il mercato a causa di interessi economici famelici e settoriali“.
E non sembra un caso. “Anche l’impennata al prezzo del gas non ci risulta sia stata esplorata tempestivamente dalla nostra Autorità, è arrivata perfino prima l’Ue. Ci auguriamo che la conclusione dell’indagine impieghi meno tempo della sua apertura“, auspica l’esponente di Fdi. Che all’Antitrust aveva chiesto “iniziative procedimentali e provvedimentali” e “l’adozione delle misure cautelari, diffide e sanzioni“. Che fine hanno fatto?