Casini: «Serve un Pd forte». Bonaccini: «Se vincerò le primarie, incontrerò la Meloni»
“Credo che serva un Partito democratico forte, autorevole. Perché è un elemento di stabilità del sistema. Serve un’opposizione credibile non sfascista. Ma che ha a cuore l’interesse e la responsabilità nazionale”. Pier Ferdinando Casini, reduce dalla presentazione del suo ultimo libro C’era una volta la politica, dispensa perle di saggezza al Nazareno. Ma suoi consigli al Pd, alle prese con il congresso, hanno il sapore di un atto d’accusa all’ex timoniere Enrico Letta. Che sullo sfascismo ha fatto la sua zoppicante campagna elettorale finita con una Caporetto storica.
Casini al Pd: serve un partito forte e un’opposizione credibile non sfascista
Elezioni vicine con Meloni sfidata da Bonaccini? “Non lo so”, risponde Casini intervistato dal quotidiano La Ragione. “Abbiamo appena votato e le prossime politiche non le vedo nel giro di qualche mese”. Un Pd forte e autorevole. Il consiglio è fin troppo scontato. Chi potrebbe sostenere il contrario? Neppure i ‘pericolosi’ avversari di centrodestra. Diviso in mille rivoli, sondaggi ai minimi storici, quel che resta del partito guidato da Letta non gode buona salute. All’orizzonte le forche caudine dell’appuntamento congressuale. Con quattro candidati (due uomini e due donne), colpi bassi e sospetti reciproci.
Congresso in salita: liti e sospetti reciproci
Appena addolciti dalla retorica delle grandi occasioni e della ‘ripartenza’. Intanto si litiga sulle regole delle primarie, sul nome e sul simbolo. “Sul nome del partito avrei voluto un referendum tra gli iscritti”, confessa dispiaciuto Peppe Provenzano, vicesegretario. “Lo chiederemo al prossimo gruppo dirigente”. Aspettando il governo, però, si dovrebbe scegliere da che parte stare. Fare opposizione per statuto, mentre i grilli rosicchiano posizioni e hanno il vento in poppa, non è un buon viatico. Oggi i parlamentari dem si sono riuniti in vista dell’incontro di mercoledì prossimo con la ministra Elisabetta Casellati. L’attualità morde e il Pd boccheggia. La riunione congiunta di deputati e senatori – spiega un nota – “è servita a inquadrare i temi sul tavolo. Non solo le riforme costituzionali ma anche l’autonomia e altri ddl in materia di riforme depositati, come quelli sul ripristino delle province. La linea è quella di dire sì al confronto, ma senza diktat”.
Bonaccini: se vincerò le primarie incontrerò Meloni
Intanto Stefano Bonaccini sogna la conquista del partito e si lancia in avanti. “Meloni è una che ha fatto la gavetta. Per lei è stata particolarmente dura, perché è una donna, e la politica italiana è molto maschilista. Se vincerò le primarie, le chiederò un incontro”. Dalle colonne del Corriere, il candidato alla segreteria rivela una certa ammirazione per la leader di FdI. “La vedrò non certo per discutere del bilancio. Per dirle che la considererò sempre un’avversaria, mai una nemica. Ci troveremo contro molte volte. Ma se c’è da accogliere i migranti, noi ci siamo. E se ci sarà da votare un provvedimento del governo che condividiamo, nell’interesse nazionale lo faremo”. Ma niente inciuci.