Che noia La Stampa… il suo prevedibile attacco a La Russa è scontato e banale. Tra fiamma, Benito e pasta alla norma…
Potremmo ribattezzare quella della Stampa l’ “ossessione Ignazio Benito“. Insomma non hanno gradito l’elezione di La Russa alla presidenza del Senato e non fanno nulla per nasconderlo. Anzi lo ripetono, appunto, fino alla noia. Non che La Russa abbia fatto nulla di particolare. Solo che, senza paraventi di ipocrisia, squaderna la sua visione dinanzi a chi troppo critica il suo protagonismo politico: in aula super partes, fuori dall’aula il La Russa di sempre. Del resto, se mutasse atteggiamento, La Stampa non approverebbe lo stesso. Anziché metterne sotto accusa la sincerità attaccherebbe il trasformismo e così via… Perché le ossessioni, appunto, sono e restano tali. E il giornale di Giannini ha quasi una sorta di patologia mediatica.
Del presidente del Senato si occupa, oggi, Andrea Malaguti. L’accusa è che La Russa manca di buon senso, che non vuole celebrare il 25 aprile, che tiene troppo all’Inter. Insomma tutto il repertorio snocciolato da ottobre in avanti. Con l’immancabile riferimento a Predappio, al Duce, alla Fiamma. Ecco un passaggio esplicativo dell’articolo: “Super partes? Che significa super partes? Maddai, ancora qualcuno si aggrappa a queste romantiche fesserie? Se a me piace sputare in faccia alla sinistra, che faccio? Non gli sputo? Sanguigno e vitale“. Inutile sottolineare che La Russa non ha mai detto di voler sputare alla sinistra. Né adesso né prima.
E infine c’è quel rospo che quelli della Stampa non riescono a ingoiare. Il ricordo del Msi. Partito legittimo, che contribuì anche all’elezione di due presidenti della Repubblica, perfettamente compatibile con la Costituzione nonostante i mal di pancia di Malaguti. Il quale riporta la frase scritta da la Russa lo scorso 26 dicembre in ricordo della fondazione del Msi nel 1946. «Nel ricordo di mio padre, che fu tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano in Sicilia. E che scelse, con il Msi per tutta la vita, la via della partecipazione libera e democratica in difesa delle sue idee rispettose della Costituzione».
Segue il velenoso commento del giornalista della Stampa: “Si potrebbe aprire una larga discussione sulla compatibilità sostanziale tra la Fiamma e la Carta fondativa, ma qui rileva piuttosto sottolineare quel “per tutta la vita” che deve essere, nel codice littorio di Ignazio Benito, una sorta di giuramento fatto col sangue (la metafora piace molto dalle parti dei Palazzi Romani). Dio, Inter, Patria e Famiglia. Quella dove ciascuno sta al suo posto. Il papà fa il papà e la mamma fa la mamma. Preferibilmente in cucina. Perché in questo bignamino di intelligente pensiero all’olio di ricino non può mancare il recente show sulla sua imperdibile ricetta preferita, spiegata con vivacità al pubblico plaudente in una delle mille presenze a titolo di “presidente del Senato-fondatore di Fratelli d’Italia-interista-ma soprattutto machista-cazzovuoista”. «Prendete nota, donne, di come si fa la pasta alla norma. E poi finiamo in fretta che devo andare a vedere l’Inter»”.
Il codice littorio, il giuramento fatto col sangue, Dio, Inter Patria e Famiglia, la mamma in cucina, pensiero all’olio di ricino, machista… Ma quanta prevedibile banalità. Un livore soporifero. Sarà per questo che La Stampa perde duemila lettori al mese? Non sarebbe il caso di farsi due domande anziché concentrarsi sul “fasciointerismo” di Ignazio La Russa?