Ciriani: «Nel 2023 partiremo subito per fare le riforme e dare fiato all’economia»

2 Gen 2023 9:02 - di Mia Fenice
Ciriani

«Adesso, un po’ alla volta, ci impegniamo ad abbassare le tasse. Insisteremo sull’abbattimento del cuneo fiscale e sulla logica dei premi per le aziende che assumono. Su questo intendiamo investire moltissimo». Lo sottolinea Luca Ciriani, senatore di FdI e ministro per i rapporti con il Parlamento in un’intervista a Libero. «La finanziaria che abbiamo appena approvato – puntualizza – è stata condizionata dall’emergenza bollette, che ha vincolato due terzi degli stanziamenti. Abbiamo quindi potuto solo accennare ciò che intendiamo fare nel corso della legislatura. Lo abbiamo fatto scegliendo di dare un segnale al mondo dell’impresa e dei lavoratori autonomi, quindi a chi crea ricchezza».

Ciriani elenca le priorità del governo

Ciriani poi passa ad elencare le priorità del governo: «Ci attende la trasformazione del nostro programma in atti di governo, un lavoro enorme. A gennaio la nostra priorità è avviare le riforme istituzionali: quella della forma di governo, individuando la soluzione migliore per dare stabilità politica al Paese, e quella delle autonomie regionali. E spero che già a febbraio ci possa essere un primo testo della riforma fiscale. Intanto, ricordo, abbiamo iniziato a lavorare alla riforma del codice degli appalti». L’introduzione di una forma di presidenzialismo andrà di pari passo con la riforma costituzionale della giustizia, che prevede la separazione delle carriere? «Sì – risponde Ciriani – a questa sta lavorando molto bene il ministro Nordio. Le cose da fare sono tantissime e intrecciate tra loro: per dare un assetto moderno all’Italia c’è bisogno di una riforma complessiva, che il governo Draghi ha solo accennato. Si tratta di tenere insieme la riforma delle autonomie regionali, che si può fare a Costituzione invariata, la riforma per dare stabilità ai governi, della quale c’è assoluto bisogno, e la riforma della giustizia».

«Le riforme? È buona prassi che si facciano insieme»

Poi si passa all’opposizione. Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno lanciato segnali di disponibilità sulla riforma istituzionale e la separazione delle carriere dei magistrati. Quanto è importante, chiede Libero, per voi trovare un accordo con loro? «È buona prassi che le riforme di questa portata si facciano insieme. Noi non abbiamo intenzione di fare forzature, anzi vorremmo che le nostre riforme costituzionali, una volta approvate, passassero comunque il vaglio del giudizio popolare, tramite referendum confermativo. Un Paese che funziona meglio, ha governi stabili e una giustizia i cui tempi non sono quelli di adesso, è nell’interesse di tutti. Per questo spero che contribuiscano non solo Calenda e Renzi, ma tutti i partiti dell’opposizione. A patto che la loro partecipazione non si riveli un alibi per impedire le riforme».

«Bonaccini mi pare il candidato più strutturato»

E sul Pd afferma: «Sinora ha solo saputo dire “no” a tutto ed evocare il fantasma dell’autoritarismo, non si è mostrato interessato ad alcun dialogo. Vedo da quelle parti molta frustrazione e molta rabbia. Detto questo, se dal loro congresso uscirà qualche novità, l’accoglieremo molto volentieri». Preferenze per il risultato? «Potessi puntare un euro lo metterei su Stefano Bonaccini, che mi pare anche il candidato più strutturato, quello più capace di gestire un rapporto con la maggioranza che non sia finto e provocatorio».

Ciriani: «Il merito è soprattutto del presidente Meloni»

Quanto ai parlamentari della maggioranza sostiene: «In due mesi questa classe parlamentare ha fatto un lavoro gigantesco, lavorando in condizioni da far tremare i polsi. Abbiamo portato a casa una finanziaria prima di quanto avesse fatto il “governo dei migliori”, lo spread è sotto controllo, le istituzioni internazionali hanno riconosciuto l’impegno del governo e di chi lo guida, il prezzo del gas sta addirittura tornando ai livelli ante-guerra. Tre mesi fa nessuno avrebbe scommesso una lira su tutto questo. Il merito è soprattutto del presidente Meloni, ma queste cose non si fanno da soli».

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