Doppio suicidio del Pd, il sondaggista fa a pezzi i dem: “Scelte contro ogni logica di successo”
Doppio suicidio per il Partito democratico. Sia per quanto riguarda le alleanze, sia per lo slittamento delle primarie dopo le Regionali. Tutto li porterà a sbattere. A recitare il “de profundis” sul “circo-dem” è Paolo Natale, consulente dell’istituto di sondaggi Ipsos. Che in un articolo su ItaliaOggi demolisce le scelte che rocambolescamente stanno inanellando parlamentaree candidati alla successine di Letta. L’accordo-non accordo sulla data delle primarie e sulle regole del voto che stanno facendo ridere tutta Italia oltreché spaccare il Pd non li porterà lontano.
Pd, scelte suicide, il sondaggista demolisce le ultime scelte dem
Per Paolo Natale non è affatto un buona idea aver fissato le primarie per il 26 febbraio dalle ore 8 alle 20. Alla fine è stato deciso di far slittare il giorno della consultazione per non farlo sovrapporre con le elezioni regionali che si terranno nel Lazio e in Lombardia il 12 e il 13 febbraio. Ma la mossa non sarà utile né per ridare maggiore slancio alla sfida elettorale né a livello di affluenza e di immagine. “Dal punto di vista dell’impatto politico è una scelta suicida”, esordisce. Perché? «Il Pd perderà sia nel Lazio che in Lombardia. Sarebbe stato preferibile rinviare alla primavera, così da dare al partito il tempo di assorbire la botta. E ai candidati alla segreteria il tempo di riscaldare e motivare gli elettori». Lo studioso ne è convinto alla luce del crollo del Pd finito al 14%, minimo storico, nell’ultima rilevazione settimanale. Rimandare tutto a primavera avrebbe dato il tempo di “assorbire la botta delle amministrative”; dall’altra i candidati alla segreteria avrebbero potuto “riscaldare e motivare gli elettori, dispiegare il programma e fare un po’ di dibattito vero”.
Il suicidio de Pd, primarie. “Ci sarà un’affluenza bassa”
Che sia arrivato il via libera al voto online (in presenza di determinate circostanze) ha provocato lacerazione tra iscritti parlamentari e candidati alla segretaria. La De Micheli, per esempio, è sulle barricate, è contrarissima. E il rischio è che si vada incontro a una bassa partecipazione per un appuntamento sul quale i dem puntanto tutto, non si sa bene in base a quale previsione messianica. “Andare a votare a ridosso di una nuova sconfitta non farebbe che deprimere ulteriormente l’elettorato di riferimento”, è l’epitaffio del politologo dell’Università Statale di Milano.
“Le scelte del Pd sono contrarie alle logiche di successo”
Anche il tema delle alleanze non arride al Pd. Riuscirà il prossimo segretario a prendere una posizione netta? Ricucire con il Movimento 5 Stelle, fare sponda con il Terzo Polo o inseguire ancora l’utopia del campo larghissimo? Difficile. Natale ha fatto notare che dal punto di vista delle alleanze “le scelte del Pd sono contrarie alle logiche di successo”. Parlano i fatti. “In Lombardia è stato siglato l’accordo con il M5S per sostenere Pierfrancesco Majorino che allo stato attuale “non ha chance di successo contro Attilio Fontana”. Che invece può godere di un buon vantaggio. Invece nel Lazio i giallorossi correranno separati tirandosi la zappa sui piedi: “Con il voto del Movimento, dato sul 15%, Alessio D’Amato con un consenso tra il 25% e il 30% potrebbe scalzare Francesco Rocca del centrodestra quotato sul 40%”. Dunque? “Gli elettori non capiscono più cosa voglia fare ed essere il partito, sono disorientati. Per chi voteranno? “Non ci sono più spostamenti consistenti verso il Terzo polo e i 5stelle – risponde Natale- : una grossa fetta di chi si è disamorato non si è ancora ricollocato politicamente, preferendo l’astensionismo”.