È morto il criminologo Francesco Bruno. Indagò sul “Mostro di Firenze” e sostenne: “È ancora vivo”

11 Gen 2023 20:59 - di Greta Paolucci
criminologo Bruno

È morto il criminologo Francesco Bruno. Un professionista che ha aperto la strada ai tanti specialisti del settore che, tra psicologia e attività d’indagine, popolano l’universo televisivo perlustrando il misterioso mondo di serial killer e delitti. L’annuncio è arrivato con un post su Facebook del sindaco di Celico (Cosenza), Matteo Francesco Lettieri: «Questa mattina Celico piange uno dei suoi più illustri concittadini, il professor Francesco Bruno, medico e criminologo di fama internazionale. Bruno era un luminare impegnato nella risoluzione dei più efferati delitti italiani. Grazie ai suoi studi era riuscito a ricollegare gli omicidi del Mostro di Firenze all’esoterismo – conclude il primo cittadino nel suo post –. A nome di tutta la nostra comunità formulo le più sentite condoglianze alla sua famiglia».

È morto il criminologo Francesco Bruno

Una professionalità all’avanguardia, la sua, fatta di studio clinico e di una capacità di analisi affinata dall’esperienza e corroborata da una partecipazione in prima linea sui casi criminali più noti e seguiti della storia del nostro Paese. Uno su tutti, il file del Mostro di Firenze: una vicenda che ha riscritto la grammatica investigativa e dominato nei palinsesti televisivi, oltre ad aver inquietantemente segnato l’opinione pubblica. Un mistero fitto e, a detta di Bruno fino all’ultimo, su cui ancora non sarebbe possibile scrivere la parola “fine”. Solo lo scorso anno, infatti, in un’intervista rilasciata a La Verità, Bruno sostenne che il serial killer poteva essere ancora vivo: «Secondo me è una persona che potrebbe avere la mia età, 75 anni. Credo che non ci siano motivi per essere sicuri che sia morto».

Il suo nome legato alla ricerca della verità sul Mostro di Firenze

Allegando a questa teoria la convinzione che le drammaticamente famose asportazioni di seni e parti pubiche delle vittime operate dal Mostro di Firenze fossero state causate da un trauma infantile. «Probabile, secondo me, che quando aveva 7-8 anni, la madre fosse stata operata di tumore al seno. Fu privata sia del seno sia dell’utero, pensando, come all’epoca si faceva, che il tumore si sarebbe potuto replicare nell’utero. Lui dev’essere rimasto scosso da questo fatto infantile», argomentò il criminologo a sostegno della sua ipotesi. Dati, indiscrezioni, informazioni, fonti e teorie, che Bruno analizzava e metteva a confronto, in un lavoro di analisi capillare. Meticolosa. Da entomologo della criminologia.

Un approccio da entomologo della criminologia

Un approccio, il suo, che nel caso del Mostro di Firenze, agli albori della vicenda gialla. E nei panni di ex consulente del Sisde, Bruno arrivò ad incastonare in una cornice di magia nera e riti esoterici che, era convinto, si celassero dietro gli omicidi del serial killer. Tanto che, come ricorda oggi il Corriere fiorentino, «fu lui stesso a raccontarlo negli uffici della Questura che, all’epoca, aveva cominciato a battere la pista esoterica, poi tralasciata nelle ultime indagini del Ros dei carabinieri che hanno puntato tutto su un ex legionario». In quegli anni, peraltro, Bruno entrò nel pool che difendeva Pietro Pacciani, il contadino di Mercatale considerato il Mostro di Firenze. Anche lui fu perquisito e subito dopo fu sentito per nove ore di fila.

Bruno, un criminologo alla continua ricerca della verità

Alla fine, tra processi rimasti incompiuti e sentenze in attesa di conferme, nuovi sospetti e piste alternative, abbiamo visto Bruno scomparire a poco a poco dalla tv. E l’interesse sul caso dissolversi via via nel tempo. Ma il lavoro di Bruno. La sua dedizione. Il suo contributi alla continua ricerca della verità dei fatti, prima ancora dell’affermazione di una verità processuale, restano. E non si dissolveranno nel tempo, nemmeno ora che non c’è più.

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