Fuga per la sconfitta: dopo Di Maio anche Letta prova a strappare una poltrona in Europa…
Poco più di tre mesi fa Luigi Di Maio ed Enrico Letta annunciavano la grande alleanza tra il Pd e il nuovo partito del fuoriuscito dei Cinquestelle, Impegno Civico, un asse di ferro che doveva spezzare le reni alla Meloni e alla destra italiana. Oggi, a inizio 2023, con un governo in sella, un Pd ai minimi storici e un’opposizione in frantumi, il partititino dimaiano scomparso, Enrico Letta fa sapere che ha intenzione di farsi eleggere alle prossime Europee per darsi un profilo internazionale e magari aspirare a cariche istituzionali a Bruxelles, reduce dalla disfatta elettorale del centrosinistra italiano. Luigi Di Maio, invece, continua a “sommozzare” nei bassifondi della politica italiana in attesa che una congiuntura favorevole gli regali la tanto agognata poltrona di rappresentante della Ue nel Golfo Persico per il gas. Un destino comune, per i due perdenti, che non hanno altra scelta, ormai, che proseguire la loro attività politica lontano da luoghi dei loro disastri politici.
Di Maio e Letta, un destino comune da sconfitti…
Di Luigi Di Maio si sa che attende l’esito dei buoni uffici di Mario Draghi, per ottenere l’incarico, intanto si dà da fare sui giornali per riaffermare la propria fedeltà alle istituzioni europee e alla Nato. Come nell’articolo che due giorni fa ha vergato su “Il Foglio“, nel quale ha parlato della guerra in Ucraina. “In Occidente l’opinione pubblica è divisa. Una parte, inclusa la nostra, ritiene che gli Stati Uniti debbano fermare questa guerra cessando il supporto militare e convincendo, ovvero costringendo Zelensky a desistere. Un’analisi semplicistica, che lega le sorti del conflitto esclusivamente a decisioni delle classi dirigenti. Sottovalutando la forza della resistenza Ucraina, che non è solo un movimento di establishment, ma prima di tutto un movimento di popolo”, scrive l’ex ministro degli Esteri. E Letta? Che progetti ha?
Dalla segreteria del Pd alla vicepresidenza della Ue
Se Di Maio tace, Enrico Letta, a chi gli chiede che fine farà – visto che anche l’università francese dove lavorava e di cui resta presidente non sembra entusiasta di riprenderselo – dopo l’elezione del nuovo segretario del Pd, non risponde ma fa parlare i “rumors” per lui. Enrico sta cercando una via d’uscita“, dicono i suoi in Transatlantico, secondo Repubblica. “Incerto se ripercorrere a ritroso la strada che nel 2015, prima d’essere richiamato al capezzale del Pd ferito dall’addio di Nicola Zingaretti, lo condusse fuori dal Parlamento, a insegnare in una grande università francese… Oppure se restare in politica nonostante tutto – consapevole che un nuovo congedo sarebbe stavolta irreversibile – sebbene optando per la dimensione che gli è da sempre più congeniale: quella europea… Non è affatto esclusa l’ipotesi che Letta si allontani progressivamente dalla politica attiva italiana, per approdare a una candidatura alle Europee del 2024: la chiave in grado di schiudere le porte di un ufficio di peso a Bruxelles qualora le elezioni dovessero premiare la famiglia socialista. Oppure a Strasburgo, dove le possibilità per un ex presidente del Consiglio sono comunque molteplici. La poltrona da vicepresidente del Parlamento europeo a quel punto sarebbe l’approdo minimo…”, scrive il quotidiano oggi.