Guzzetta: “La riforma istituzionale è urgente. Il governo Meloni fa bene, i no del Pd rinnegano le origini”

4 Gen 2023 9:02 - di Alessandra Danieli

Le riforme istituzionali non possono aspettare. “È un dato condiviso da almeno 50 anni. Un Paese come l’Italia ha bisogno di istituzioni efficienti. E capaci di realizzare l’indirizzo politico scelto dai cittadini”. Parola del costituzionalista Giovanni Guzzetta intervistato dal Giornale.

Guzzetta: le riforme istituzionali sono urgenti

L’attuale sistema è troppo fragile per dare ai cittadini le risposte che cercano. Come sbloccare lo status quo? Guzzetta propende, e non da oggi, per il sistema semipresidenziale. “Il modello americano è troppo distante dal nostro. Presuppone un federalismo molto spinto. Che può sopportare la rigida separazione tra esecutivo e legislativo. Il premierato non ha esempi nel mondo. Il modello francese, invece, è consolidato. E ha funzionato proprio per risolvere i problemi simili a quelli dell’Italia“.

Il governo Meloni sta facendo bene

Il sistema dei sindaci e dei presidenti di Regione eletti direttamente risulta molto rigido. “Prevede lo scioglimento del Consiglio dopo le dimissioni di chi governa. O dopo un voto di sfiducia”, ricorda Guzzetta. Che è ottimista sulla capacità del governo Meloni di centrare l’obiettivo della riforma. “L’esecutivo ha una maggioranza chiara e tutto farebbe pensare di sì. Ma il processo è lungo. E, normalmente, le convergenze politiche iniziali si logorano durante il percorso”. Il costituzionalista siciliano è convinto che le riforme vadano fatte precedere da un referendum consultivo.

“I no della sinistra rinnegano le sue origini”

Guzzetta plaude all’atteggiamento inclusivo della maggioranza, a dispetto della narrazione delle sinistre. “La Meloni, nel suo discorso di fine anno, ha auspicato proprio che vi siano riforme condivise. Ma ovviamente non si può concedere all’opposizione un potere di veto”.  L’ostilità di oggi – aggiunge – non appartiene alla storia del Pd. “Alla fine degli anni ’90, la sinistra aveva un atteggiamento molto più aperto, soprattutto verso il modello francese. Ricordo alcune prese di posizione di Prodi, Veltroni e D’Alema. La Bicamerale presieduta da quest’ ultimo varò proprio una proposta di tipo semipresidenziale. Sono molto sorpreso di questo atteggiamento di chiusura così ultimativo. Sono convinto che una larga parte degli elettori della sinistra non la condivida. Così come le personalità che credettero nell’Ulivo, penso a un sincero riformatore come Arturo Parisi”.

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