Il giorno “felice” di Giorgia. La passione politica iniziò guardando gli orrori della mafia…

16 Gen 2023 20:53 - di Gloria Sabatini

Appena atterrata a Palermo, dove è volata a ringraziare le forze dell’ordine per l’arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro, Giorgia Meloni fa una tappa quasi ‘intima’. Chiede di fermarsi lungo l’autostrada davanti alla stele che ricorda la Strage di Capaci. Nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e la scorta. Lo racconta emozionata a Quarta Repubblica su Rete Quattro.

Meloni davanti alla stele della strage di Capaci

Nicola Porro la sollecita. Prima di entrare nei dettagli dell’arresto che mette fine alla trentennale latitanza del responsabile delle stragi del 1992-93, condannato a decine di ergastoli, il conduttore chiede al premier che cosa abbia provato. “È scattato un clic dentro di lei?”. “Sono felice”, risponde Giorgia Meloni. “Non per me, ma per la nazione. Che oggi è stata capace di dimostrare che sa ancora sferrare il colpo. Che non subisce. Davanti alla stele di Capaci ho pensato che il testimone di Falcone e Borsellino è stato raccolto. Che quella battaglia è andata avanti. E oggi l’Italia può raccontare un grande successo”.

Ho iniziato a fare politica sulla scia della strage di via D’Amelio

Il premier ricorda – come ha detto più volte – di aver iniziato il suo impegno politico, giovanissima, sull’onda della strage di via d’Amelio. “Iniziai sulla scia della rabbia che ho provato per quella devastazione. La lotta alla mafia è stata una delle prime ragioni del mio impegno. E ora, da quelle macerie, mi ritrovo premier del governo dell’Italia. Che oggi arresta il principale latitante ancora libero”. Quando l’ha saputo? “Non è bene saperlo prima. Anche il presidente del Consiglio lo sa solo quando accade fisicamente. Non è bene parlarne in troppi”.

I complottisti tacciano, oggi dobbiamo festeggiare

Poi i riflettori si spostano sulle teorie complottiste, che anche oggi sono arrivate immancabili. Puntuali, faziose, sgradevoli. “Si sapeva già”, “c’è stata un trattativa”, “è un regalino al governo Meloni”. Da sinistra scatta la psicosi del successo altrui. “Sinceramente non capisco”, reagisce il premier. Il primo provvedimento di questo governo è stato evitare lo smantellamento del carcere ostativo. Mettere in sicurezza il cosiddetto ‘carcere duro’. “Se quell’istituto esiste ancora è grazie a questo governo”.

“Ci sono materie dove la politica deve fare un passo indietro”

Non è tempo di complotti e teorie cospiratorie.  Si dice ‘ è strano, il boss dopo 30 anni è stato arrestato a Palermo’. “Ma guardate – ribatte Meloni – che tutti  i grandi latitanti di mafia sono stati arrestati a casa loro. Nelle loro città natali, dove hanno più coperture. Sa Porro che cosa mi fa arrabbiare? Mi chiedo, ma è possibile che noi non riusciamo a festeggiare mai? È possibile che dobbiamo sempre autoflagellarci? Dire ‘non può essere andata così’ è un insulto per chi rischia la vita,  suda, non si ferma un attimo. Dietro questo arresto c’è chi lavora notte e giorno, sabato e domenica. Ore e ore di ascolto di  intercettazioni, senza ferie, trascurando la famiglia”.

Non serve trattare con la mafia per batterla

Avete trattato? No. “Abbiamo, agenti, inquirenti, magistrati all’altezza. Non c’è bisogno – insiste il presidente del Consiglio – di mettersi d’accordo con la mafia per vincere. Penso che ci sono materie, come questa, dove la politica dovrebbe fare un passo indietro”.

Sto pensando a come celebrare questa vittoria…

“Ho intravisto sul mio cellulare alcuni messaggi di capi di Stato e di governo che si congratulavano con l’Italia. Per una vittoria che tutto il resto del mondo vede salvo alcuni dell’opposizione”. Oggi è un giorno di festa, conclude Meloni. Che sta ragionando su come celebrare questa giornata. “Esiste una giornata dedicata alle vittime della mafia. Ma non una dedicata a quegli uomini e a quelle donne che con il loro lavoro hanno consentito all’Italia di sferrare colpi pesanti al cancro della mafia. E penso che in questa nazione serva celebrare anche le vittorie”.

 

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