Il passo falso dell’Usigrai che si inimica i colleghi del Tg1 per colpire la Maggioni
Si sta trasformando in vero e proprio boomerang contro l’Usigrai il comunicato, neanche votato all’unanimità, che il sindacato dei giornalisti Rai, oramai solo uno strumento politico nelle mani di pochi più che la rappresentanza dei colleghi dell’Azienda di viale Mazzini, ha gettato in faccia al Tg1 accusando la redazione di non aver mostrato le immagini del blitz dei giovani ambientalisti contro il Senato sporcato di vernice.
Dopo il comunicato di fuoco con cui il Cdr del Tg1 ha replicato all’Usigrai, la redazione non sembra per nulla decisa a digerire la faccenda archiviandola come un incidente di percorso.
E fra i redattori, trattati come passacarte dall’Usigrai, c’è grande sconcerto.
Lo strapotere esercitato in questi anni da quello che oramai è solo un pallido ricordo del potente sindacato dei giornalisti Rai, che per anni ha fatto il bello e il cattivo tempo, ha dovuto subire una battuta d’arresto di fronte alle parole sdegnate del Comitato di redazione. Che, rivolgendosi a colleghe e colleghi si dice “sconcertato dal comunicato dell’Usigrai” il quale “attacca la nostra testata dicendo di non aver trasmesso le immagini della “protesta” ambientalista contro il Senato”.
“Dopo aver mostrato il Senato imbrattato e la pulizia in corso”, spiega il Cdr, il Tg1 “ha scelto di non mostrare il momento dell’azione nel tentativo di evitare fenomeni emulativi, esplicitando nel collegamento la scelta”.
Sarebbe, dunque, bastato poco ai sindacalisti dell’Usigrai per non fare una figuraccia inimicandosi i colleghi del Tg1.
“Più che corretto” il comportamento tenuto, scrive il Cdr del Tg1 “visto che è una scelta editoriale ed è stata spiegata alla luce del sole. Falso che non si siano viste le immagini del Senato imbrattato. Falso che si tratti – come qualcuno scrive sulla stampa – di una censura. Falso che possa essere una scelta lesiva del Contratto di servizio”.
“Siamo pronti ad aprire riflessioni su cosa si debba e non si debba mostrare in tv, ma non ci stiamo – avverte il Cdr – ad essere accusati di fare in maniera scorretta, tantomeno imparziale, il nostro lavoro di informare il pubblico. Non possiamo che intervenire a difesa del nostro lavoro che è stato corretto”, concludono i rappresentanti dei giornalisti del Tg1, Roberto Chinzari, Leonardo Metalli e Virginia Lozito.
Un ragionamento che non fa una piega. E allora per capire perché quelle vecchie volpi dell’Usigrai, che, in questi ultimi mesi, hanno attaccato un giorno si e l’altro pure l’ex-direttore del Tg2, Gennaro Sangiuliano e il direttore di Rai news, Paolo Petrecca si sono infilate in questo vicolo cieco attaccando frontalmente i colleghi del Tg1, bisogna farsi una chiacchiera off the record con qualche redattore. Che, a garanzia dell’anonimato, racconta il pregresso. E spiega anche chi era il vero obiettivo dell’Usigrai.
Partiamo dal vero obiettivo dell’Usigrai. Che è Monica Maggioni, il nuovo direttore del Tg1 voluta da Draghi dopo che il precedente direttore, Carboni, espressione dei Cinquestelle e di Conte, è stato silurato.
L’Usigrai puntava dunque, con quel comunicato, a colpire la Maggioni. Che non è tipo da farsi intimidire.
L’operazione è partita la mattina quando l’Usigrai ha fatto capoccetta contattando con finta nonchalance i giornalisti del Tg1 per sapere cosa ne pensavano del fatto che non era stato mandato in video il blitz.
Respinti con perdite, non riuscendo a trovare la sponda al Tg1, i sindacalisti Rai si sono fatti risentire nel pomeriggio chiedendo ai colleghi del giornale se volevano firmare il comunicato che stavano per lanciare.
“Cercano soltanto pubblicità”, li incenerisce un redattore. Che definisce “vandalismo” quanto accaduto davanti al Senato. “Riteniamo che ci sia stato un attacco politico contro il Tg1 per attaccare, in realtà, la Maggioni”. Una professionista indipendente che certo non si inchina ai diktat dell’Usigrai.